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Lo Stenocereus eruca non è un diavolo. False notizie dal web

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Stenocereus eruca

Al peggio non c’è mai fine; come la maggior parte dei mie lettori già sa, una delle attività che mi interessa maggiormente è denunciare le fesserie e le notizie inventate e gonfiate al punto di diventare “eclatanti”. Nel mondo sono molti gli pseudoscienziati che cercano di sorprenderci con la loro verità strabiliante, specialmente quelli che si spacciano come “esperti” di ambiente e natura. Tuttavia avevo sempre considerato alcune istituzioni al di sopra di ogni sospetto, una di esse era Google, che per quanto ne sapevo ha anche algoritmi in grado di assegnare una specie di punteggio legato alla scientificità. Pensate alla mia sorpresa quando sulla pagina del mio motore di ricerca preferito ho letto l’articolo “Il Diavolo Strisciante: il cactus che si uccide per strisciare nel deserto”. Spero che questo mio articoletto permetta a Google di smascherare il ciarlatano. Purtroppo non sono così  sicuro che esista realmente questa possibilità: il sito stesso “Commenti Memorabili.it” evoca la straordinarietà  delle notizie contenute, e visitando il sito capirete che non ho aggiunto nulla alle cavolate spacciate come notizie. Permettetemi, visto che sono proprio io l’autore dell’articolo Stenocereus eruca, la biscia del deserto”, di ribattere punto per punto alle straordinarie cavolate riportate. Purtroppo le cose false, se diffuse da supporti credibili, rischiano di essere considerate vere.

L’articolo inizia così:

“Il Diavolo Strisciante: il cactus che si uccide per strisciare nel deserto

In Alcuni Paesi del mondo esistono creature davvero pericolose.

Se avete accuratamente evitato le foreste tropicali o l’entroterra australiano per paura dei giganteschi e minacciosi insetti che potrebbero minacciare la vostra incolumità fisica e mentale, vi capiamo benissimo. …  anche la flora talvolta potrebbe celare insidie misteriose alle quali molto probabilmente non avevate pensato. Insomma, chi immaginerebbe mai l’esistenza di una pianta capace di camminare attraverso il deserto del Messico? … . E questo strisciare inesorabile tra le lande più desolate e polverose dell’entroterra messicano non fa che risvegliare in noi l’ancestrale timore di quelle creature che si fanno strada nell’oscurità una spira dopo l’altra. Il Diavolo Strisciante, questo cactus zombi pieno di aculei, non è di certo da meno. E se alle piante carnivore siamo oramai abituati, ad un pezzo di flora che se ne va in giro per il mondo forse non ci abitueremo mai. I collezionisti però sembrano gioire. L’ecosistema un po’ meno.”

La prima cavolata è l’ossimoro contenuto nel titolo: la pianta “si uccide” per “strisciare nel deserto”. Non c’è nessun suicidio, semmai una strategia di sopravvivenza. Sempre nelle primissime righe, questa volta nel sottotitolo, si fa intendere che si parlerà di “creature davvero pericolose”: pericolose per chi? Si continua parlando di “strisciare inesorabile”: la specie non striscia, cresce! Altre specie crescono verticalmente, questa lo fa orizzontalmente, l’enfasi sul timore dei rettili prepara all’immagine successiva, una regia da film horror!

“Partiamo dal principio: … i cactus sono facilmente riconoscibili grazie alla loro peculiare forma cicciotta e piena d’aculei. Che siano essi tondeggianti come delle zucchine ripiene o “a candelabro” come il cactus gigante rintracciabile nei più amati film western, è indubbio che avvicinarvisi troppo potrebbe essere quantomeno sgradevole. Se è poi la pianta ad avvicinarsi in maniera spontanea la faccenda si fa ancor più bizzarra. … per succulente non intendiamo buone da mangiare, bensì in grado di trattenere acqua in previsione di giornate terribilmente aride.”

Il colpo è da maestro. Ecco come si confeziona una “cavolata” di qualità: si racconta una cosa scientificamente vera, anche se imprecisa (ma solo per gli specialisti), e poi si fa passare una cavolata terrificante. L’imprecisione riguarda la presenza di “aculei” nei cactus, sono le spine e non gli aculei quelle sempre presenti nella famiglia delle Cactaceae, le spine sono di fatto la trasformazione delle foglie, mentre secondo il glossario di “Acta Plantarum” si definisce ACULEO:

Organo appuntito e spinescente che deriva dall’epidermide senza aderire al legno e che quindi è privo di tessuti conduttori, ( che invece hanno le spine).

La cavolata suprema è esposta in modo subdolo:

“ … è indubbio che avvicinarvisi troppo potrebbe essere quantomeno sgradevole. Se è poi la pianta ad avvicinarsi in maniera spontanea la faccenda si fa ancor più bizzarra. …”

Scappa che arriva il cactus!

Sembrerebbe che il cactus rincorra il malcapitato! Questo è strafalso.

Gli allegri buontemponi diffusi attraverso Google continuano:

“Il Diavolo Strisciante non è da meno, … . Conosciuto come unico cactus in movimento sulla faccia della terra, questa rarissima pianta inquietante si aggrappa con le unghie e con i denti (e con gli aculei) alla sopravvivenza, arrivando addirittura a clonarsi pur di non perire nel deserto. Se queste due pagine vi hanno instillato un po’ di coraggio ed ora non vedete l’ora di ammirare con i vostri occhi questa meraviglia della natura, sappiate che potrebbe costarvi un po’ caro. A meno che non viviate nella Bassa California del Sud, uno dei 31 stati federali degli Stati Uniti Messicani. “ … . È una pianta particolare, dicono che si tratti dell’unico cactus al mondo capace di muoversi”, spiega Alfredo Beltran Morales, ricercatore presso il Dipartimento Accademico di Agronomia dell’Università Autonoma della Bassa California del Sud. (n.d.r. Questo “esperto” ha scritto tra il 2004 e il 2018 ben dieci articoli sul controllo e il risparmio dell’acqua nelle zone aride e sugli effetto ti dei fitofarmaci).”

