Il Comando Unità per la Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare (CUTFAA), struttura incardinata nell’Arma dei Carabinieri e che ha acquisito i compiti e le competenze dell’ex Corpo Forestale dello Stato, il 16 novembre scorso ha organizzato la presentazione del volume “Biodiversità e ibridazione nelle orchidee spontanee: un caso dell’Alta Murgia in provincia di Bari”. Come invitato ho avuto il piacere di ascoltare la presentazione degli autori, il Generale di Brigata Giuseppe Nicola Silletti, il prof. Piero Medagli e il prof. Valter Rossi, nonché l’introduzione del prof. Francesco Petretti. Intanto lasciatemi dire che, nonostante le centinaia di eventi culturali che ogni giorno vengono organizzati a Roma, l’orario poco amichevole (le ore 12:00 di un giorno feriale) ed anche l’impossibilità di raggiungere il luogo della presentazione se non a piedi (per le difficoltà di trovare un parcheggio per l’automobile), molti presenti sono dovuti restare in piedi: la sala era veramente piena. L’argomento era interessante, anche se specialistico, ma a mio parere a riempire la sala ha contribuito l’interesse verso gli autori e gli illustri docenti presenti, dal prof. Valter Rossi che ho avuto più volte occasione di ascoltare durante le sue conferenze per il SIO (Società Italiana Orchidee), al Generale Giuseppe Silletti che, oltre ad essere il Comandante della Regione dei Carabinieri Forestali della Puglia, si è dimostrato esperto di macrofotografia e attento osservatore delle piccole differenze che permettono il riconoscimento degli ibridi e delle specie parentali dalle quali derivano.
L’evento culturale non resterà isolato
L’informazione interessante per tutti è che l’evento non resterà isolato, secondo quanto affermato dai dirigenti dall’ex URP del Corpo Forestale dello Stato, tra poco inizieranno i “Martedì culturali” legati alle attività del CUTFAA .
Tornando all’evento del 16 novembre, i docenti presenti hanno spiegato come la biodiversità nel mondo delle orchidee sia in qualche modo una forma di tutela delle orchidee spontanee, di solito molto specializzate a causa degli insetti impollinatori che sono specifici per ogni specie. Ricordo ai nostri lettori che le orchidee del genere Ophrys sono estremamente specializzate: la riproduzione sessuata in questo genere è entomogama (la fecondazione viene promossa grazie a particolari insetti impollinatori; una specie di insetto per ogni specie di orchidee, escluse rare eccezioni), il fiore nelle Ophrys ha la forma della femmina dell’insetto impollinatore e le piante, per rafforzare l’inganno, producono anche i feromoni specifici. In questo modo i maschi si dedicano alla pseudo-copulazione, con il risultato di farsi attaccare al corpo le sacche di polline (pollinio). Quando l’insetto esausto termina la pseudo-copulazione,appena si riprende,cerca di trovare un’altra “finta femmina” con cui tentare l’accoppiamento, in questo modo, però, il sacchetto di polline attaccato alla testa viene trasportato su un altro fiore che verrà impollinato.
Orchidee: tanti semi, poche piante!
Un’altra caratteristica delle orchidee è il gran numero di semi contenuti in ogni capsula (che in alcune specie sono più di cinquantamila), semi leggerissimi privi di sostanze di riserva, che hanno bisogno, per germogliare, di essere invasi da micro funghi (spesso del genere Rhizoctonia) che di fatto producono una “simbiosi micorrizica” in grado di alimentare l’embrione. Il mondo delle orchidee è affascinante e interessante anche per i ricercatori perché è ancora pieno di misteri: ad esempio non è completamente chiarito il rapporto simbiotico fungo-seme, ma è interessante anche il meccanismo di scelta ed emissione del feromone specifico per l’insetto impollinatore. Il processo di sviluppo delle plantule è particolarmente lento e quindi estremamente selettivo: queste orchidee impiegano (per alcune specie) anche fino a 13 anni per arrivare in forza da fiore, ciò espone le piantine a molte situazioni critiche, legate all’ambiente, alle vicissitudini meteorologiche, agli incendi boschivi, alla presenza dell’uomo ecc. , e fa sì che, anche se sono migliaia i semi distribuiti nell’ambiente, pochissime saranno le piante che dopo molti anni fioriranno. Nella presentazione il Generale Silletti, che oltre ad essere dottore in Scienze Agrarie è anche dottore in Scienze Forestali, ha spiegato con un linguaggio semplice, comprensibile a tutti, il rapporto tra la biodiversità e gli ibridi. Ha raccontato che gli ibridi in qualche modo sono le risposte delle orchidee alle variazioni degli ambienti naturali. Quando tutto va bene le specie presenti colonizzano i loro ambienti in maniera esclusiva, quando il bosco viene diradato o viene alterato l’ambiente naturale, incominciano a svilupparsi degli ibridi che, nel caso il disturbo ambientale persista, dopo secoli diventeranno le nuove specie dominanti. Quindi gli ibridi sono di fatto dei tentativi che la natura fa per trovare individui più adatti alle nuove condizioni ambientali. È quindi probabile che ben pochi di questi ibridi riescano a sopravvivere o addirittura riescano a diventare le nuove specie dominanti. Nel caso venga in qualche modo ripristinato l’habitat naturale delle specie originarie, gli ibridi tendono a scomparire. Il Generale Silletti, che segue lo sviluppo degli ibridi che ha fotografato nel suo tempo libero, ha raccontato che di un particolare ibrido ha trovata una sola pianta, in un posto che lui tiene sotto osservazione, ma che non tutti gli anni la pianta fiorisce.
La particolarità delle orchidee spontanee dell’Alta Murgia
Un’altra curiosità è legata alla particolarità della Murgia, definita dai relatori un ponte verso i Balcani e quindi forse un luogo di colonizzazione delle essenze trasportate dagli uccelli o delle piante i cui semi possono essere trasportati dal vento (come quelli leggerissimi delle orchidee). È per questo che, proprio nella Murgia, sono presenti specie di orchidee di chiara provenienza balcanica.
Avremmo voluto intervistare per voi il Generale Silletti, il quale, però, ha realmente molte cose da fare: per i distratti ricordo che, nei panni di Commissario responsabile per fronteggiare l’infezione di Xylella in Puglia, il Generale ideò ed iniziò ad attuare un piano di difesa delle piante di olivo che venne osteggiato al punto che Silletti decise di dimettersi dal suo incarico. La Magistratura, poggiando la propria tesi su discutibili dati scientifici, sequestrò gli alberi infetti da Xylella e impedì il prosieguo di ogni tipo di intervento. Proprio sul ”Nuovo quotidiano di Puglia” del 24 novembre 2017, si può leggere: “Xylella, scienziati all’attacco: si torni al piano Silletti”. Oggi gli scienziati chiedono di tornare al piano Silletti, ma questa è un’altra storia che dimostra solo come un approccio scientifico alla lunga paghi! Tutti i partecipanti al convegno hanno ribadito l’importanza di aumentare il rispetto e la cultura verso l’ambiente, e quindi anche verso il piccolo fiore strano (l’orchidea spontanea) che, se strappata o peggio eradicata, rappresenta una grave perdita e una violenza alla biodiversità e alla protezione delle specie (compreso quelle future). Perciò non mi resta che raccomandare ai lettori di non raccogliere o strappare nulla dall’ambiente, anche se già antropomorfizzato, in questo modo aiuteremo la natura a fare quello che sa fare meglio: sviluppare strategie per una biodiversità a lungo termine.