Lo zafferano è anche un cosmetico? Naturalmente intorno ad una spezia così importante come lo zafferano si sono sviluppati diversi miti, che rendono lo zafferano importante anche per usi particolari, come quello cosmetico.
Alessandro Magno si tingeva i capelli con zafferano e acqua di potassio
Una delle “storie” più antiche legate allo zafferano nella cosmetica riguarda addirittura Alessandro Magno, che usava lo zafferano per tingersi i capelli. Oltre che un gran condottiero, Alessandro III di Macedonia (più conosciuto come Alessandro Magno), secondo la storia, era un innovatore che per primo capì l’importanza dell’immagine, della pubblicità e della comunicazione: era lui a guidare, spesso a trascinare, con il suo impeto, l’esercito che veniva decantato e mitizzato (in varie lingue) da un gruppo di storici. Oggi diremmo “giornalisti venduti” che al suo servizio avevano il compito di scrivere su di lui storie terrificanti destinate ad impressionare il nemico. Alessandro Magno, per farsi riconoscere dai suoi soldati, si tingeva i capelli con zafferano e acqua di potassio. A metà del quarto secolo avanti Cristo, in Grecia, era abbastanza comune, per i maschi di un certo livello, curare i propri capelli, ma non si hanno notizie di uomini che se li tingessero. Proprio grazie allo zafferano Alessandro poteva sfoggiare (pur essendo macedone) una lunga chioma bionda e lucente. Ero convinto che l’uso dello zafferano in dosi eccessive potesse aver influito sulla salute del condottiero, ma a fine gennaio 2019 è uscito in Italia un comunicato ANSA, ripreso da tutti i quotidiani, che riporta una ricerca condotta dalla canadese Katherine Hall, della Dunedin School of Medicine dell’Università di Otago, pubblicata su The Ancient History Bulletin: la ricerca riguardava le ragioni della morte di Alessandro Magno. Fino a qualche anno fa, grazie agli scritti di Eumene di Cardia, di Tolomeo e delle persone a lui vicine, si credeva che il condottiero fosse stato avvelenato. I ricercatori canadesi hanno invece scoperto che Alessandro Magno non morì attorniato dai suoi amici e consiglieri, ma addirittura una settimana dopo che i suoi medici lo avevano dichiarato morto (il 10 giugno 323 a.C.); in pratica venne sepolto vivo a causa di una specie di morte apparente dovuta a un’infezione batterica. Purtroppo non si è ancora trovata la tomba di Alessandro Magno, visto che il corpo venne rubato da Tolomeo nel 321 a.C. . Questo impedisce una verifica sui resti dell’imperatore, ma l’ipotesi si basa su molte testimonianze e osservazioni, sia dei medici che degli storici presenti alla sua breve agonia e morte. Prima che uscisse la notizia volevo chiedere a un biochimico gli effetti sulla salute prodotti dall’uso o dall’abuso dello zafferano usato in grandi quantità come tintura per capelli. Ricordo che la dose massima giornaliera di zafferano per un adulto è di 1,5 grammi.
Cleopatra e lo zafferano nella cosmetica
Tornando a Tolomeo I, era il generale che Alessandro aveva messo alla guida del regno d’Egitto dopo averlo conquistato, in pratica il capostipite della dinastia Tolomaica che terminò con Cleopatra.
Ironia della storia, il secondo personaggio storico a cui è stato attribuito l’uso dello zafferano nella cosmetica è proprio Cleopatra. Secondo gli scrittori che ne hanno parlato, compreso Plutarco che ne scrisse (in modo non troppo lusinghiero) nella “Vita di Antonio”, Cleopatra usava diversi cosmetici a base di zafferano e miele. In realtà la regina sembra usasse la polvere di zafferano come “cipria” che le lasciava una patina dorata sulla pelle. Anche il bagno nell’acqua e zafferano sembra fosse usato dalla regina come afrodisiaco, naturalmente i particolari sui trucchi usati da Cleopatra li abbiamo appresi dai suoi detrattori. Certamente Cleopatra, nonostante la rarità della spezia, se lo poteva permettere e, in base agli attuali studi, un effetto di purificazione e ringiovanimento della pelle sicuramente c’era.
