Quello che conosciamo come il primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto, non era il primogenito. La sua vita fu profondamente legata a quella di Ottavia, la sorella più grande. Lei nacque nel 69 a.C. mentre lui nel 63: sei anni di differenza sono sufficienti per fare della sorella una protettrice, ma non abbastanza per separarne il percorso di vita. Era bella, molto. Ottavia era accomunata al fratello da lineamenti delicati ed eleganti, una fragilità estetica quasi provvidenziale nel celare l’ambizione di lui e la forza d’animo di lei. Si somigliavano molto: il raffronto tra i loro ritratti è tutt’oggi impressionante.
Aderenza alla tradizione e onori mai visti prima
Ottavia è stata la prima donna romana ad essere rappresentata su una moneta, una tetradracma coniata in occasione delle sue nozze con Marco Antonio. A lei fu dedicato un portico, i cui resti si possono ammirare a due passi dal Ghetto, a Roma. Abbracciava due templi più antichi, due biblioteche ed era decorato da numerose statue pregiate, tra cui quella di Cornelia, madre dei Gracchi. Anche qui, una prima volta: statue di matrone non erano mai state esposte in luoghi pubblici prima di allora. Ma quello non era un posto come tutti: era il portico dedicato ad Ottavia, una donna speciale.
Ottavia e Marco Antonio: un matrimonio dalle grandi implicazioni politiche
Fino al 41 a.C. la vita di Ottavia non si discostò molto da quella delle donne patrizie della sua epoca: sposata a Claudio Marcello, attraversò le guerre civili schivando per un soffio un paio di situazioni critiche. Ma nel 40 a.C. il marito di Ottavia muore, lasciandola con due figli e un terzo in arrivo. Una tragedia personale, ma non anomala. Fatto sta che quell’anno anche Marco Antonio resta vedovo. All’epoca c’era già una forte tensione tra Ottaviano, che era stato adottato per testamento da Cesare, e Antonio, che di Cesare si riteneva l’erede politico. Ottaviano, quindi, decise di cercare un equilibrio con la tattica, vecchia quanto il mondo, dell’alleanza matrimoniale: la sua idea era di far sposare la sorella Ottavia con Antonio. C’era un ostacolo: Ottavia era incinta del defunto marito e, per legge, non poteva risposarsi prima di un certo periodo. Qui il futuro Augusto mostrò per l’ennesima volta di essere, quanto a volontà ferrea, davvero erede di Cesare: fece approvare in Senato una delega speciale per permettere a sua sorella e al collega Antonio di sposarsi. E così fu. Ottavia, per volere del fratello e per il bene della gens, sposa immediatamente Marco Antonio che, però, aveva già conosciuto Cleopatra e con lei aveva concepito due gemelli.
La generosità di Ottavia
Nonostante questo, Ottavia si prodiga nel risanare i rapporti tra l’adorato fratello e il nuovo marito. Immaginiamo che non sia facile, ma per la famiglia e per la pace a Roma Ottavia non si risparmia e per alcuni anni la situazione resta equilibrata. Ottavia ha altri due figli da Marco Antonio, che si aggiungono ai tre avuti dal primo marito e a quelli che Antonio ha avuto dalla prima moglie, dei quali Ottavia si prende cura. Tutto funziona, dicevamo, finché Antonio non si reca in Oriente. Da lì le cose precipitano, perché il richiamo di Cleopatra è troppo forte e gli dà anche l’occasione di emanciparsi dall’alleanza con Ottaviano e provocare un cambio di equilibri. Se Roma si prepara a una nuova guerra civile, Ottavia cerca comunque di mantenere dignità e resta fedele al fedifrago consorte, finché non arriva la lettera di divorzio. Ma la guerra, allora, è già iniziata.Furono anni dolorosi, eppure Ottavia offrì comunque una luce nel lacerante panorama della guerra civile. Dopo la sconfitta e il suicidio di Antonio e Cleopatra, Ottavia si fece carico anche dell’educazione dei loro tre figli.
Marcello, figlio sfortunato
È ormai nato quel che conosciamo come impero e di nuovo è Ottavia a fare la differenza per Ottaviano Augusto: il princeps adotta e nomina suo erede il nipote Marcello, figlio della sorella e del primo marito. È un ragazzo bello e di talento, come tutti quelli della gens Iulia, e così anche dannato. Muore, giovanissimo, in circostanze ambigue, che lasciano il sospetto di un avvelenamento a opera di qualcuno a cui quell’adozione dava fastidio. Si sussurra che quel qualcuno sia proprio Livia, la moglie di Augusto, decisa a vedere sul trono il proprio figlio di primo letto, Tiberio. Fatto sta che solo in questo frangente, con la tragica e prematura morte di un figlio amatissimo, Ottavia cede. Quando sente i versi dedicati a Marcello da Virgilio, sviene. Il dolore incupisce colei che era stata faro e modello in un momento di caos e cambiamento. Da un certo punto di vista, la grande donna alle spalle del primo imperatore, quella che lo sosterrà con tutte le sue forze e senza margini di ambiguità, non sarà la moglie, ma proprio la sorella maggiore. Forte lei, più forte del monumento che ancora oggi la ricorda. Ed è bello visitare questi luoghi, pensando alla vita delle persone a cui sono intitolati.
Foto di Francesco Vacca e Sonia Morganti
[31] Augustus uero, nam forte expeditione Cantabrica aberat, supplicibus atque etiam minacibus per iocum litteris efflagitaret, ‘ut sibi de Aeneide’, ut ipsius uerba sunt, ‘uel prima carminis ὑπογραφή uel quodlibet κῶλον mitteretur’. [32] Cui tamen multo post, perfectaque demum materia, tres omnino libros recitauit, secundum quartum et sextum; sed hinc notabili Octauiae adfectione, quae cum recitationi interesset, ad illos de filio suo uersus: ‘tu Marcellus eris’, defecisse fertur atque aegre focilata.
Augusto in verità, infatti si era casualmente allontanato per una spedizione in Cantabria, richiedeva con lettere supplichevoli ed anche minacciose per scherzo, “che gli fosse inviata”, sono sue parole, “ o la prima ipografe del carme o qualsiasi kolon sull’Eneide”. A lui tuttavia molto dopo, completata definitivamente l’opera, (Virgilio) recitò interamente tre libri, il secondo, il quarto ed il sesto; ma qui, a quei versi che parlavano di suo figlio, “Tu sarai Marcello”, per il notevole sentimento di Ottavia, essendo quella interessata alla recitazione, si racconta che ella venne meno ed a mala pena fu rianimata.
Elio Donato – Vita di Virgilio.
Buongiorno, grazie per i bei contributi in lingua.