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I danni prodotti dalle fake news

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Volendo parlare di fake news ho pensato di partire dalle mie esperienze personali, anche se sono sicuro che in questo periodo al centro delle false notizie ci siamo tutti. Ma permettete una riflessione su alcuni aspetti legati alle fake news e in particolare su quelli che spesso ne sono le cause: l’utilizzo fraudolento, quello legato al condizionamento sociale, l’utilizzo di messaggi per promuovere e difendere i seguaci di una “verità” ancora non riconosciuta. Naturalmente di aspetti ce ne sono tanti altri, ma ho enunciato quelli che trovo più pericolosi.

Chi specula sui desideri e sulle paure per far soldi

“Ti garantisco la protezione totale contro il virus”, “Ecco quello che non ti vogliono far sapere sul Coronavirus”, “La dieta che ti protegge dal COVID-19”, sono alcuni dei titoli di fake news che poi contengono proposte commerciali. Quello dei venditori di fumo è tutto sommato uno dei gruppi più facili da riconoscere, questi signori ora sono tornati sulla cresta dell’onda per merito dei nuovi sistemi di comunicazione veloce. In internet ci sono migliaia di persone che cercano di guadagnar soldi, la maggior parte sono dei ladri di identità, chi ci vuol vendere qualche cosa è fastidioso ma poco pericoloso. È l’effetto secondario dello sviluppo delle reti sociali, tuttavia questi ciarlatani non sono molto differenti dai “cerretani” raccontati da Teseo Pini nel suo “Speculum cerretanorum”, sembra che anche il termine “ciarlatano” sia una contaminazione tra “ciarle” e “cerretano”. Quindi è dal tardo Medioevo che abbiamo gli anticorpi contro chi nella piazza del paese ci vuole vendere scapolari miracolosi in cui le ossa di qualche santo possono proteggerci dalla malattia del momento. Nel secolo scorso gli stessi ciarlatani pubblicizzavano sui giornali più letti i rimedi miracolosi per ottenere una memoria eccezionale o la ricrescita dei capelli. Apparentemente nulla è cambiato da allora ma, come dicevo, la differenza sta nel mezzo di comunicazione usato, in cui la “quantità” diventa la “qualità”. Inviando migliaia di messaggi (a costo bassissimo) i nuovi imbonitori riescono a pescare qualche sempliciotto: grazie al numero dei messaggi e alla dimensione della platea a cui si rivolgono il riscontro economico è assicurato.

A volte i sempliciotti (come li ho chiamati) raccontano la propria esperienza agli amici, magari omettendo di non aver ottenuto il risultato sperato, e così il messaggio diventa virale. I malcapitati vengono schedati e i loro dati vengono venduti come merce preziosa a tutti gli imbroglioni del mondo. Questi ultimi cercheranno di ricalcare l’esperienza di chi è riuscito a farci credere che il professor Pinco Pallino ha inventato l’unico metodo efficace per farci perdere peso e ritornare in forma continuando a fare quello che abbiamo sempre fatto. A causa del Coronavirus ora il WEB è pieno di mascherine che ti proteggono totalmente, di pillole e di prodotti in grado di funzionare come vaccini, e chi più ne ha più ne metta, basta pagare!

A me arrivano decine di messaggi legati ad oggetti di questo tipo, forse perché ho scritto sui quadrifogli, sui kitabe, o perché mi sono interessato ai talismani e alle attività apotropaiche. Ma non credo di avere l’esclusiva e nonostante i messaggi bloccati e le richieste di cancellazione la persecuzione continua.

Fake news, il condizionamento sociale

“La calunnia è un venticello, un’arietta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar. Piano, piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando nelle orecchie della gente s’introduce destramente, e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. …

Questo canta Figaro in un crescendo rossiniano che culmina con un colpo di cannone. La particolarità sta nel fatto che apparentemente questi disturbatori non ti vendono nulla, in realtà ti portano ad avere una idea favorevole ad un candidato, a un partito politico oppure a sviluppare un’ostilità verso persone o azioni. Ho già parlato della tecnica del “ricalco e guida”, quella più usata da questi operatori. Ho raccontato come mi sia capitato di ascoltare una conferenza sull’uso delle api per il biomonitoraggio degli inquinanti a Roma: la conferenza venne in seguito riportata da un gruppo concorrente in un racconto che evidenziava il modo in cui gli insetti collaboravano (con le loro ceneri passate nello spettrometro di massa) e il numero di insetti coinvolti (10.000 api), rappresentando una sorta di soppressione di massa in stile olocausto. L’ostilità verso il progetto, presentato in un contesto di amanti della natura e degli animali, era ottenuto solo ricalcando l’amore dei destinatari per gli animali ed omettendo che gli stessi animali “utilizzati” erano morti o stavano morendo di morte naturale. Queste tecniche possono essere praticate anche in positivo: in questi giorni i comunicatori hanno usato lo slogan “Io resto a casa”, che ha avuto una grande efficacia. Differente sarebbe stato il messaggio “Non uscire di casa”, che secondo Paul Watzlawick equivale a far pensare all’azione di “uscire di casa”. In Svizzera esperti della Croce Rossa avevano già sperimentato con successo e su larga scala gli effetti di questa comunicazione in una campagna per allontanare i giovani dal fumo. Un mio amico dentista ha usato tecniche simili nascondendo, nei suoi messaggi sui “social”, la parola “denti” ripetuta per decine di volte all’interno di altre parole come “concludenti”, “pendenti”, e tantissime altre. Queste tecniche sono collaudate, ma gli anni scorsi questi erano strumenti potenti riservati a psicologi preparati e rispettosi verso i loro clienti, ora vengono usate da tecnici informatici per diffondere su siti artefatti notizie in grado di condizionare decine di migliaia di elettori.

