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Clara Sereni, la scrittrice degli “ultimi”

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Clara Sereni

Quest’anno voglio ricordare Clara Sereni, un’amica “eccellente” che non c’è più. È il mio contributo per evidenziare come, anche nel caso in cui si provenga da una famiglia eccezionale, alcuni parametri non possono essere usati per indicare una persona nella sua complessità. Soprattutto se parliamo di grandi donne, dire che sono figlie di…, mogli di… e madri di…, non può certo essere sufficiente a definirle. Avevo già scritto per ricordare e far conoscere una signora emblematica a questo scopo, Linuccia Saba, ma ora la situazione è decisamente diversa. Linuccia era nata nel 1910, Clara Sereni invece, aveva la mia età, o meglio io sono più grande di lei di tre mesi; Clara, nonostante la sua straordinaria famiglia, è una figlia del ’68, che ha sofferto per i limiti della società in cui ha vissuto e che ha cercato di cambiare, migliorando le condizioni degli “ultimi”.

Quando ho conosciuto Clara Sereni

Nel mese di luglio del 1989 lavoravo per la Casa Editrice Einaudi, per questo ricevetti una telefonata dalla “compagna” Maria Morante (la sorella di Elsa) che stava organizzando un Festival dell’Unità alla pinetina di Ponte Tazio (sulla via Nomentana, a Roma). Parlando con Maria scoprii che desiderava programmare alcune serate culturali, in particolare aveva invitato la sua amica, la scrittrice Clara Sereni, la figlia di Emilio Sereni e avrebbe voluto avere, per esporli e venderli in quell’occasione, gli scritti di Emilio Sereni Il capitalismo nelle campagne, Terra nuova e buoi rossi, Agricoltura e mondo rurale (nel volume I della Storia d’Italia), e naturalmente il libro Casalinghitudine di Clara Sereni, tutti editi da Einaudi. Avevo appena letto il volume Manicomio primavera che la Sereni aveva pubblicato con Giunti. Il libro era una dichiarazione d’amore per il figlio Matteo, che aveva problemi di autismo. Anche mio figlio Andrea, oltre ai suoi problemi fisici, aveva ricevuto la stessa diagnosi, così mi offrii per presentare il volume nella mia qualità di genitore di un bimbo autistico (anche se il volume non era edito da Einaudi). Maria fu molto contenta e mi mise in contatto con Clara Sereni, naturalmente in quelle due serate riuscimmo a incontrare e ad interessare ai problemi della diversità moltissime persone, probabilmente grazie ai manifesti e ai volantini che pubblicizzavano l’iniziativa. Sui manifesti c’erano i cognomi di Morante e di Sereni, c’era anche il mio ma non ero certo un personaggio famoso. Al successo dell’iniziativa, oltre alle nostre capacità, contribuirono sicuramente il clima caldo e asciutto, ideale per una cena all’aperto in pineta, e la cucina dei compagni del Festival, con le loro salsicce e le loro patatine.

La compagna Clara Sereni

Grazie ai libri, e alle esperienze condivise, approfondimmo la nostra conoscenza: io ero un suo ammiratore, il suo libro Casalinghitudine mi era piaciuto, così la “costrinsi” ad autografarne ben 150 copie a cui aggiunse la brevissima dedica “ai miei lettori con simpatia”; naturalmente quelle copie andarono a ruba. In quei giorni lei aveva dei problemi, non riusciva ad ottenere il parcheggio per portatori di handicap sotto casa, il figlio non aveva problemi fisici, e quindi secondo i burocrati non “meritava” questa agevolazione. Io invece avevo il posto per mio figlio Andrea, soprattutto perché non deambulante. Matteo, il figlio di Clara e dello sceneggiatore Stefano Rulli, era pesante e spesso non voleva rientrare in casa, portarlo in braccio era quasi impossibile per lei che non era certo robusta. Per alcuni anni ci scambiammo inviti ed esperienze, io ero attivo nel sindacato, lei nel partito e nelle associazioni. La sua militanza politica era a favore delle persone disagiate, ricordo che mi colpì molto la sua enorme cultura, che non ostentava, era proprio il contrario di quello che facevo io, che avevo conoscenze settoriali, specialmente tecniche, e tanto da imparare. La sua passione per il “sociale” faceva parte del suo DNA, ma il suo era un intervento sussurrato, non urlato, come se non volesse dar fastidio a nessuno.

