Home Piante grasse Aloe jucunda, la più piccola Aloe africana a foglia triangolare

Aloe jucunda, la più piccola Aloe africana a foglia triangolare

2216
2
piccola Aloe jucunda

L’Aloe jucunda, è una delle più piccole tra le Aloe a foglia triangolare, è seconda solo alla Aloe descoingsii che però è una pianta del Madagascar.

Tra le molte Aloe che coltivo o ho coltivato, questa piccola pianta da decenni ha sopportato, sulla nostra terrazza, le angherie del clima, ma anche prolungati periodi di aridità dovuti alla mancanza totale di cure. Mi è capitato più volte di vederla, al massimo del suo splendore, colonizzare grandi vasi e poi moribonda riprendersi risorgendo da uno dei suoi molti stoloni. Quest’anno la mia Aloe jucunda ha fiorito a giugno, ma come ho più volte ricordato, la fioritura nelle piante non è un indice di salute dell’esemplare. Infatti l’esemplare che ho fotografato non è nella sua forma migliore: quando è al meglio le foglie sono turgide e lucide, lievemente incurvate verso l’esterno e di colore verde scuro.

A proposito del colore

Questa pianta, esposta al sole, si abbronza rapidamente e acquisisce un colore marrone rossiccio, che perde se riportata in ombra. È una specie originaria degli altipiani e dei monti del Corno d’Africa tra i 1000 e i 1700 metri: è una zona estremamente povera con variazioni climatiche che producono, per le popolazioni residenti, tremende crisi alimentari. Questa specie in qualche modo dimostra una tenacia degna delle sue zone d’origine.

Aloe jucunda fiore
Fiore di Aloe jucunda

Aloe jucunda, facile da coltivare e riprodurre

Da quello che ho scritto si capisce che gli esemplari di questa specie sono facili da coltivare e riprodurre, purtroppo però, per colpa della desertificazione e del dissennato uso del territorio, anche questa specie è inserita nella lista rossa delle specie che corrono un reale rischio di estinzione in natura.

L’origine del nome jucunda

Il nome di questa specie, il suo significato o l’eventuale dedica, è per me un mistero. Chi mi conosce sa che difficilme

 

nte mi arrendo quando decido di conoscere qualche cosa, ma questa volta non sono riuscito ad avere nessuna reale informazione, nonostante abbia chiesto anche a botanici esperti. Ho cercato ovunque e ho letto decine di articoli, ora non mi resta che chiedere ai miei lettori se hanno delle informazioni. Devo invece ringraziare “South African National Biodiversity Institute Libraries” che ha sponsorizzato la digitalizzazione (in formato PDF) di tutte le annate del “Journal of South African Botany” e la sua messa in rete gratuita, a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo. L’Aloe jucunda è stata descritta da G.W. Reynolds nel 1953, sul numero 19 del Journal of South African Botany, da pagina 19 a pagina 21. Grazie agli sponsor ho potuto leggere che Reynolds racconta dettagliatamente la storia del ritrovamento e indica anche di aver spedito al Kew Gardens (nel 1951) alcune piante, assieme ai fiori conservati in un liquido e a disegni della pianta. Purtroppo però non spiega la ragione del nome: se la lettera iniziale fosse stata una “i”, invece che una “j”, avrei sicuramente suggerito la traduzione latina dell’aggettivo “iucunda” = “piacevole”, al femminile, visto che è riferito a una pianta del genere Aloe. Comunque è proprio sul Journal of South African Botany che molti autori hanno descritto le nuove specie di piante sudafricane (il 90% delle succulente del mondo). È un vero pozzo di informazioni per i succulentofili, meno per i cactofili.

Caratteristiche della specie Aloe jucunda

In natura nel Corno d’Africa, sui terreni calcarei degli altipiani di Gaan Libah, gli esemplari formano dei gruppi di circa 100 / 150 esemplari e la loro distribuzione è limitata ad un areale di una trentina di chilometri su altitudini comprese tra 1000 e 1700 metri.

  • Ogni esemplare, senza tronco (acaule), può raggiungere i 15 / 20 cm di altezza e accestisce facilmente, se coltivato con cura in breve realizzerà un piccolo gruppo di piante che potrete dividere e trapiantare.
  • Le foglie, fino a 12 negli esemplari adulti, formano delle rosette di 8 / 9 cm di diametro.
  • Il loro colore è verde scuro, hanno spot lenticolari, biancastri e trasparenti, allungati, più densamente presenti sulla pagina superiore, meno frequenti ma più grandi sulla pagina inferiore.
  • Le foglie hanno una superficie brillante, sono lunghe circa 4 cm e larghe 2 cm e hanno forma ovale e appuntita (ovata-acuminata), sono lievemente ricurve verso l’esterno.
  • I margini delle foglie hanno spine dure, concolor (dello stesso colore della foglia), lunghe 1/2 millimetri e distanti tra loro 2 /3 mm, solo la loro punta è dura e marrone.
  • L’inflorescenza è singola, lunga circa 35 cm; i fiori, radi, vanno dal rosa chiaro al rosa corallo e occupano la maggior parte dello stelo floreale.
  • I fiori, in numero di circa 20, sono mediamente lunghi 20 /30 mm, uniti allo stelo con un lungo peduncolo.

La mia raccomandazione è di coltivare gli esemplari di questa specie, come di tutte le specie che corrono pericolo di estinzione, magari scegliendo dei topotipi (esemplari nati da semi di piante provenienti dal “locus tipico”) in modo da aiutare la specie a superare il pericolo di una possibile estinzione. Ancora una volta la natura vi ringrazierà.

Articolo precedenteL’Aloe humilis, la specie più diffusa in Europa
Articolo successivoStop all’usa e getta: perché è importante dire basta al monouso
Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

2 Commenti

  1. What’s in a name: epithets in Aloe L. (Asphodelaceae) and what to call the next new species – E. Figueredo & G. F. Smith – Bradleya – 28/2010.
    jucunda – 1953 – For the attractive appearance, from Latin “jucundus” (nice).
    Saluti.
    Carlo Maria Riccardi

  2. Ringrazio il signor Carlo Maria Riccardi per avermi indicato il luogo dove erano indicate le ragioni del nome della specie.

    Come anticipavo, forse l’uso del J in jucunda è dovuto ad una forma arcaica che non conoscevo, ma non sono certo un esperto di lingua latina.

    Sono molto contento del contributo, scrivendo si fanno delle scelte e non sempre sono le più gradite dai lettori. Ora per esempio ho deciso di non riportare le descrizioni in latino ma solo di indicare dove è possibile trovarle, vorrei avere un feedback su questa scelta.

    Ancora grazie

    Luciano Zambianchi

LASCIA UN COMMENTO

Lascia un commento!
Inserisci qui il tuo nome