Riconoscersi in un gruppo che difende la verità

Il professor Roberto Vecchioni, in anticipo sui tempi, scriveva per giustificare il comportamento irrazionale dei “seguaci”:

“…  i bambini vivono di favole e non credono alle bugie del mondo. …”

 Oggi, in internet e nei blog, alcuni amici di vecchia data scrivono contro i vaccini, anche negando l’evidenza dell’utilità di un vaccino contro il COVID-19. Il guaio è che sono amici a cui voglio bene da oltre trent’anni, non sono anziani che hanno perso l’uso della ragione ma persone molto più giovani di me e non posso neppure imputare il loro comportamento all’ignoranza: uno è un commissario di pubblica sicurezza, ma anche un musicologo e un musicista, un’altra è un avvocato ed una mamma, si conoscono ma non convivono né si influenzano. E allora posso solo pensare che sia la “fede” e non la ragione a far credere ai miei amici che tutto sia un complotto per favorire alcune industrie e per assoggettare la popolazione mondiale. Non mi azzardo neppure a contraddirli, rischierei di evidenziare le loro teorie, mi limito a non mettere il “mi piace”. Devo dire che a mio parere i “fedeli” dovrebbero imparare ad usare i propri sensi, o almeno il buonsenso, per tornare alla realtà. Lo scorso anno è scoppiata una gomma della mia auto mentre di sera accompagnavo a casa un’amica, non ero riuscito ad evitare una buca sulla via Casilina. Non ci crederete, ma nello stesso giorno sempre gli stessi amici, assieme a tanti altri, mi avevano bombardato di messaggi nei quali esaltavano la sindaca di Roma per la sua capacità di gestire la manutenzione stradale, inveendo contro i detrattori che vedevano buche che non c’erano. Che dire?

Ho scritto decine di articoli contro le centinaia di “false notizie” nel mondo della natura, che studio da oltre cinquant’anni, ma si dice che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Un ulteriore elemento che allontana i miei amici dalla realtà è l’appartenenza ad un gruppo di persone che conoscono la verità, gli anti-vax ne sono un esempio. Oggi sono pochi quelli che ricordano l’origine ottocentesca del movimento anti-vax per ragioni di tipo religioso (non dobbiamo intervenire contro la volontà di Dio) e razzista (non devono essere iniettati nel corpo umano elementi di origine animale). Si è poi passati al supposto pericolo per la perdita della libertà (nessuno può costringermi a prendere un prodotto che io credo pericoloso). Ultimamente i nuovi credenti sostengono la falsità scientifica dell’immunità di gregge che in realtà è sostenuta solo da modelli matematici (e dal buonsenso) non da evidenze di laboratorio. Sorprendente è scoprire, sui siti anti-vax, i nomi dei sostenitori del movimento: uno per tutti, Donald Trump; in internet potrete leggere centinaia di affermazioni del presidente degli USA nelle quali attribuisce ai vaccini la responsabilità dell’autismo e di tante altre cose. Purtroppo si tratta di affermazioni realmente fatte e mai smentite dall’interessato.

Permettetemi un’ultima annotazione. Ho già detto che “fake news” è a mio parere un termine sbagliato, infatti contiene la parola “news”: non sono notizie, ma solo “bufale” quelle che infettano i social. Ricordate l’origine del termine “bufala”?

Secondo alcuni, “bufala” deriva dal fatto che nell’antica Roma la carne pregiata era quella di bue o di maiale, i bufali pascolavano allo stato brado, ma il sapore più forte della loro carne non era gradito e quindi la loro carne costava molto meno. I macellai dell’antica Roma non sempre erano onesti, così a volte spacciavano carne di bufala al posto di carne bovina. Un’altra ipotesi è che le bufale, pur grandi e potenti, si lasciano trascinare da chiunque le tiri per il naso, grazie “all’anello al naso”. Mi pare che oltre al “distanziamento sociale”, che per fortuna è solo un distanziamento fisico, dovremmo anche distanziarci, questa volta socialmente, da chi vuole metterci l’anello al naso.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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