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Il latte, alternativa agli imballaggi di plastica

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imballaggi di plastica

Gli inquinantissimi imballaggi di plastica potrebbero essere sostituiti una volta per tutte. Un’alternativa sostenibile arriva dagli USA e sfrutta sostanze alimentari naturali come la caseina contenuta nel latte, per la realizzazione di una pellicola commestibile e biodegradabile.

Imballaggi di plastica, un problema preoccupante

Una nuova ricerca di Greenpeace conferma l’aumento vertiginoso delle particelle microplastiche che invadono i nostri mari e che vengono poi ingerite dagli organismi viventi entrando così nella catena alimentare globale.
Dal 2002 al 2013 la produzione mondiale di plastica è aumentata da 204 a 299 milioni di tonnellate/anno. Un dato tra i tanti riporta che una grande parte di essa (39.6 per cento) è proprio quella utilizzata per gli imballaggi, generando montagne di rifiuti che, attraverso gli scarichi urbani, finiscono in gran parte nelle acque del mare. Non c’è bisogno di troppe spiegazioni per capire quanto questo problema sia preoccupante e perché il tema sia fatto oggetto di ricerche sempre più innovative.

I nuovi imballaggi di plastica sono fatti con il latte

I nuovi imballaggi biodegradabili rappresentano una vera svolta nel campo dei materiali per il confezionamento e sono composti da caseina (proteina del latte) e pectina, una sostanza molto utile nel campo dell’industria alimentare perché, a contatto con l’acqua, ha la capacità di formare una sorta di reticolo tridimensionale gelatinoso resistente all’umidità e alle alte temperature.

La nuova pellicola mantiene intatte tutte le caratteristiche apparentemente insostituibili della plastica, ma offre in più i vantaggi di un prodotto sostenibile che, oltre ad essere completamente biodegradabile, permetterebbe di posticipare la scadenza dei cibi grazie ad elevate capacità isolanti, superiori fino a 500 volte quelle della plastica tradizionale. In più è senza dubbio meglio mantenere il cibo con pellicole naturali che con materiali a base di petrolio.

Gli studiosi che hanno condotto la ricerca sostengono inoltre che, nell’arco di tre anni, sarà possibile sostituire le confezioni in tutti i negozi e i supermercati del pianeta e, se davvero queste previsioni dovessero avverarsi, rappresenterebbero un vero punto di svolta nella lotta allo smaltimento dei rifiuti.

Un problema etico

Nonostante la scienza faccia enormi passi avanti per fornire risposte sostenibili ai problemi dell’inquinamento, ogni soluzione contiene sempre due facce nella stessa medaglia. In questo caso specifico, sostituire i prodotti a base di petrolio con altri di origine naturale aumenterebbe vertiginosamente lo sfruttamento degli animali e l’inquinamento ambientale che deriva da questa pratica.

Se vogliamo affrontare il tema dal punto di vista squisitamente etico, non dobbiamo dimenticare che la mucca “da latte” viene fatta partorire una volta l’anno spesso in condizioni terribili e non potrà mai accudire la sua prole. Dei suoi figli verrà risparmiata solo una femmina che prenderà il suo posto quando lei non sarà più in grado di mantenere il ritmo di produzione di latte e sarà quindi inevitabilmente macellata. Le mucche, trattate come “macchine da latte” anziché da esseri senzienti quali sono, dovrebbero quindi iniziare a produrne non solo per scopi alimentari, ma anche per avere disponibile abbastanza caseina per il packaging.

Dal punto di vista dell’inquinamento inoltre, se da una parte si potrà abbattere la produzione di plastica, dall’altra sarebbe penalizzante in termini di sfruttamento di risorse (terreni, energia, acqua) e di inquinanti emessi (gas serra, sostanze chimiche e deiezioni ad alto potere inquinante). C’è da dire però che, alla luce di questi fatti, i ricercatori stanno anche lavorando per rendere la caseina sintetica clonandone il DNA necessario. Questa sarebbe forse la soluzione perfetta.

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