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Il restauro e la conservazione delle livree del Quirinale

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Quirinale livree
Roma, Quirinale

Chi visiterà la galleria dove sono esposte le livree e i finimenti si meraviglierà nel vederli così ben tenuti e completi di ogni accessorio. La cultura della conservazione non è così antica e, soprattutto in Italia, la quantità di oggetti artistici presenti sul nostro territorio e nei nostri palazzi ha fatto sì che per anni oggetti, oggi compresi nei Beni Culturali, venissero considerati come appartenenti alle arti minori e quindi non degni di essere conservati. Le livree sono tra questi manufatti: per fortuna la notevole quantità di “pezzi” distribuiti e spesso abbandonati negli armadi degli appartamenti dei custodi e della servitù, nei molti palazzi riservati alla Casa Savoia, ne hanno permesso il recupero e la conservazione. Oltre agli antichi indumenti, la ricca documentazione con le fatture dei lavori eseguiti dalle sartorie, la dettagliata descrizione degli ordini con la specifica dei tessuti usati con i disegni dei modelli delle livree, ma anche dei costumi, hanno permesso di completare ed arricchire la collezione.

Il restauro e la conservazione delle livree

Anche se collocati in armadi da esposizione, dietro i vetri e in ambienti con luci soffuse, gli indumenti vanno spolverati, controllati e restaurati. Tutti noi abbiamo esperienza dei possibili danni legati alla conservazione degli indumenti, nel caso delle livree i diversi materiali che le compongono le rendono ancora più fragili. Ho già raccontato di essere rimasto affascinato, durante una visita alla galleria delle livree e dei finimenti esposti nella palazzina Cipolla nel Quirinale, dall’attività di alcune signore che con una spazzola particolarmente morbida si dedicavano alla pulizia dei capi e alla delicata aspirazione della polvere dai tessuti. Sempre nella stessa galleria uno storico dell’arte, che poi ho scoperto essere il dottor Marco Lattanzi, soprintendeva al ripristino di alcuni bottoni che si erano staccati e di altri che sembravano allentati. Avrete letto di come le livree negli anni fossero soggette a modifiche legate alle mode del tempo, ma anche alla necessità di “apparire”, con l’aggiunta di accessori in oro e argento, e in questo i bottoni avevano un proprio ruolo. A seconda del periodo, i bottoni erano di foggia e materiali diversi, per questo scegliere e fissare il giusto bottone in una livrea spesso ricostruita non è così semplice, di fatto è il risultato di una ricerca storica e filologica.

Nel precedente paragrafo ho raccontato di livree trovate abbandonate in armadi, perché dopo l’avvento della Repubblica, o dopo la chiusura di un palazzo signorile, non erano più utili; diverso è il discorso per gli accessori e soprattutto per le scarpe. È il motivo per cui talvolta le scarpe e gli stivali esposti sono delle ricostruzioni realizzate grazie ai disegni inviati ai fornitori, le scarpe originali (a differenza delle livree) erano usate fino al loro totale consumo dagli impiegati a cui erano state assegnate.  La cura delle livree non è solo legata al restauro, quelle esposte hanno bisogno di periodici lavaggi e trattamenti antitarmici, ma comunque ci sono anche i restauri, spesso di lesioni dovute a consumi non omogenei, lesioni oggetto di rammendi ricostruttivi. Per la parte che riguarda i tessuti ho potuto osservare interventi realizzati nel laboratorio degli arazzi del Quirinale, ma ricordo che anche le livree sono composte da materiali diversi: il restauro e la conservazione di oggetti polimaterici è sempre più complicato del restauro di oggetti composti da un singolo materiale. Ho potuto osservare la cura di un abito bianco da sera, probabilmente di una delle principesse del Palazzo, nel laboratorio di restauro degli arazzi. In Italia esiste una tradizione nell’arte del restauro: l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (I.S.C.R.) dal 1980 ha aperto i suoi laboratori di restauro dei tessuti e di formazione dei restauratori nel complesso del San Michele a Ripa a Roma, di fronte a Porta Portese, in quello che per secoli è stato un carcere minorile e femminile.

Un’attività di genere

Come ho segnalato parlando degli arazzi, sono più le esponenti del genere femminili ad occuparsi del restauro dei tessuti. Ugualmente sono in maggioranza le ragazze quelle iscritte nei molti corsi universitari o para universitari di specializzazione nel restauro dei tessuti antichi, degli arazzi, dei tappeti e delle divise. Probabilmente è un fenomeno che meriterebbe uno studio sociologico; la mia affermazione deriva solo dall’osservazione delle realtà attualmente presenti nelle scuole più importanti in Italia: l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la Scuola di Restauro della Venaria Reale (nel torinese), la Scuola di Formazione per il Restauro dei Tessuti di Botticino (in provincia di Brescia), fino alle specializzande dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma (I.S.C.R.), senza citare le decine di atenei che hanno istituito corsi di restauro, anche se non così specializzati né famosi come i precedenti.

Anche molti uomini sono impiegati nell’arte del restauro, ma in altri ruoli e in altri settori di specializzazione: secondo le statistiche prevalgono i maschi anche tra gli imprenditori che hanno aperto “botteghe” dedicate al restauro, e sono molti i restauratori che dirigono storici laboratori italiani.

Nel palazzo del Quirinale l’esposizione delle livree e dei finimenti ha la particolarità di essere una delle più importanti d’Italia; tuttavia grazie alle molte manifatture presenti sul territorio, e alla nostra storia, i musei italiani dedicati al tessuto e agli abiti antichi sono molti, ad esempio quello di Spoleto, ma anche quelli di Firenze, di Prato e di Torino, per citare i più importanti, poi ci sono anche quelli legati ad una sartoria o ad una particolare tradizione. In definitiva anche nel settore del restauro del tessile in Italia il lavoro certamente non manca.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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