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Giuseppe Gisotti “Ambiente Urbano introduzione all’ecologia urbana

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Qualche giorno fa ho parlato del volume del professor Giuseppe Gisotti “Ambiente Urbano introduzione all’ecologia urbana”, oggi vorrei approfondire alcuni degli argomenti trattati dal professore, in modo da offrirvi ulteriori stimoli per leggere il libro. Ho già sottolineato che a mio parere si tratta di un manuale indispensabile per chi si occupa dell’amministrazione pubblica, un “Manuale per lo studio ed il governo della città” come è evidenziato già nel sottotitolo in copertina. Del libro oggi voglio evidenziare gli aspetti di ecologia urbana che hanno fatto dedicare dal professore un intero capitolo alla “biogeografia”.

Biogeografia

Nella nota a piè di pagina il professore ci spiega che:

“… La biogeografia è la disciplina che si occupa della distribuzione geografica degli esseri viventi. Si distingue in zoogeografia e fitogeografia. La biogeografia non mira semplicemente a conoscere ed elencare le specie viventi nelle singole regioni, ma cerca di spiegare la causa della loro distribuzione, considerando la probabile storia dei vari gruppi di organismi …”

Di questo argomento si discute molto, infatti la città è diventata il luogo di concentrazione di molte specie autoctone, ma anche dello sviluppo di specie aliene, alcune sono pericolose per quelle nostrane che in città hanno trovato rifugio, ma anche per l’uomo che è il primo responsabile della loro diffusione. Sto pensando alle tre specie di pappagalli che da anni hanno colonizzato le città di tutta Europa. Molti guardano questi volatili con simpatia e li chiamano pappagallini, ma nel caso dell’amazzone dalla fronte blu (Amazona aestiva) non possiamo certo parlare di pappagallini: con le penne della coda e l’apertura alare spesso superano il metro, la diffusione di questa specie alloctona è al momento circoscritta ad alcuni comuni liguri. Il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) e il parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) sono invece uccelli che hanno dimensioni minori, circa la metà dell’amazzone dalla fronte blu. La loro capacità di adattarsi all’ambiente urbano li ha fatti diventare dei nemici pubblici, infatti sono capaci di costruire nidi che ospitano diverse decine di coppie, nidi che possono pesare fino a centoquaranta chili e che a volte cadono, mettendo in pericolo i passanti. Un’altra cosa che ha fatto decidere alcune amministrazioni di città europee (ad esempio quella di Madrid nel 2019) di finanziare campagne per la loro eliminazione è il pericolo di “psittacosi”, la malattia di cui questi uccelli possono essere portatori sani: malattia infettiva conosciuta anche come febbre dei pappagalli, dovuta al batterio Chlamydophila psittaci, una malattia che può essere trasmessa anche agli umani e che ha sintomi simili a quelli influenzali. Gli abitanti delle città europee trovano questi pappagalli graziosi, anche se un po’ rumorosi, senza considerare che, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), “…l’invasione delle specie aliene è tra le prime cause di perdita della biodiversità autoctona e dell’estinzione di animali. …”

Gli animali invasori dei nostri ambienti urbani sono molti e alcuni sono già responsabili della distruzione selettiva di altre specie: a Roma molte palme sono state attaccate e distrutte dalle larve del punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrogineus), però questo non può essere addebitato all’urbanizzazione, ma alla globalizzazione.

