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Navi e mari: Roma regina del Mediterraneo

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In un lungo e interessante paragrafo del suo libro L’essenza dei latini, il professor Luca Canali spiega il rapporto che legava i Romani al mare. Non dei migliori, a suo avviso: “nascono come popolo di pastori, attaccati alla terra e alla sua concretezza, e nella volubilità dei flutti vedono trasfigurata l’incertezza della sorte umana. Canali riporta vari esempi di brani a riprova che, più che un topos letterario, questa diffidenza fosse radicata profondamente nelle persone. Sia come sia, quando si trattò di applicare alla nautica il senso pratico e la concretezza, i romani raggiunsero risultati eccellenti e numerosi ritrovamenti archeologici ce lo provano. Perché se erano amanti di terme e tranquilli laghetti, sapevano costruire le navi e sapevano adattarle alle loro necessità e capacità. D’altronde, fin dalle sue origini, Roma dovette appoggiarsi al commercio via mare: navigore, per Roma, è sempre stato necessario.

L’incontro-scontro con Cartagine fa da… spartiacque

Nel 260 a.C. Gaio Duilio sconfigge nelle acque di Milazzo quei lupi di mare dei Cartaginesi e lo fa con uno stratagemma geniale: lanciando ponti ferrati per mandare i legionari all’arrembaggio, combattendo sulle navi come sulla terraferma. È il punto di svolta, perché l’esperienza insegna ai romani non solo a costruire navi migliori e adatte a loro, ma anche a pensarle come strumenti di combattimento. Siamo esattamente agli inizi di una nuova fase di rapporto con il mare, nella quale i Romani mostreranno sempre la loro peculiarità: saper imparare e reinventare ciò che hanno appreso, assimilando nozioni ed esperienze come un organismo vivo. Cosa che varrà anche per la navigazione. Amanti dei porti – ripari edificati dall’uomo – e dei plagia – gli approdi naturali – dove poterono lasciare la loro impronta di abili costruttori, i romani iniziarono ad affacciarsi al mare man mano che la potenza dell’Urbe cresceva e la sua naturale tendenza all’espansione unificava la penisola.

Regina saggia di un mare un tempo inquieto

Dal 147 a.C. con l’eliminazione della supremazia Cartaginese, Roma sarà la padrona delle acque del mediterraneo fino alla fine del III secolo dopo Cristo. E anche i Romani avranno i loro eroi combattenti che, per mari e su navi, daranno del loro meglio. Nel 67 a.C. Pompeo Magno, armato di cinquecento navi, liberò il Mediterraneo dalla piaga dei pirati e nel 31 a.C. fu Marco Agrippa a sconfiggere nelle acque di Azio Antonio e Cleopatra, non senza aver prima neutralizzato le navi di Sesto Pompeo. Figlio del generale che, con le sue navi, aveva ripulito il Mediterraneo dalla pirateria, applicò le stesse tecniche dei nemici del padre per dare filo da torcere a Ottaviano nel lungo e sanguinoso periodo di instabilità politica seguito alle idi di marzo. Sesto Pompeo arrivò a definirsi discendente di Nettuno e la sua vita, spesa su navi romane contro altri navi romane, finì dopo essere stato sconfitto due volte da Agrippa, a poco più di trent’anni. Una volta pacificato il bacino del Mediterraneo, Roma tutelerà sempre il diritto alla navigazione e il commercio marittimo, mostrandosi sorprendentemente moderna nel suo rapporto con le popolazioni rivierasche.

Resti archeologici delicatissimi

E come sempre, i Romani ci hanno lasciato tracce visibili della loro geniale praticità, della qualità dei loro manufatti che sono riusciti a sfidare i millenni e la natura stessa. A Napoli, negli scavi della metropolitana, furono ritrovate diverse barche che il fango aveva paradossalmente conservato. La sfida è stata, piuttosto, proteggerle una volta ritrovate, mantenere il legno umido in attesa che la burocrazia e la mancanza di fondi permettano restauro, sistemazione ed esposizione di questi splendidi ritrovamenti. E poi c’è la storia delle navi di Caligola, affondate nel lago di Nemi probabilmente a seguito della damnatio memoriae che colpì questo imperatore, portate alla luce dopo secoli di tentativi ai limiti della sfida tecnologica, purtroppo spesso sfociati in danneggiamenti involontari o saccheggi; le navi di Nemi furono persino coinvolte in un incendio durante la seconda guerra mondiale. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò nel prossimo articolo.

Foto di copertina: Suzuki
Foto nel corpo dell’articolo: Romano Impero e Wikipedia

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