La specie non è proprio un “Diavolo Strisciante”, ma una pianta che cerca di sopravvivere alla mancanza d’acqua. Ho avuto più volte l’occasione di ricordare ai miei lettori che i cactus hanno delle capacità, maturate in secoli di evoluzione, che li portano a sopravvivere dove altre specie non riuscirebbero. Negli ultimi anni proprio botanici italiani hanno dimostrato che in ambienti “normali” anche i cactus si comportano in modo normale, addirittura rinunciano alla fotosintesi CAM (Crassulacean Acid Metabolism). La stessa cosa succede per lo Stenocereus eruca che se coccolato, o semplicemente coltivato normalmente, non ci pensa proprio ad andare a cercare l’acqua.  Nel settore riservato alla collezione privata del Principe, al “Jardin exotique de Monaco”, alla fine del secolo scorso  ho potuto ammirare un esemplare lungo almeno una decina di metri, senza nessuna voglia di smettere di crescere e neppure di autoamputarsi. 

L’articolo, chiamiamolo così, continua:

“Muovendosi si sposta da un luogo all’altro. La parte posteriore, o la parte più vecchia della pianta, cresce come fosse erba. Una volta essiccatasi il resto della pianta si alimenta sulla materia organica lasciata indietro e procedendo via via in questo modo, si sposta molto lentamente. Questa è la sua caratteristica principale”. Non avete sentito anche voi un brivido lungo la schiena? Una pianta che per sopravvivere deve morire, o almeno deve sacrificare parte del proprio organismo per sostentarne un altro, è quello che il dottor Morales definisce un vero e proprio “capriccio della natura”. Dopo l’ornitorinco, sia chiaro. Allungandosi inesorabilmente in cerca del sole, il gambo del Diavolo Strisciante inizia a radicarsi verso la punta, e una volta fissato saldamente nel terreno sabbioso, il vecchio corpo morirà. Davvero poetico. … (questi comportamenti) le hanno conferito parecchia fama tra i collezionisti del settore. Un po’ come la distruzione della barriera corallina ad opera di turisti che  “me ne porto via solo un pezzettino, alla fine che sarà mai”, anche per il Diavolo Strisciante le cose si son fatte complicate. Il suo continuo strisciare la sta portando inesorabilmente verso l’estinzione e attraverso un mercato sommerso di migliaia di dollari.

Un pezzo di questa pianta del Diavolo, in Europa, può essere venduto alla bellezza di 4.000 o 5.000 dollari. Dopotutto i collezionisti di tutto il mondo farebbero i salti mortali per portarsi a casa una rarità del genere, dovesse pure costare la vita dell’intera specie.”

In natura non è sempre meglio

L’ambiente naturale per gli Eschimesi è la tundra ghiacciata, ma gli eschimesi che vivono a Londra o a Roma hanno una qualità della vita migliore! La stessa cosa funziona per tutti gli “inquilini” delle zone estreme e quindi anche per lo S.eruca. Animali e piante confinate in zone inospitali rischiano l’estinzione o migrano in ambienti migliori. Queste righe potrebbero anche crearmi dei problemi con il fisco: da anni coltivo e regalo esemplari di questa specie, anche una delle responsabili di Greeniuos ne ha ricevuto un pezzo. Il prezzo della pianta è un’altra “cavolata”, forse esistono dei “collezionisti” disposti a spendere simili cifre (mi piacerebbe conoscerli), ma il mio consiglio è di collezionare  pietre preziose o monete, non esseri viventi. Animali o piante prima o poi moriranno, che senso ha collezionarli? Il pezzo termina in modo quasi ecologico, ma sempre falso:

“Molte persone sono venute e ne hanno preso dei pezzi per rivenderli. Si tratta di una pianta estremamente rara, il che la rende davvero molto apprezzata all’estero. In questo modo però la quantità nella sua regione natale inizierà a diminuire”, ha spiegato il dottor Morales. Ma non solo trafficanti di cactus, anche gli allevatori sembrano minacciare tale rarità naturale. La paura che le spine possano danneggiare il bestiame ha portato molti allevatori a recidere qua e là il povero cactus che non aveva fatto nulla di male se non quattro passi nel deserto. Il risultato è che la pianta si trovi tutt’ora sulla lista delle piante in via d’estinzione. Lasciato solo, il Diavolo Strisciante potrebbe tranquillamente sopravvivere un centinaio d’anni. Non è mai troppo tardi per iniziare a farsi gli affaracci propri, non vi pare? La natura potrebbe ringraziare.”

Il Messico ha una delle leggi più restrittive per quanto riguarda il traffico dei cactus: “I TRAFFICANTI DI CACTUS SONO COME I TRAFFICANTI DI DROGA” è la traduzione di uno degli slogan più diffusi e propagandati dalle autorità locali. In parte è il risultato del buon lavoro degli ecologisti nord americani. Per quanto riguarda gli allevatori possono essere responsabili della riduzione dell’habitat, ma non sono così pazzi da portare i loro animali nelle zone desertiche. Mi auguro di aver chiarito la differenza tra una “favola fantastica” e l’osservazione della natura. Purtroppo alcuni spacciano la favola per scienza, speriamo di non dover scoprire che per superficialità abbiamo dato spazio a chi addirittura nega la scienza.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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