Home Natura Lo stupidario: credenze, pregiudizi e false notizie sulle vipere italiane

    Lo stupidario: credenze, pregiudizi e false notizie sulle vipere italiane

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    vipera italiana
    Foto tratte dal volume "Vipere Italiane” di Mauro Grano, Grégoire Meier, Cristina Cattaneo

    L’uscita ad aprile 2017 del nuovo libro sulle “Vipere Italiane” mi ha permesso di rivedere le decine di luoghi comuni, ma addirittura di false notizie, messe in giro sulle vipere. In queste poche righe troverete un condensato delle più fantasiose stupidaggini che nei secoli sono state tramandate, alcune sono recenti ma non sono molto diverse dalle più antiche per fantasia. Scoprirete perché questi rettili sono stati ingiustamente perseguitati. Cercherò anche di risalire alle ragioni profonde di queste false accuse, lo farò molto superficialmente, per approfondire ci vorrebbero altri spazi. Consiglio ai curiosi l’acquisto del volume “Vipere Italiane” di Mauro Grano, Grégoire Meier, Cristina Cattaneo: nella bibliografia che riporta oltre 450 tra volumi e articoli troverete gli strumenti necessari per ogni approfondimento. Ora preparatevi a sentirne delle belle, vi anticipo che per la maggior parte provengono da uno dei testi citati.

    San Domenico a Cocullo vipere
    San Domenico in processione a Cocullo. San Domenico protegge dai morsi dei serpenti velenosi. Foto tratte dal volume “Vipere Italiane” di Mauro Grano, Grégoire Meier, Cristina Cattaneo

    L’alito della vipera è così velenoso che se un cane lo fiuta muore

    Secondo me è una credenza recente, messa in giro da qualche cacciatore che ha visto il suo cane morire perché una vipera gli ha morso il tartufo. Ovviamente il cacciatore non è riuscito a vedere il morso, ma solo il cane che fiutava,  poi ha visto la vipera dopo aver sentito i guaiti del suo cane che in poco tempo è morto avvelenato.

    La vipera quando beve spande il suo veleno nell’acqua che rimane avvelenata. Prima di bere l’acqua di un torrente è opportuno far galleggiare sull’acqua due bastoncini messi a croce, se rimarranno uniti l’acqua non contiene veleno

    Probabilmente questa è più antica e associa il serpente al veleno e all’inferno, se la croce convive con l’acqua il “diavolo” non c’è.

    Ogni tot anni (periodo che cambia da luogo a luogo) comparirebbe la vipera mostruosa, uno strano rettile lungo tra i 30 e i 50 cm ma grosso quanto il braccio di un uomo. Questo rettile sarebbe soffiante e irsuto

    Questa credenza potrebbe avere una base di verità, chi l’ha messa in giro ha visto una cosa del genere, ma in realtà era una vipera che aveva ingerito un paio di grosse prede. Per l’aspetto irsuto forse si tratta dei residui della muta.

    Cacciatori di vipere
    Cartolina del 1920 di un cacciatore di vipere con le sue prede. Foto tratte dal volume “Vipere Italiane” di Mauro Grano, Grégoire Meier, Cristina Cattaneo

    Nel Lazio ne ho sentita una che è una specie di fusione tra diverse credenze:

    La vipera quando sta per partorire si arrampica su un albero, in modo che i figli, in particolare l’ultimo, non gli si rivoltino contro e non la sbranino

    La vipera è un animale ovoviviparo, cioè le uova rimangono al suo interno fino alla schiusa, poi escono i piccoli autosufficienti, di solito la nascita avviene in luoghi appartati, protetti, per evitare gli attacchi dei predatori in un momento così critico, sia per i piccoli che per la madre. Tanto per darvi la misura del pericolo che corrono i piccoli, ogni vipera fa nascere da otto a quindici piccoli, ma solo pochissimi riusciranno a diventare adulti, certo concorre anche il loro habitat spesso inospitale, ma sono gli uccelli e diversi mammiferi a sterminarli.

    L’ultimo figlio della vipera è detto “settepassi” perché chi ne è morso ha il tempo per fare sette passi prima di morire. In alcune regioni si favoleggia sul “settepassi” che prenderebbe in bocca la sua coda formando un cerchio, per essere più veloce ed aggredire i viandanti.

    Tutte le vipere hanno del veleno simile, ma non uguale, la composizione del veleno può essere molto diversa anche all’interno dello stesso gruppo. Le variabili sono molte: dalle dimensioni dell’animale alla sua salute, alla sua fortuna alimentare, ecc. , tra queste condizioni non ci metterei: – È l’ultimo nato/nata -. C’è da aggiungere che l’uso del veleno nelle vipere non è automatico, ma anzi prevede una serie di scelte: molti dei morsi di una vipera che sta cacciando il suo cibo non iniettano veleno. Anche il 20% dei morsi difensivi non iniettano veleno, e comunque sembra esserci un rapporto tra le dimensioni e la mobilità della preda e la quantità di veleno inoculato.  Per quanto riguarda il cerchio formato prendendo la coda in bocca si intravede il riferimento religioso a Oroburo: un simbolo antichissimo, presente in diverse civiltà che ricorda il ciclo della vita, la rinascita della natura, ecc. .

    Un’altra credenza è che la vipera sia una madre amorosa, i figli per i primi mesi rimangono con la madre che li fa rientrare nella sua pancia se sono in pericolo

    Copertina del volume “Vipere Italiane” di Mauro Grano, Grégoire Meier, Cristina Cattaneo

    Ho già chiarito che i piccoli sono autosufficienti; in Italia una ricerca dell’Università di Pavia ha accertato che non ci sono cure parentali tra la vipera e i suoi piccoli. Probabilmente qualche persona ha sorpreso una vipera mentre partoriva un piccolo, per le dimensioni non proprio ridotte di quest’ultimo ha interpretato come il ritorno nella pancia della madre del neonato.

     Le vipere sono sorde; quando una vipera ha iniettato tutto il suo veleno, riesce a procurarselo nuovamente mangiando un rospo

    Queste sono alcune delle decine di storie, a volte supportate dalla stampa locale, sulle povere vipere, nel libro troverete molte altre credenze ed usi che hanno condizionato l’umanità per secoli, ad esempio la storia del mitridismo e dei farmaci prodotti nei secoli per ottenerlo, ma voglio anticiparvi un fatto storico interessante riferito alla vipera di Montecristo, anni fa classificata come Vipera aspis montecristii, ma ormai riconosciuta come Vipera aspis hugyi. Gli autori segnalano che recenti analisi genetiche hanno confermato che la vipera di Montecristo ha le stesse caratteristiche genetiche della Vipera aspis hugyi di origine siciliana. La loro introduzione nell’isola risale all’età dei Fenici. Questo confermerebbe le storie che raccontano come i Fenici avessero l’abitudine di gettare sulle navi nemiche ceste piene di vipere per impaurire e disorientare gli avversari. La cattura delle vipere avveniva in Sicilia (sottoposta alla dominazione fenicia per diversi secoli), poi venivano allevate a Montecristo, che era la loro base di approvvigionamento per il mar Mediterraneo. Come potrete verificare, l’uso delle microstorie e oggi della genetica molecolare, ci permette di verificare la grande storia, di intravvedere, dal buco della serratura (questa volta dell’erpetologia) i progressi dell’umanità. Vi pare poco?

    Sullo stesso argomento: Che fare se si viene morsi da una vipera?

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    Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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