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La conservazione dei beni culturali del Quirinale

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beni culturali del Quirinale
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Sono i “curatori” del Quirinale i supertecnici specializzati nel conservare la grande quantità di oggetti artistici presenti nel Palazzo, alla base della loro attività di conservazione c’è l’idea che è “meglio prevenire che curare”, che tradotto in pratica permette anche di risparmiare, infatti investire sulla Conservazione dei Beni Culturali vuol dire risparmiare soldi sul loro restauro e soprattutto mantenere in perfetta forma quel patrimonio artistico e culturale, che poi è il patrimonio di tutti gli italiani. A questo va aggiunto che il Palazzo non è un museo, dove gli oggetti possono essere esposti sotto vetro o in una teca. Nel Quirinale centinaia di persone svolgono la loro attività istituzionale circondate da migliaia di oggetti riconosciuti come beni culturali, oggetti che vanno conservati e per farlo non basta studiare gli oggetti artistici da tutelare e la loro storia, ma occorre anche monitorare e studiare l’ambiente nella sua totalità, non solo dal punto di vista chimico o fisico, ma anche biologico.

I principali nemici biologici dei beni culturali

Avrei dovuto parlarvene quando ho ricordato le mie esperienze di restauro delle pendole e degli orologi antichi. Spesso ad aver bisogno di riparazioni sono le casse o le custodie che proteggono gli antichi movimenti, ma è frequente che le casse non si salvino dagli attacchi di animali, insetti ed altro, che riescono a trasformare i supporti dei cristalli e dei movimenti in intrigate e fragilissime reti di gallerie. Non l’ho fatto per non parlarvi di un’altra mia attività, quella di bibliotecario della SRSN (la Società Romana di Scienze Naturali); la nostra biblioteca è specializzata in zoologia, ma anche in ogni branca dello studio ambientale e tra le migliaia di volumi conservati ed esposti ce ne sono un paio che avrei dovuto presentarvi: il primo è del 2016, “Entomologia Urbana Applicata” di Pasquale Trematerra (Aracne Editrice), che presenta il suo lavoro come parte della biologia urbana e racconta di come decine di specie di animali, topi, gatti, cani, diverse specie di avifauna (dai gufi agli storni, tortore, colombe, rondini, passeracei, pappagalli, falchi, ecc.) e soprattutto centinaia di specie di insetti, hanno opportunisticamente scelto i manufatti umani come proprio habitat. In particolare gli insetti hanno imparato a nutrirsi di quanto gli ospitanti umani hanno loro fornito. Il secondo volume è del 2010 e si intitola “Insetti e restauro. Legno, carta, tessuti, pellame e altri materiali”, di E. Chiappini, G. Liotta, M.C. Reguzzi, A. Battisti (Calderini Edagricole). In totale poco più di cinquecento pagine, che ho consultato per conoscere le metodologie consigliate per individuare e distruggere gli insetti parassiti in modo da non rimanere io stesso avvelenato e soprattutto rispettando l’ambiente. Come responsabile della biblioteca posso confermare che i volumi e i lavori scientifici prodotti dagli entomologi sono veramente tanti, questo è giustificato dal fatto che nel mondo degli animali la classe Insecta è la più numerosa. La nostra biblioteca è dedicata agli zoologi e agli addetti ai lavori, ma i libri sono a disposizione dei soci e dei ricercatori. Non voglio certo tediarvi riportando le specie di insetti e i danni che possono fare, ma chi opera nei beni culturali conosce l’importanza dell’entomologia che aiuta i conservatori indicando, per le singole specie, lo sviluppo degli insetti da uovo ad individuo adulto. Alcuni insetti anche appena nati hanno la stessa forma degli adulti (sono solo più piccoli), altre specie hanno la vita a tre stadi: larva, pupa, insetto adulto. Conoscere le fasi della crescita e in che periodo della propria vita gli insetti si nutrono, nonché quello che mangiano, permette di trovare le strategie per individuarli con trappole specifiche e soprattutto catturarli prima che danneggino gli oggetti artistici da proteggere.

Oltre gli insetti

Vi sarà capitato, entrando in un centro commerciale o in un capannone industriale, di osservare uccelli entrati per sbaglio nel locale, che svolazzano cercando di uscire o cercano un posto riparato dove fare il nido. Nelle gallerie o nei grandi spazi, dove a volte sono esposte anche le carrozze, per i passeri e ogni altro tipo di uccello tra quelli che ormai hanno più confidenza con l’uomo è molto facile entrare, il problema non sono tanto gli uccelli quanto gli insetti che spesso essi ospitano tra le loro piume e anche le loro feci, molto spesso acide, che possono macchiare e danneggiare gli oggetti conservati. Anche topi ed altri piccoli mammiferi, specialmente in locali poco frequentati, possono essere responsabili di danni non indifferenti. Il pellame è un cibo appetitoso per le famiglie, di solito molto numerose, dei piccoli roditori!

I nemici, non solo animali

I funghi, sia micromiceti che macromiceti, sono capaci di creare danni, soprattutto i funghi spazzini, quelli che si nutrono di legni morti e di sostanze in decomposizione, ma a danneggiare alcuni materiali sono anche i funghi fitofagi: in presenza di situazioni ambientali a loro favorevoli, come elevata umidità e ambiente acido, si sviluppano dalle spore, spesso trasportate dal vento, e si moltiplicano aumentando la loro quota di danni. Ma non è solo il vento a introdurre le spore, alcuni degli insetti considerati dannosi per i beni culturali ospitano microorganismi e spore.

Temperatura e umidità

Ancora non ho parlato del “normale” controllo ambientale che è una delle prime preoccupazioni di chi si dedica alla conservazione di manufatti. Ho voluto enfatizzare le complicazioni legate agli attacchi biologici, e quindi quanto sia complicato per chi ha il compito di conservare opere d’arte, sia restaurate che in attesa di restauro (come ad esempio le antiche carrozze), trovare per loro i giusti ambienti, proteggerli con reti alle finestre, usare dei sistemi di conta e di monitoraggio come trappole a ferormoni: in pratica dover aggiungere alle competenze tecnico-ambientali, conoscenze derivate da discipline, come la zoologia o l’entomologia, che apparentemente sembrerebbero appartenere ad altri ambiti.

La chimica e la fisica sono abitualmente associate alla conservazione, anche il pubblico dei non specialisti ha seguito con interesse le ricerche fatte dopo il restauro della Cappella Sistina, ricerche pubblicate sui giornali e pubblicizzate in televisione, che mostrarono quanto fosse deleterio per gli affreschi di Michelangelo Buonarroti permettere a migliaia di turisti di sostare nella stanza della Cappella anche solo il tempo necessario per ascoltare la descrizione delle audioguide: il respiro e la traspirazione dei visitatori incide sull’umidità, la temperatura e l’acidità ambientale. Nei grandi saloni e nei corridoi del Quirinale questo accade solo in parte, in quanto, nonostante il nostro Presidente desideri che il Palazzo sia percepito come la “Casa degli italiani”, il numero dei visitatori che entrano nel Palazzo non è paragonabile alla quantità di visitatori che percorrono ogni giorno le sale dei Musei Vaticani.  

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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