Nell’impero romano e nel medioevo l’uso dei cosmetici, in particolare di ciprie e profumi, era abbastanza diffuso tra i ricchi, quasi sconosciuto per i poveri, anche se grazie all’uso delle terme pubbliche anche i non abbienti potevano dedicarsi all’igiene personale e barattare quel poco che avevano con le spezie in vendita sui banchetti nelle strade o nei mercati. Dalla fine del medioevo fino a tutto il diciassettesimo secolo, considerando che l’igiene personale non era certo il massimo (il bagno era diventato un presidio medico e veniva fatto solo su prescrizione di un dottore), le ciprie per le parrucche e i profumi per sopravvivere agli odori personali erano necessari in società.
Lo zafferano nella cosmetica moderna
Contemporaneamente si sviluppava la chimica moderna e la farmacologia, come abbiamo avuto modo di scoprire nel volume del dottor Joan Ferdinando Herdod “Crocologia” del 1671, e successivamente la cosmetica moderna. Per un certo periodo, a fianco della scienza “ufficiale” (ancora molto limitata), ciarlatani che si improvvisavano chimici farmaceutici, per giustificare il prezzo e a volte la non riuscita dei trattamenti, usavano (o dichiaravano di usare) preparati che contenevano le cose più preziose del periodo, così lo zafferano e anche l’oro in polvere divennero componenti dei medicinali usati contro infezioni batteriche e morsi di animali. Grazie al costo elevato l’effetto placebo era assicurato e soprattutto pochissimi potevano permettersi trattamenti molto lunghi, così nessuno era in grado di smentire le vantate qualità dei composti.
Tra magia e reltà
Oggi la “magia” e la chimica convivono, è tornata di moda una concezione olistica dell’uomo, e allora in ricordo degli antichi testi ayurvedici lo zafferano è usato come afrodisiaco, soprattutto come profumo adatto alle donne, ma che attrae l’uomo. Tuttavia il suo distillato usato assieme all’olio di sandalo nei massaggi serve per liberarci dall’apatia dell’abbandono e dagli eccessi delle passioni. Gli adepti sostengono che apre il chakra del cuore, il chakra più importante, la sede dello spirito e il centro da cui nascono tutte le emozioni umane compreso l’amore. Sapendo queste cose come si può rifiutare un massaggio con olio di sandalo ed estratto di zafferano?
Vero zafferano o...
Probabilmente non lo sapete, ma il 21 dicembre 2018 la Regione Lazio ha premiato un processo produttivo brevettato dall’ENEA, divisione Biotecnologie e Agroindustria; si tratta del progetto PROBIOZAFF (PROduzione di composti BIOattivi di ZAFFerano in lievito) che ha lo scopo di produrre, secondo il comunicato ENEA e la relazione della dottoressa Olivia Costantina Demurtas, grandi quantità di crocine a basso prezzo. Dal comunicato ENEA:
In realtà questo brevetto parte da una ricerca del 2014, sempre dell’ENEA, in collaborazione con diverse università (tedesche, spagnole e arabe); la ricerca individuò il gene CCD2 (Carotenoid Cleavage Dioxygenase 2) che permetteva di sintetizzare la crocina senza bisogno delle piante di Crocus. Il nuovo lavoro ENEA ha individuato e brevettato un metodo veloce ed economico per la produzione della molecola di crocina in modo biotecnologico. Questo non certo per produrre uno zafferano artificiale. Spero invece che la scoperta serva per ridurre l’importazione dello zafferano di scarsa qualità, impiegato nell’industria cosmetica e medicinale, permettendo alla qualità dello zafferano artigianale di emergere.