Voglio riabilitare una pianta che è decisamente calunniata, parlo di quelle che tutti conoscono come “la miseria” o “erba miseria”: la Tradescantia. Devo aggiungere che la fantasia popolare ne ha addirittura individuato diverse specie: la miseria viola, la miseria pelosa, la miseria verde, e queste per citare solo le “miserie peggiori” secondo la percezione e la fantasia popolare. Per quello che ne dice Wikipedia il nome deriverebbe dal “… portamento ricadente delle piante di questo genere, …” ma il redattore, dicendo questo, forse ha voluto mantenersi neutrale (rispetto alle visioni scaramantiche), o più probabilmente non ha approfondito l’argomento.
L’Erba Miseria è una pianta che porta sfortuna?
La miseria ha comunque un’accezione negativa in tutte le culture, quindi è una pianta che, per la percezione popolare, porta sfortuna. Secondo me il suo nome volgare potrebbe derivare dal fatto che in alcune località dell’America Latina (che è il luogo di origine del genere) è una pianta infestante difficile da debellare, proprio come la miseria! Anche in Europa, dove è arrivata a metà del 1600 ad abbellire i giardini dei nobili inglesi, grazie ai due John Tradescant (il vecchio e il giovane), le piante di questo genere hanno dimostrato la loro natura coriacea: ne bastava un pezzettino e, senza molte accortezze, si potevano ottenere piante rigogliose. Questo ha rafforzato nella fantasia popolare la similitudine con la “miseria” e la qualifica di pianta porta sfortuna. “Devi tenere la Tradescantia fuori dalla porta di casa!” si è raccomandato un mio amico di origine latino americana, “Va assolutamente tenuta fuori dalla porta, e in questo modo ti porterà fortuna, allontanando i male intenzionati! Meglio ancora se nello stesso vaso pianterai anche un’Aloe con tante spine. Ricordati che se la farai entrare non riuscirai più a togliertela di torno, la miseria purtroppo si radica e non c’è modo di estirparla”. A suo parere gli spiriti malvagi, dispensatori di miseria, venivano attratti dalla Tradescantia e poi rimanevano impigliati e imprigionati nelle spine dell’Aloe. È curioso come questo signore di origine e cultura latino americana mi desse le stesse indicazioni rituali dei monaci Cinesi che consigliano di decorare i tetti con complessi ghirigori appuntiti e fanno mettere un Bagua davanti alla soglia per imprigionare gli spiriti, quasi sempre spiriti dispettosi che stranamente hanno gli stessi comportamenti dei Jinn islamici. In Italia i soci dell’Associazione degli amatori delle piante succulente sostenevano che le piante del genere Tradescantia non dovevano mai essere regalate alle persone a cui si vuol bene, né tantomeno andavano “rubate”, che nel gergo dei succulentofili vuol dire che non vanno presi dei pezzi dalle piante degli amici (“scacchiandole” di nascosto). Personalmente, come potrete vedere anche dalle foto delle mie piante, coltivo in terrazza diverse specie che crescono rigogliosamente. Ho scoperto che tra le tante piante succulente che coltivo le piante di miseria devono avere un buon sapore, le testuggini che abitano sui nostri terrazzi ne sono ghiotte e quando il vento, o un gatto di passaggio, fa cadere un vaso loro impiegano pochi minuti a far sparire le piante di miseria, potandole radicalmente. È curioso se si considera che le tartarughe sono ritenute un simbolo portafortuna, e in Cina sono rappresentate coperte di monete, portatrici di ricchezza e prosperità, quindi eccezionali strumenti anti miseria.
Come coltivare l’erba Miseria
Per quanto riguarda la coltivazione ho già detto che la miseria non ha bisogno di essere coltivata! In realtà questo non è del tutto vero, sono piante succulente, quelle che in Italia (e solo in Italia) vengono chiamate piante grasse, anche se non contengono grassi. Questo vuol dire che nel coltivarle dovremo considerare i periodi di riposo, nei mesi invernali e in piena estate: ricordo che quando la temperatura notturna supera i 20 gradi, le piante succulente vanno in estivazione. Non tutti sanno che non sempre tutte le specie di un genere che contiene anche molte piante succulente sono esse stesse succulente, ossia hanno la fotosintesi clorofilliana di tipo CAM, acrostico di Crassulacean Acid Metabolism, in italiano “metabolismo acido delle crassulacee”. Un esempio per tutti sta nel genere Senecio che ha circa 80 specie succulente su oltre 1000 specie di Senecio descritte. Ho avuto occasione di approfondire le caratteristiche di questo tipo di fotosintesi nel capoverso sulle piante grasse nell’articolo “Sesto stupidario: le piante da tenere in camera da letto” a cui rimando chi fosse interessato all’argomento. Per mia curiosità e per avere la possibilità di fornirvi un dato aggiornato, mi sono messo a compulsare tutti gli elenchi riportati nei siti specializzati in piante succulente, cercando quante delle specie del genere Tradescantia sono anche succulente. La sorpresa è stata grande quando ho scoperto che di questo non c’è nessuna notizia (ho consultato solo i siti comparsi sulle prime 20 pagine del motore di ricerca che uso), mi scuso con gli altri ma dopo ore di lavoro ho smesso di cercare. Nei principali testi classici dedicati alle piante succulente (naturalmente in lingua inglese): “Handbook of Succulents Plants (1960) Jacobsen” , ne indica 1 sola specie (T.navicularis), mentre “Succulents (1994) Sajeva e Costanzo” ne indica ben 2 specie (T.navicularis – T.fluminensis). Quindi onestamente non so proprio cosa dirvi se non che sono più di due. In questa ricerca ho scoperto che è ancora presente e attivo uno dei primi siti italiani in cui alla fine degli anni Novanta ottenni ospitalità per una pagina riservata all’associazione degli amatori delle succulente. Il sito www.piante.it che all’epoca era di proprietà di Nicolò Carandini aspirava a diventare un centro di riferimento per il florovivaismo italiano ma, pur essendo cresciuto, purtroppo non è diventato il portale di riferimento del settore e neppure un esempio di scientificità. Nel 1996 eravamo all’inizio dell’era informatica, la prima pagina WEB secondo Wikipedia è del 1990. Tornando ad oggi riporto l’introduzione alla voce Tradescantia trovata su piante.it risparmiandovi le minuziose descrizioni botaniche che seguono:
“L’erba Miseria, chiamata anche Tradescantia, fa parte del genere delle Commilinacee e comprende circa 60 specie di piante erbacee perenni, sia delicate, ossia perfette per essere usate come piante d’appartamento, sia rustiche e dunque, essendo più resistenti, adatte alla coltivazione in esterno. L’erba Miseria presenta foglie ovali e allungate caratterizzate da splendidi colori che spaziano dall’azzurro al verde e dal rosso intenso ad un più delicato rosa. Il portamento è di tipo ricadente e prostratico e i fiori, costituiti da tre tepali triangolari, iniziano a sbocciare in tarda primavera-inizio estate e sono di colore lilla, rosa o bianco.”
Senza voler fare i pignoli (genere Commilinacee? Prostratico?) il nome del genere è Tradescantia e Commelinaceae è la famiglia a cui il genere appartiene; c’è poco da fare, sono queste piccole cose a rendermi orgoglioso di scrivere su greenious.it .