Parlando con gli amici spesso li vedo stupirsi per “l’intelligenza” che le piante sembrano dimostrare. Tra le piante più sorprendenti c’è un genere di orchidea australiana, la Drakaea volgarmente chiamata orchidea a martello che come molte sue simili ha uno specifico insetto impollinatore, la vespa dei fiori (Zaspilothynnus) della sottofamiglia delle Thynninae: la pianta ha elaborato un richiamo olfattivo, il ferormone emesso dalla femmina della specie, un richiamo irresistibile per il maschio.
In questa specie di insetti il maschio è più grande della femmina e ha le ali, mentre la femmina ne è priva. Per l’accoppiamento la femmina richiama il maschio con un ferormone, ma per farlo trova una posizione in cui sia più facile al maschio individuarla. La femmina, che come ho già detto non ha le ali, si arrampica lungo uno stelo e si ferma sulla cima, poi inizia a strofinare le zampe liberando il ferormone. Il maschio attratto dall’odore vola sulla femmina e la afferra, la fecondazione avviene in volo, e il maschio termina l’accoppiamento e libera la femmina mentre si nutre su uno dei fiori di cui succhia il nettare. La femmina torna nel terreno e depone le uova da cui usciranno le larve e muore.
Tornando al fiore dell’orchidea, la sua struttura è particolarissima (come mostra l’immagine): c’è uno stigma, non molto differenziato dal fusto e dall’ovaio, in cui sono conservate anche due sacche di polline; di fronte allo stigma il labello, issato su un breve peduncolo, è incernierato ad un breve fusto ed ha la forma, il colore e l’odore della femmina della vespa. Il maschio attratto dal ferormone afferra il labello (scambiato per la femmina) e cerca di volar via per accoppiarsi in volo, il labello incernierato lo costringe però a cadere (di schiena) sullo stigma, in questo modo la sacca di polline appiccicosa aderisce al dorso dell’insetto che dopo alcuni tentativi vola via cercando un’altra femmina. Questa volta, se trova un’altra orchidea, il polline sul dorso dell’insetto verrà lasciato sullo stigma del nuovo fiore nella pseudocopula (il tentativo di accoppiamento) e così avviene la fecondazione dell’orchidea. In pratica nella Drakaea il labello è una specie di martello incernierato che imbroglia l’insetto e lo costringe a raccogliere (o a depositare) il polline; alcuni credevano che fosse una molla a muovere il martello, ma è la cerniera a catturare l’insetto ed è l’energia impiegata dall’insetto a spiccare il volo che lo fa cadere sullo stigma. Una mossa da arti marziali!
Drakea, Ofris e non solo, alcuni esempi di piante “intelligenti”
Senza scendere nelle stranezze di alcune delle specie più rare di orchidee a martello australiane che per sopravvivere hanno più di un insetto impollinatore, c’è un altro comportamento, scoperto da pochi anni, che rende “speciale” il loro meccanismo riproduttivo.
Lo stimolo olfattivo emesso dall’orchidea imita il ferormone della femmina della vespa, ma è un’imitazione: le femmine emettono l’autentico ferormone e soprattutto in quantità maggiore, quindi sono in grado di distrarre i maschi dalla loro funzione di impollinatori. Le femmine per essere fecondate in volo hanno bisogno di maschi adulti robusti, per questo i maschi delle vespe dei fiori nascono prima delle femmine. Ed ecco la nuova strategia sorprendente dell’orchidea a martello che per non avere una concorrenza che ne ostacolerebbe la riproduzione fiorisce prima che le femmine di Thynninae escano dai loro nidi (di solito nel terreno), in questo modo i maschi non sono distratti dalle molte femmine in cerca di accoppiamento. È stato dimostrato che in presenza delle femmine di vespa l’impollinazione delle orchidee si riduce in modo drastico, mentre in mancanza di femmine i maschi sono attratti dall’odore emesso dal fiore, al punto che un ricercatore dopo aver raccolto un certo numero di piante di Drakea nella sua auto ha scoperto che i maschi di Thynninae avevano seguito la sua auto per molti chilometri.
La complessità evolutiva affrontata dalla pianta nel realizzare la sua strategia riproduttiva è sicuramente straordinaria ma, come si chiedeva un mio amico, come fa la pianta a riconoscere l’odore della femmina dell’impollinatore, ci sono ricettori olfattivi anche nella pianta? Il mio amico però aveva soprattutto dubbi legati al colore dell’insetto imitato ed alla sua forma, le informazioni visive sono ancora più difficili da ottenere per la pianta e sappiamo bene che le Ofris (il genere di orchidee che imitano gli insetti) sono in grado di riprodurre abbastanza fedelmente colore e forma di insetti molto diversi!
C’è ancora molto da studiare!
Il messaggio è soprattutto per i giovani: nel settore della botanica c’è veramente tanto da studiare e non mi riferisco solo alle centinaia di nuove specie che ogni anno vengono descritte, sono molte le domande che aspettano una risposta. Trenta anni fa il professor Alessandro Pignatti, che non ha certo bisogno di presentazione, mi consigliò di cercare le “ragioni” per cui generi vegetali diversi, in continenti diversi, tendono ad avere forme simili. Oggi c’è un intero settore della botanica, dedicato alla sociobiologia vegetale, che sta diventando una specie di nuova religione, con seguaci che hanno realmente bisogno che scienziati veri diano le risposte che ancora mancano. Il problema è che molte delle risposte devono arrivare dalla ricerca di base, quella che una volta era chiamata ricerca pura perché non finalizzata alla produzione di beni. I posti di lavoro per questi ricercatori sono pochi e non ci sono i cospicui finanziamenti dei privati che invece appoggiano la rivoluzione introdotta dalla genetica molecolare e la realizzazione di organismi geneticamente modificati che funzionano da biofabbriche, questo è un settore in crescita, ma è considerato negativo per l’ambiente ed è spesso lasciato alle multinazionali. Magari i ricercatori non riusciranno a scoprire gli “occhi” delle piante, ma sono sicuro che il nostro futuro sarà condizionato proprio da queste ricerche.