Non c’è giorno che possa passare senza dare all’ acqua la giusta importanza: l’acqua come tutti sanno è alla base della vita. È questa un’altra delle lezioni di teoria per acquisire quella sensibilità al mondo vegetale che alcuni chiamano “pollice verde”. Pensate alle lezioni di teoria (ad esempio, quelle per acquisire una patente di guida) che illustrano il funzionamento del motore: nessuno pensa di trasformare gli aspiranti guidatori in meccanici riparatori. Allo stesso modo, tutte queste lezioni vi metteranno in condizione, se avrete la perseveranza di seguirle, di comprendere le esigenze delle vostre piante. Come nel caso della guida, le lezioni servono ma diventerete dei bravi guidatori quando le avrete fatte vostre e, in qualche modo, dimenticate. È questo lo spirito giusto che mi aspetto dai miei lettori.
Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua
Anche per le piante l’acqua è basilare. Sbagliano quelli che dichiarano che alcuni gruppi di piante non hanno bisogno d’acqua. Anche quelle che vivono nei deserti più aridi, come quello cileno di Antofagasta (dove in media piove una volta ogni tre secoli) hanno sviluppato un sistema di radici superficiali estremamente vasto, adatto a raccogliere la brina notturna. Questo ci ricorda che l’acqua si presenta in natura in vari stati e non è sempre direttamente disponibile per le piante o gli animali. A volte è solo umidità, più spesso è ghiaccio. Anche per l’acqua direttamente disponibile possiamo parlare di qualità, fisiche e chimiche, ma soprattutto di quantità: troppa acqua o poca acqua. In realtà il controllo delle acque è anche un problema legato al territorio e grazie al rapporto acqua/energia è alla base del cosiddetto sviluppo sostenibile. Grazie a questo rapporto nella qualità dell’acqua dobbiamo considerare anche l’inquinamento.
Le qualità fisiche dell’acqua
Iniziamo a parlare delle qualità fisiche dell’acqua: è esperienza consolidata che una temperatura sbagliata dell’acqua usata per le annaffiature condizioni pesantemente la crescita delle piante stesse fino a danneggiarle. Tutti sappiamo che la migliore temperatura dell’acqua per annaffiare è la “temperatura ambiente”. Le temperature elevate sono distruttive e, in alcune serre di nostri conoscenti, abbiamo scoperto che si può annaffiare solo fino ad una certa ora; dopo il sole scalda l’acqua nei tubi del sistema di irrigazione e aprire l’impianto vuol dire “lessare” le piante. L’acqua eccessivamente fredda è invece quella che, di solito, esce dai rubinetti dell’acquedotto, l’acqua diretta. Annaffiare con l’acqua diretta è dannoso anche per motivi che vedremo in seguito. Di solito basterà lasciar riposare l’acqua per le annaffiature vicino ai luoghi dove teniamo le piante ottenendo così la “temperatura ambiente”. L’acqua migliore per le nostre piante è quella piovana ma non sempre possiamo contare sulla pioggia nei momenti e nelle quantità giuste; neppure possiamo pensare di immagazzinare tutta l’acqua piovana che ci serve e dobbiamo perciò essere in grado di produrre acqua “buona” quando ci occorre. Quali sono le principali caratteristiche chimiche di questo tipo di acqua? Consideriamo la durezza (ossia la quantità dei sali disciolti nell’acqua): abbiamo detto che la migliore acqua è quella piovana, ossia con una durezza molto bassa (vicino a zero in gradi francesi) quasi come l’acqua distillata. L’acqua degli acquedotti spesso è ben più dura, che si può fare?
A Roma, usiamo diversi metodi efficaci:
- Acidificare l’acqua con acidi umici: immergere un sacchetto riempito di torba (andrà bene anche una vecchia calza come sacchetto) nell’acqua di un secchio e lasciarlo a bagno per una notte. Il sacchetto potrà essere riutilizzato fino a quando la torba scambia (colora l’acqua), poi dovremo cambiare la torba.
- Un altro sistema fa precipitare i sali: in un secchio d’acqua verseremo dell’acido ossalico in polvere (acido che viene usato da chi leviga il marmo e si trova nelle colorerie specializzate). L’acqua si intorbiderà a ogni cucchiaio di acido quando, versando l’acido, non si vedrà più la nuvoletta; dovremo aspettare che si depositino i sali e basterà usare l’acqua limpida che rimane in superficie.
