Lucky Red, con il film “Borg McEnroe“, si aggiudica la dodicesima edizione del Festival del Cinema di Roma. Per la prima volta sul grande schermo una delle più straordinarie rivalità sportive di tutti i tempi che ha cambiato in modo indelebile la storia dello sport mondiale. Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg (Sverrir Gudnason), dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe (Shia LaBeouf). Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, “Borg McEnroe” è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon 1980.
Riportiamo la dichiarazione del regista Janus Metz, classe ’74, già noto a livello internazionale per la vittoria del Grand Prix della Semaine de la Critique del festival di Cannes con il film Armandillo nel 2010.
“Borg McEnroe”, parla il regista Janus Metz
“Per me Borg McEnroe è la versione ambientata nel mondo del tennis di Toro scatenato. Racconta di due ragazzi, entrambi in lotta per dimostrare di essere il migliore, per sentirsi importante, per essere qualcuno. Imprigionati nella loro rivalità – una delle più spettacolari nella storia dello sport – hanno finito col fare i conti con loro stessi e con i propri demoni. Sia Björn che John avevano la speciale capacità di spingersi ai limiti e perfino di superarli. Credo che questa sia una peculiarità della maggior parte di coloro che hanno raggiunto grandi risultati. E, nonostante il mondo li vedesse come i perfetti opposti, avevano questa particolarità in comune, e la riconoscevano rispecchiandosi nell’altro. Entrambi giocavano a tennis come se da questo dipendesse la loro stessa vita e, mano a mano che la storia procede, assistiamo a come questi due solitari alla fine abbiano trovato comprensione e amicizia uno nell’altro. Per esplorare il tumulto interiore di Björn e John, il film fa uso di una fotografia cruda, utilizzando molto la camera a mano e la steady-cam per trasmettere un senso di immediatezza e realismo. A questo si contrappongono sequenze volte a creare un’atmosfera ricca, con immagini quasi simboliche che mirano a suggerire l’importanza storica degli eventi. Il film parla di uno scontro tra titani, e questo richiede le dovute proporzioni. Mettiamo lo spettatore nei panni di Björn e di John, ma poi abbandoniamo questo spazio saturo e talvolta claustrofobico per riacquistare una prospettiva più ampia che sottolinei l’importanza del match e la dimensione esistenziale della storia. Essendo un biopic ispirato alla vita di Björn e John, e in particolare alla leggendaria finale di Wimbledon del 1980, Borg McEnroe rievoca un’era dello sport in cui i giocatori di tennis erano delle “rock star” e in cui John e Björn emergevano come i più grandi. Nonostante nel 1980 io stesso fossi solo un bambino, ricordo chiaramente il tennis di quel periodo. Nel 1980 tutta la mia famiglia aspettava la finale di Wimbledon come se fosse la santa omelia alla vigilia di Natale nella cattedrale di St. Paul. Probabilmente io vedevo solo un tipo con una buffa pettinatura che si lamentava e brontolava da una parte della rete e un altro tipo che aveva dei folli scatti di ira dall’altra, eppure in tutto questo c’era una sacralità che ricordo ancora oggi. Adesso so che tutto dipendeva da come quei due atleti fossero stati messi uno contro l’altro. Non si trattava solo di due uomini che giocavano a tennis. Si trattava dello scontro tra due continenti. Due comportamenti, due caratteri opposti messi uno di fronte all’altro. Due modi diversi di essere uomini”.
Non perdetelo, dal 9 novembre al cinema.