Fitogeografia

Il volume in oggetto ha il merito non soltanto di evidenziare il fenomeno, ma anche di indicare il metodo usato per rilevarlo e le possibili soluzioni. Anche per le piante come per gli animali, la città con i suoi micro areali, è in grado di offrire opportunità speciali. A Roma ho potuto verificare la presenza di specie provenienti da diverse parti del mondo, dalle Paulownia provenienti dalla Cina, all’Echinopsis pachanoi, cactus andino di cui esiste, in una piazzetta della capitale, un esemplare ormai arborescente alto oltre quattro metri. Le Aloe saponariae, originarie del Sudafrica, sono coltivate dai piccioni a mezza costa di una delle muraglie che delimitano il retro dell’Istituto Superiore di Sanità.  Sotto casa nostra i netturbini, invece della tradizionale parietaria, eliminano dai bordi dei marciapiedi le piantine di Kalanchoe houghtonii che sono originarie dell’India meridionale. Scusatemi per queste precisazioni ma, specialmente per le specie succulente, grazie ai miei lavori editoriali e alle mie antiche attività nell’AIAS, sono particolarmente preparato. Tuttavia non sempre sono stati gli uomini a diffondere direttamente le specie aliene, a volte addirittura come infestanti. In Liguria, a Ventimiglia, ma anche in quasi tutti i paesi della riviera di ponente, sui cornicioni delle case o dove c’è un pugno di terreno abbandonato, è possibile trovare rare mammillarie americane: sono il frutto delle semine fatte dai passeriformi (con le proprie feci). Il vicino Jardin Exotique de Monaco è il principale responsabile di questa diffusione, assieme alle collezioni portate nella zona da Mr Thomas Hanbury che realizzò il suo giardino a Mortola nel 1867, giardino oggi gestito dal Dipartimento di biologia vegetale dell’università di Genova. Ma tutta la costa ligure è costellata da vivai e coltivazioni di piante, basta pensare a Sanremo. I frutti dolci di alcune piante succulente contengono i semi che, anche in natura, devono essere scarnificati per poter germogliare grazie agli acidi dell’apparato digerente degli uccelli.

Il Professor Gisotti segnala a Roma l’Aster squamatus, un’erbacea che arriva a due metri d’altezza:

“… Alcune sono state introdotte in Italia perché i loro semi, aderendo ai materiali di imballaggio, sono stati trasportati con le merci, come è il caso di una composita di origine neotropicale, l’Aster squamatus, osservata per la prima volata a Roma negli anni ’50 presso lo scalo ferroviario Ostiense e ora presente in tutta la città. Altre specie sono arrivate in Italia aderendo agli equipaggiamenti delle truppe italiane di ritorno dall’Africa o a seguito di quelle degli Alleati. 

La fauna ha avuto un ruolo notevole nella distribuzione delle avventizie su nuovi territori, specialmente gli uccelli di passo: un esempio è dato dall’alloro (Laurus nobilis) che a Roma si trova sia allo stato spontaneo che sfuggito alla coltura e avventizio, largamente diffuso da alcuni uccelli passeriformi, tra cui il merlo (Turdus merula). …”

Noi abitiamo a Roma dove abbiamo comprato casa andando in giro con una bussola e cercando di capire (al momento dell’acquisto) le differenze di illuminazione e di temperatura nelle varie stagioni. L’abbiamo fatto per individuare luce e temperatura adatte alle piante succulente, che coltivo e studio da decenni. L’inclinazione del Sole nelle stagioni invernali dimezza i tempi di insolazione della maggior parte del terrazzo, anche se le mura degli istituti scolastici che circondano i nostri terrazzi non superano i cinque piani e soprattutto distano dai nostri confini da un minimo di otto ad un massimo di venti metri. I nostri due terrazzi (cica 220 metri quadri) hanno la caratteristica di avere una temperatura minima che supera di tre gradi la minima indicata per la città dal servizio metereologico dell’aeronautica, ma i particolari orientamenti (diversi per i due terrazzi) fanno sì che in uno dei terrazzi la temperatura massima sia superiore anche di otto gradi rispetto alla massima cittadina.

In pratica a Roma, sul nostro terrazzo, le temperature massime estive sono come quelle dei deserti messicani, oltre i quaranta gradi, mentre quelle invernali difficilmente scendono sotto zero gradi centigradi. Un microclima simile a quello presente nella zona d’ingresso dell’orto botanico di Largo Cristina di Svezia, che permette la sopravvivenza di piante sudafricane anche senza la protezione di una serra. È facile comprendere quali opportunità a livello energetico possano offrire lo studio e lo sfruttamento di queste disposizioni. Il bilancio energetico della città è l’argomento di un altro dei capitoli del libro del professor Giuseppe Gisotti.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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