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Fiori di Cactus, tra leggenda e scienza

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cactus echinopsis

“Bisogna essere come un cactus: adattarsi a qualsiasi circostanza, essere forti e ricordarsi di fiorire”

Molto si è scritto sui fiori di cactus, io stesso ho contribuito raccontando come fare per ottenere delle splendide fioriture e alcuni suggerimenti li potrete trovare anche in quest’articolo; intanto voglio raccontarvi un’antica leggenda sull’origine dei cactus, ve la racconto così come l’ho sentita: è ambientata nel deserto di Atacama, il deserto più arido del mondo, dove tra una pioggia e l’altra possono passare decine di anni e a volte anche secoli. Sembra che abbia piovuto quando arrivarono i conquistadores di Cortés e gli sciamani spiegarono che era un cattivo presagio e purtroppo per loro azzeccarono la previsione.

Una leggenda Inca sulla nascita dei Cactus

Nella zona tra l’Oceano Pacifico e le Ande viveva una tribù, nella tribù vivevano due giovani che erano cresciuti facendo tutto assieme, avevano imparato a camminare e a parlare insieme e sempre insieme avevano imparato a giocare e avevano scoperto la bellezza della natura e alla fine si erano innamorati. I due, Quehualliu e Pasacana, erano però di diverso ceto sociale: Quehualliu era un bel ragazzo, che amava la bellezza e i fiori che coltivava e raccoglieva per la sua amata Pasacana, ma non si preoccupava di migliorare il proprio stato sociale e neppure di cacciare. Pasacana era la figlia del capo e suo padre non vedeva di buon occhio il rapporto tra sua figlia e quel nullafacente: il capo riteneva che Pasacana avrebbe dovuto sposare il miglior cacciatore della tribù. Un giorno, per evitare le continue pressioni del capo, i due ragazzi decisero di fuggire e al calare del sole erano già sulle colline. Il padre di Pasacana, quando non vide rientrare la figlia, capì quel che era successo e partì con un gruppo di guerrieri all’inseguimento dei due fuggitivi; i due, stanchi ed emozionati, si fermarono a riposare, così videro gli uomini che li cercavano, ma la luna era alta nel cielo e anche gli inseguitori li videro. Quehualliu e Pasacana non avevano scampo, perciò chiesero aiuto a Pachamama (Madre Terra) e la dea impietosita aprì una profonda voragine dove i due poterono nascondersi. Fuori il padre di Pasacana e i suoi uomini si misero ad urlare, maledicendo la dea che si era intromessa e urlando che prima o poi i due sarebbero dovuti uscire. I guerrieri rimasero davanti alla voragine per tutta la notte. La dea allora trasformò i due innamorati in cactus e Pasacana con le sue irte spine protesse il suo amato e bellissimo Quehualliu (che nella lingua di quella tribù vuol dire fiore). Così ebbe origine l’Echinopsis pasacana, oggi Echinopsis atacamensis.

In realtà nel deserto di Atacama, nonostante la mancanza di pioggia, esistono diversi generi e specie di cactus che, per riuscire a vivere in un ambiente privo di precipitazioni, hanno sviluppato una particolare tecnica di sopravvivenza: le loro radici si sono sviluppate orizzontalmente e sono superficiali, in questo modo una pianta di 20 cm di diametro ha circa 10 metri quadrati di radici superficiali con cui raccogliere l’abbondante brina. L’umidità proviene dalla corrente calda dell’Oceano Pacifico e produce delle nubi cariche d’acqua che però non riescono a condensarsi in pioggia poiché le correnti fredde occidentali, necessarie per far precipitare la pioggia, vengono bloccate dalle Ande.

Gli Echinopsis

I primi cactus che vengono in mente a chi pensa a cactus coltivati per i loro fiori sono gli Echinopsis, in Italia sono estremamente diffusi sia al nord che al sud e quando fioriscono riescono sempre ad affascinare (la foto ne è un classico esempio). Ricordo una conoscente, insegnante di storia dell’arte, che ogni anno fotografava la stessa fioritura del vaso di Echinopsis ereditato dalla nonna. La fortuna degli Echinopsis (e soprattutto dei loro produttori) risale all’inizio del secolo scorso: molti coltivatori realizzarono incroci con Trichocereus e riuscirono a selezionare cultivar stabili ottenendo piante con fiori di colori diversi e con petali di forma e dimensioni molto differenti. Negli anni ’50 i collezionisti, soprattutto sceicchi o ricchi petrolieri, pagavano somme enormi per avere gli esemplari con i fiori più belli, nel Duemila erano già oltre cento i cultivar e gli ibridi brevettati.

