È in arrivo anche in Italia una disciplina specifica per lo smart working o “lavoro agile”, un sistema di lavoro nuovo che, pur restando nell’alveo del lavoro subordinato, si muove smontandone di fatto due baluardi finora considerati insormontabili: l’orario e il luogo di lavoro. Il provvedimento è inserito nel collegato alla Legge di Stabilità del 2016, in via di approvazione definitiva insieme alle norme sul lavoro autonomo che dovrà essere licenziato entro Pasqua. L’Italia è l’ultimo Paese europeo ad aderire.
Smart working, una piccola rivoluzione nel mondo del lavoro subordinato
Molti lavoratori potranno dire finalmente addio alle corse della mattina, allo stress della sveglia e riusciranno ad accompagnare con calma i figli a scuola, potranno evitare il traffico di punta, concedersi una lenta colazione guadagnandoci sicuramente in salute senza per questo essere penalizzati nella retribuzione sul posto di lavoro, i lavoratori potranno quindi organizzare meglio le proprie esigenze di vita e probabilmente produrre anche di più.
Lo smart working è un normale contratto di lavoro dipendente pensato con una duplice finalità: da un lato permettere all’azienda di incrementare la produttività del lavoratore e dall’altra aiuta la conciliazione tra il tempo lavorato e la vita privata del dipendente, consentendo alle parti di decidere in autonomia attraverso delle modalità flessibili.
Le regole delle smart working
Il ricorso al lavoro agile potrà avvenire o alla stipula del contratto di lavoro o a rapporto di lavoro già iniziato, per un periodo di tempo prefissato o a tempo indeterminato. Il contratto prevederà la possibilità di recedere da entrambe le parti con un preavviso di almeno 30 giorni, e definirà le modalità di esecuzione del lavoro, e soprattutto il periodo previsto fuori dai locali aziendali in termini di orario settimanale (si presume non possa essere oltre il 50% dell’orario normale contrattualmente previsto). Inoltre potrà essere indicato o meno il luogo esterno all’azienda dove svolgere parte delle prestazioni (non importa infatti per questa modalità di lavoro stabilire il luogo, che potrà essere pertanto la casa, o l’ombrellone, o sotto un pino in montagna ecc.) mentre sarà obbligatorio l’indicazione dei mezzi di lavoro (smartphone, ipad ecc.) oltre all’individuazione delle fasce d’orario e il rispetto dei tempi di riposo del lavoratore, il diritto cioè alla sua disconnessione. Sarà possibile stipulare l’accordo anche per i lavoratori disabili cogliendone così appieno le maggiori difficoltà di spostamento e le esigenze di maggiori tutele di assistenza, e nel loro caso il tempo di recesso dovrà avere un termine più ampio (90 giorni) per consentire una migliore riorganizzazione del lavoro rispetto alle esigenze di vita del lavoratore.
L’Italia scommette sulle nuove forme di lavoro dipendente
Come sottovalutare a questo punto la maggiore produttività di un lavoratore che ha più tempo per se stesso e per la sua famiglia? Quanto ne guadagnerà l’azienda? Persino la comunità cittadina avrà i suoi benefici indiretti: riduzione degli spostamenti mattutini e conseguente riduzione degli incidenti stradali soprattutto nelle grandi città, diminuzione dell’inquinamento, ma soprattutto un clima migliore nello spirito. Insomma, il lavoro agile si ripercuoterà positivamente su tutta la comunità. Il Legislatore, ben conscio dell’importanza di questo nuovo modo di lavorare, per incentivare le aziende e i lavoratori alla stipulazione di tali accordi prevede degli specifici benefici fiscali e contributivi per entrambi (decontribuzione e detassazione quali “premi di produttività”) sulle ore di “lavoro agile” effettuate, un risparmio di non poco conto. Sembra strano, ma l’Italia scommette su questa nuova forma di lavoro dipendente, cercando di guardare al benessere dei lavoratori e alle esigenze di vita troppo spesso dimenticate. Lo stato lo fa investendo delle risorse economiche, rendendo lo smart working (lavoro agile) oltremodo facile nell’attuazione e nelle dinamiche fra le parti, cercando finalmente di superare il fiasco del telelavoro, sempre troppo poco utilizzato perché considerato rigido, costoso e definitivo. Il lavoro agile prevede solo una parte del tempo fuori dall’ufficio, mentre il telelavoro era definitivo.
Corsi e ricorsi critici
Molti, come sempre accade, non sono favorevoli, prevedono abusi, eccesso di controlli a distanza, e discriminazioni fra chi lavora in modalità agile e chi è fisso in azienda. Sarà necessario affrontare con maggior spirito positivo la questione tentando la realizzazione prima di criticare. Bisognerà vedere e comprendere come il mercato del lavoro reagirà alla novità, quali saranno le criticità che sorgeranno, insomma testare e controllare: la Legge, non dimentichiamolo, ha posto dei limiti soprattutto nella scelta individuale di adesione, si può cioè tornare sempre indietro senza per questo rischiare il licenziamento, il lavoratore potrà ripensarci, insomma, il contratto di lavoro agile non è per sempre, è una scelta che potrà essere valutata con serenità e obiettività dalle parti, che offre un nuovo modo di pensare al lavoro.
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