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Portico di Ottavia, monumento speciale per una sorella eccezionale

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portico di Ottavia, Roma antica

Parte del Ghetto di Roma dalla sua istituzione nel 1555, il Portico di Ottavia è un complesso monumentale più volte restaurato e ampliato, che Ottaviano Augusto dedicò a sua sorella Ottavia. E ne aveva tutti i motivi, visto che fu proprio lui a farla sposare a Marco Antonio, per consolidare la loro traballante alleanza. Così, per volere del fratello e ragione di Stato, Ottavia, da poco vedova e ancora incinta del defunto marito, si trovò moglie di Marco Antonio. Dovette  crescere i propri figli, i figli nati dal proprio matrimonio con Antonio, i figli della prima moglie di Antonio e quelli che lui avrebbe poi avuto da Cleopatra. Il tutto, però, senza fare una piega né perdere dolcezza, come Roma insegnava alle sue donne migliori.

Portico di Ottavia: la maestosa eleganza del primo periodo imperiale

È più corretto definire il Portico di Ottavia come “complesso monumentale” perché, in sostanza, si tratta di un ampio recinto porticato costruito per circondare e contenere due templi preesistenti e altri edifici costruiti per l’occasione. In particolare il Portico porticodi Ottavia abbracciava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore e, al suo interno, conteneva anche una biblioteca divisa in due edifici, uno dedicato alla sezione greca e un altro a quella latina; tra questi sorgeva un’esedra adibita a curia. Strutture del genere esistevano numerose a Roma, perché avevano un fine celebrativo, accrescevano il prestigio della persona a cui erano dedicati e, tramite ciò, celebravano la sua intera famiglia. Ad aiutarci molto nella ricostruzione del suo aspetto originale è la Forma Urbis Severiana, la mappa marmorea di Roma risalente all’epoca di Settimio Severo che è giunta fino a noi. Il portico aveva quattro entrate e solo una rimane in piedi, spogliata degli splendidi marmi e delle numerose opere d’arte. Con una larghezza di 119 metri e una lunghezza di 132 metri, il Portico conferma la sensazione di maestosa eleganza che gli scavi effettuati nei dintorni suggeriscono. Purtroppo le numerose statue sono andate perdute, diversi capitelli o parti di colonne sopravvissute sono state inglobate nei palazzi circostanti. Tra le raffigurazioni degne di nota, c’era una statua bronzea di Cornelia, la madre dei Gracchi: era la prima statua di donna ad essere esposta pubblicamente a Roma, nel più vecchio portico di Metello, che da quello di Ottavia fu abbracciato e sostituito.

Il destino del Portico di Ottavia nei secoli

Più volte colpito da incedi e restaurato drasticamente, il Portico di Ottavia raggiunge una sua stabilità stilistica sotto Settimio Severo. Ma è una pace breve: nel 442 d.C. un forte terremoto obbligò a sostituire due colonne del propileo di ingresso con un’arcata muraria, ancora esistente. Proprio lì venne in seguito edificata la chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, che esiste ancora oggi. Non gode di una facciata particolarmente artistica, ma solo del muro di mattoni in cui sono inglobate tre colonne del Portico di Ottavia. E, tra quel che restava del portico e la chiesa, dal XII secolo fino all’Ottocento, si tenne il cosiddetto Cottìo, ossia l’asta del pesce per la cena di magro della vigilia natalizia. Era uno spettacolo di contrattazioni a base di termini gergali, di latino medievale e di altre contaminazioni, mentre sotto il Portico di Ottavia si accalcavano popolani e cuochi di nobili famiglie, pescatori e signori. In seguito, con l’unità d’Italia, il mercato del pesce fu spostato in piazza San Teodoro, più vicina a Porta Portese e Porta San Paolo, per evitare che il pescato dovesse attraversare tutta la Capitale. Dai volumina di poesia e filosofia delle biblioteche intitolate alla sorella di Augusto, passando per il mercato del pesce e arrivando ai nostri ristoranti tanto ambiti quanto veraci, nella sua lunga storia il Portico di Ottavia non è mai stato un posto desolato e silenzioso.

Foto di Sonia Morganti

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