In questo genere i fiori sono tanti e bellissimi, purtroppo rimangono aperti per poche ore. In Italia gli Echinopsis più diffusi sono quelli a fiore rosa, poi ci sono quelli a fiore bianco e dopo ancora gli Echinopsis a fiore rosso, ma si possono trovare anche a fiore giallo e con diverse sfumature.

Fiore di Echinopsis
Fiori di Echinocereus pentalophus

Gli Epiphyllum

Anche queste piante, volgarmente chiamate “lingue della suocera”, sono Cactaceae, ma senza spine. Originarie del continente americano, a differenza degli altri cactus in natura vivono sugli alberi come piante epifite; anche questo genere è molto coltivato come pianta ornamentale, non per il riferimento alle suocere ma per la straordinaria fioritura. Gli americani, che ne sono i massimi produttori, chiamano queste piante “orchidee succulente”.

Ho un catalogo di un venditore internazionale di Epiphyllum che presenta oltre cento piante, raggruppate inizialmente secondo le dimensioni dei loro fiori in L – XL – XXL, i più grandi raggiungono i venti centimetri di diametro; i primi tre gruppi sono ulteriormente divisi secondo i colori e la forma dei fiori. In catalogo ci sono anche alcune specie molto profumate. I fiori di Epiphyllum, soprattutto i più grandi, restano aperti al massimo del loro splendore solo per un paio di giorni, non è molto, ma sono belli anche come boccioli e appena schiusi!

Come far fiorire un Cactus

Molti generi di cactus, le Mammillariae, ma anche le Rebutiae, i Notocactus, le Parodiae, le Lobiviae, hanno fioriture coloratissime, con fiori che si chiudono quando tramonta il sole e tornano ad aprirsi prima di mezzogiorno. Il nome Lobivia è l’anagramma della zona d’origine, la Bolivia.

I fiori di questi generi, anche se appariscenti, sono più piccoli di quelli degli Echinopsis e degli Epiphyllum, solo i Cereus hanno fiori con dimensioni ragguardevoli. Il colore invece dipende dal tipo di impollinatore: i fiori che si aprono di notte, spesso impollinati dai pipistrelli, sono bianchi e profumati, è infatti con l’odore che richiamano gli animali notturni; i fiori appariscenti sono quelli che si aprono di giorno, che non hanno bisogno di richiami olfattivi.

Ho potuto verificare personalmente che non sempre i cactus fioriscono, e sempre personalmente ho potuto verificare che ci sono accorgimenti che stimolano la fioritura. Non tutti i generi però hanno le stesse esigenze e per questo ho bisogno di fare una premessa di carattere generale: la fioritura è finalizzata alla riproduzione sessuata, ma è un’attività faticosa per la pianta, che la usa soprattutto per garantire la sopravvivenza della specie. Per stimolare la fioritura dovremo stressare le piante tenendole asciutte per diversi mesi (nei periodi freddi): in questo modo i boccioli compariranno all’arrivo delle prime piogge.

Nel genere Rebutia la fioritura parte dal colletto ed avviene sul lato esposto al sole: per ottenere una fioritura omogenea, quando compaiono i boccioli i coltivatori, ogni giorno, ruotano di pochi gradi i propri esemplari, infatti alterare di colpo l’esposizione farebbe abortire la fioritura. Nei Notocactus la fioritura è apicale sul lato lievemente depresso dell’apice, anche in questo caso ruotare l’esemplare compromette la fioritura. Un ulteriore consiglio per fioriture lunghe e rigogliose è quello di utilizzare, nel periodo del risveglio vegetativo (che precede la fioritura), un concime ricco di fosforo o di fosfati. Provare per credere.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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