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Quando la ricerca ha le “mani legate”

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ricerca sullo zucchero

Un gruppo di ricercatori dell’università della California ha di recente fatto emergere i risultati di un’interessante ricerca, che l’industria dello zucchero ha occultato per ben cinquant’anni.

I principali effetti dell’assunzione di saccarosio

Verso la fine degli anni Sessanta, in seguito al crescente numero di ricerche relative all’assunzione di zucchero, la Sugar Research Foundation (che riuniva i principali produttori di questo alimento) finanziò uno studio dell’università di Birmingham sugli effetti dell’assunzione di saccarosio. Dalla ricerca sperimentale, denominata Project 259, emerse l’ipotesi che lo zucchero incrementasse il rischio di ictus e malattie cardiache, oltre a favorire un enzima collegato al cancro
alla vescica.

Una ricerca sullo zucchero priva di conclusioni

La Sugar Research Foundation, dopo aver analizzato gli esiti di tale ricerca, decise improvvisamente di non proseguire con lo studio, senza pubblicarne i risultati. Qualche anno prima, nel 1965, lo stesso ente aveva finanziato – senza dichiararlo – una ricerca dell’università di Harvard che era volta a minimizzare i rischi dello zucchero, spostando l’attenzione sui grassi saturi. Nel corso degli anni molte altre ricerche sono state interrotte dalle grandi multinazionali e non sempre è possibile venirne a conoscenza.

Una ricerca credibile

Un sistema all’interno del quale è l’industria stessa a finanziare le ricerche sui propri prodotti non  può produrre risultati indipendenti e credibili. Tuttavia va tenuto conto del fatto che spesso la ricerca richiede investimenti non in linea con la disponibilità economica degli organismi pubblici. Sarebbe dunque da approfondire l’ipotesi della creazione di fondi, finanziati anche da privati, la cui destinazione di ricerca venga vagliata da organizzazioni indipendenti come l’Oms. In attesa e con l’auspicio che possa presto svilupparsi una ricerca scientifica priva di condizionamenti, vale la pena comunque ridurre il consumo dello zucchero raffinato – così come suggerito ormai da molti medici e nutrizionisti – a vantaggio di prodotti meno lavorati quali, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, zucchero grezzo di canna, miele, sciroppo d’agave, etc…

 

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