Girare per l’Europa e incontrare resti romani è estremamente normale. Vedere, invece, delle navi romane è una gustosa eccezione. Eppure è possibile farlo, visitando il museo delle navi romane di Nemi. E se i musei vanno visti e non certo detti, io qui voglio raccontarvi qual è il suo senso e la sua importanza.
Nemi: dalla preistoria agli splendori dell’impero
Facciamo un balzo all’indietro di molti secoli, raggiungiamo un’epoca persino precedente alla nascita di Roma. L’area intorno al lago di Nemi, nel Lazio, è un piccolo paradiso per la fertilità del terreno vulcano, abbondanza d’acque e clima. È sempre stata molto popolata e nella zona intorno al lago sorge un bosco sacro, con il santuario di Diana Nemorense. Secoli dopo, probabilmente, l’imperatore Caligola fa edificare lì una sua villa o un sepolcro, tra la via Appia e il lago. Lo suggeriscono dei resti, spesso sottratti dalle mani avide e violente dei tombaroli, per il mercato nero nell’arte, ma anche la presenza delle famose “navi di Caligola”, lunghe settanta metri e larghe una ventina. Erano veri e propri palazzi galleggianti, dove si tenevano cerimonie e stili di vita non compresi dai senatori romani, come non compreso, in fondo, fu Caligola. Passato alla storia come folle, in realtà soffrì i postumi di una grave malattia (forse meningite) e fu segnato dall’esempio di una famiglia nella quale, dopo la morte di Augusto, era diventato indispensabile alla sopravvivenza un comportamento equivalente all’adagio televisivo reso noto dalla saga di George R.R. Martin: in the game of thrones, you win or you die.
Le navi romane in fondo al lago e l’imperatore Caligola
È in questo contesto che Caligola trova pace sul lago di Nemi, luogo sacro e ameno. Si tratta di veri e propri palazzi galleggianti e navi da cerimonia. Perché le navi romane, nella loro maturità costruttiva, potevano essere anche questo. Non solo e non sempre rapide messaggere, vettrici di merci o dispensatrici di guerra. Sapevano anche essere monumentali concentrati della cultura di un popolo, tradotta in proporzioni e tecniche. «Dieci file di remi, la poppa brillante di gioielli, ampi bagni, gallerie e saloni, sempre rifornite di gran varietà di viti e alberi da frutto» racconta Svetonio e a dargli ragione circa la bellezza sontuosa delle navi romane che galleggiavano sul lago di Nemi al tempo di Caligola è, ad esempio, un frammento di mosaico in serpentino e porfido, rubato nel dopoguerra e ritrovato di recente a New York in una collezione privata. E ancora oggi, sulle sponde del lago di Nemi, si trovano resti attribuibili alle navi dei Caligola.
Il museo delle navi romane di Nemi
Perché, probabilmente a seguito della damnatio memoriae da cui fu colpito l’imperatore, le sue navi furono affondate e rimasero, addormentate, in fondo al lago per secoli, riducendosi a una leggenda per i pescatori che, di tanto in tanto, tornavano con qualche resto trovato per caso nelle loro reti. Una leggenda così, si sa, accende le brame degli avidi e la curiosità dei sapienti. La storia dei tentativi di recupero delle navi romane di Nemi merita un articolo a parte, perché è un’avventura nell’avventura, fatta di ardimento e tecnologia, si intreccia con la storia dell’archeologia e quella, drammatica, del nostro continente. Quel che oggi possiamo vedere, al termine di questo lungo processo, è un museo che oggi ospita la ricostruzione degli scafi delle due navi recuperate negli anni Trenta dello scorso secolo e poi andante in fiamme alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e molti reperti sia in copia che in originale: decorazioni, ceramiche, monete, colonne, frammenti di pavimenti di marmo, bronzi, condutture di piombo, ancore… Altri, di sicuro impatto, sono stati portati al Museo Nazionale di Palazzo Massimo. Ma, per restare a Nemi, nel museo sono esposti anche molti resti protostorici rinvenuti in quella zona, manufatti e corredi funerari che risalgono all’età del bronzo. Per far sentire ciò che resta delle navi a casa propria.
Foto di copertina: Livioandronico2013
Foto interna: nauticareport