- A Roma l’acqua è molto dura ma aggiungendo un centimetro cubo di acido ortofosforico (Viakal) per litro d’acqua (una siringa da cinque cc ogni cinque litri) si otterrà un’acqua di acidità giusta e con i carbonati trasformati in fosfati (utili per la pianta).
- C’è chi, avendo una piccola collezione, annaffia con acqua oligominerale (fate attenzione che sia realmente un’acqua povera di sali), a volte le acque minerali sono ancora più dure di quelle distribuite dagli acquedotti. Evitate però di annaffiare con acqua distillata che è priva anche di gas disciolti.
- Un ulteriore sistema efficace è quello di usare un demineralizzatore, (attenzione non un addolcitore!), per l’acqua. Sconsigliamo di usare apparecchi che sostituiscono il calcio con il sodio (quelli in cui occorre aggiungere il sale). Ugualmente non sono efficaci le apparecchiature che lavorano con l’energia magnetica (quelle che formano l’aragonite). I migliori apparecchi sono quelli che funzionano a due passaggi (anionico e cationico).
- Bollire l’acqua e/o lasciarla depositare toglie prevalentemente la durezza temporanea (mediamente un quarto del tutto).
L’acidità dell’acqua
Un’altra delle principali caratteristiche chimiche dell’acqua è la sua acidità, un parametro che ormai è entrato nel linguaggio comune. Tutti sanno che la nostra pelle preferisce saponi lievemente acidi e anche molti prodotti cosmetici dichiarano il loro grado di acidità, per questo vi risparmierò la lezione di chimica.
Come avrete notato, i primi tre metodi consigliati lasciano a disposizione del coltivatore un’acqua acida necessaria per la maggior piante delle piante da appartamento ma non tutte le piante acidofile ne godranno: quelle che non hanno particolari esigenze si troveranno a crescere, grazie all’ acqua povera di sali e lievemente acida, in un terreno che non si salerà rimanendo efficiente per molti anni.
Alcune delle piante che taluni amano coltivare sono però basofile (preferiscono dei terreni calcarei) e quindi anche l’acqua ricca di calcio andrà bene, molte sono piante erbacee di montagna, si va da alcuni Sedum al Leontopodium alpinum la stella alpina; attenti ai nomi fuorvianti: la Titanopsis calcarea, una pianta grassa che vive in ambienti estremamente aridi del Sud Africa, si chiama così perché sembra calcarea e non perché vive in ambiente calcareo.
Indipendentemente dalla durezza, l’acqua dell’acquedotto va anche liberata dal cloro che normalmente viene usato per disinfettarla, quando si sente odore di candeggina essa contiene cloro e quindi non aiuta a far crescere le piante (la candeggina viene usata anche come diserbante). Non abbiamo ancora parlato di quando annaffiare le piante e quanta acqua dare.
La risposta è semplice: le piante vanno annaffiate quando sono nel periodo vegetativo. Attenti alle piante provenienti dal Sud Africa, molte di queste, in particolare Lithops e Conophytum, mantengono anche nel nostro emisfero una vegetazione adatta alle stagioni dei paesi di origine, perciò fioriscono e crescono quando da noi è autunno e inverno. Per quanta acqua dare invece la situazione è diversa, si tratta di conoscere se le piante siano originarie di zone aride o meno.
Buona regola è quella di bagnar bene tutto il pane di terra e poi far quasi asciugare la composta tra una bagnatura e l’altra. Ricordo che, nel bagnare, è meglio scarseggiare che abbondare e che grandi annaffiature non compensano i periodi di assoluta siccità. A seconda di dove coltiviamo le nostre piante, le annaffiature, e quindi il momento di bagnare il terreno dei nostri vasi, saranno differenti. In un prossimo articolo, conto di raccontare come fare a sapere quando bagnare le vostre piante sui vostri balconi, terrazze o giardini. Per ora, se siete riusciti a leggere tutto questo, devo farvi i miei complimenti: il colore del vostro pollice sta cambiando.
Vocabolarietto verde:
- Piante acidofile: sono piante che per vivere hanno bisogno di un terriccio acido.
- Piante basofile: piante che hanno bisogno di un terriccio calcareo.
- Composta: sinonimo di terreno o substrato, deriva dal fatto che si ottiene mischiando diverse qualità di terreno.
- Aragonite: forma cristallina del carbonato di calcio, che ha la caratteristica di non essere solubile. Purtroppo quella realizzata dagli addolcitori magnetici non è stabile e torna alla forma della calcite quando l’acqua viene scaldata.
- Durezza temporanea: la porzione di durezza totale che scompare se si fa bollire l’acqua.
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