Una famiglia particolare

La sua famiglia, di origine ebraica, era al top della cultura da diverse generazioni. Suo nonno Samuele era medico della Real Casa, ma a Roma era famoso come “il medico dei poveri” e tra i primi aveva deciso di studiare le malattie professionali, sua nonna era una Pontecorvo. Suo padre Emilio fin da piccolo frequentava i fratelli Rosselli e Eugenio Colorni (ucciso dai nazisti), nomi oggi poco noti ai giovani, ma fu proprio da quell’ambiente che nacque l’europeismo. Ancora oggi Renata Colorni (figlia di Eugenio) è una attivista nella diffusione della cultura europea, dirige la collana dei Meridiani Mondadori ed è una delle più importanti traduttrici italiane. Tanto per fare un esempio sullo “stile dei genitori”, quando Emilio Sereni in gioventù venne imprigionato, usò il proprio tempo per imparare il giapponese, era già un poliglotta straordinario, conosceva e parlava bene il tedesco, l’inglese, il francese, il russo, il greco, il latino, l’ebraico, ma anche alcune lingue morte cuneiformi, oltre al giapponese appena appreso. All’Università di Napoli conobbe e frequentò i gruppi intellettuali che facevano capo a Benedetto Croce e Giustino Fortunato. Grazie alla sua preparazione e alla sua militanza, Emilio Sereni nel 1948 venne eletto senatore nelle liste del PCI, e rieletto nel 1953. Nel governo di Alcide De Gasperi svolse l’incarico di Ministro all’Assistenza Postbellica e successivamente di Ministro ai Lavori Pubblici. Era un personaggio particolare, importante riferimento per la sinistra italiana, la sua biografia è stata scritta proprio dalla figlia Clara.

La mamma di Clara, Xenia Silberberg ma più nota con il nome di Marina Sereni, era una scrittrice antifascista figlia di due rivoluzionari russi perseguitati dallo zar; in clandestinità in Francia con la famiglia aveva fondato il foglio, poi diventato mensile, Noi donne e aveva scritto il volume autobiografico I giorni della nostra vita (uscito solo nel 1955), che divenne uno dei libri più diffusi in Italia, infatti venne stampato in oltre un milione di copie. Marina era il nome che Xenia usava in clandestinità.

Una vita senza disturbare

Come ho detto persi di vista Clara, si era trasferita a Perugia dove venne eletta vicesindaco e assessore alle politiche sociali. Come ogni genitore di ragazzi con problemi, si poneva il problema di cosa sarebbe successo quando sarebbe finito il sostegno della famiglia, quale sarebbe stata la qualità della vita del figlio, penso che anche questo abbia inciso sul suo trasferimento. Mi stupii molto quando scoprii che alcuni suoi lavori non erano stati capiti, in realtà era riuscita a trasferire in letteratura il mondo dell’autismo, purtroppo questo venne considerato un balbettio ripetitivo, ma lei non alzò la voce verso i suoi critici. Per il suo lavoro a favore degli ultimi si autodefinì “ultimista” (Taccuino di un’ultimista), ma a mio parere non fu mai compresa. Quando seppe di essere ammalata si ritirò in una casa di riposo: era ancora giovane (66 anni) ma si sentiva sempre più debole e per questo iniziò ad isolarsi, mi hanno detto che non aveva neppure voglia di rispondere agli amici che la chiamavano al telefono. Alla fine andò in una clinica svizzera e scelse l’eutanasia, era il 25 luglio 2018; era nata a Roma il 28 agosto del 1946. Ha lasciato tante opere, ma a me è rimasta l’amarezza di un discorso aperto che non riuscirò più a continuare.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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