Prima dell’agricoltura intensiva, che possiamo datare dopo la meccanizzazione di metà 1800 e alla chimica di fine 1800, gli agricoltori coltivavano i loro terreni in modo “biologico” e naturale. Molto era il lavoro manuale, e alcuni strumenti come la palamarka erano indispensabili per ottenere buoni risultati. In alcuni casi anche gli animali delle fattorie aiutavano a rigenerare e a far “funzionare” il ciclo biologico. Si utilizzavano pochi macchinari e l’agricoltura si basava soprattutto sulla rotazione delle terre e non sulla chimica di sintesi, per questo le coltivazioni erano da considerarsi totalmente biologiche.
Alcuni miei amici, che vivono nel nord della Bulgaria, hanno pensato di integrare la loro vocazione di agricoltori biologici (nuova per quella nazione) con l’agriturismo e con un piccolo museo degli antichi strumenti contadini (in cui prevalgono, per la loro bellezza, i costumi usati nei giorni di festa). Gli stessi amici hanno deciso di accrescere il valore aggiunto dei loro prodotti tornando ad usare, nelle loro coltivazioni, strumenti antichi, a mio parere prevalentemente a scopo didattico e per i turisti. Uno di questi strumenti mi ha molto incuriosito e cercandone la storia ho scoperto che è stato inventato addirittura dagli antichi romani: la palamarka, una specie di protezione sempre realizzata in legno e su misura, un guanto che protegge da tagli o sfregamenti indesiderati durante i raccolti.
La Palamarka: l’origine del nome e l’agricoltura romana
Nelle mie ricerche di solito parto dalla storia o dall’etimo del nome ma, per palamarca con la “c”, troverete solo il nome di una zona pianeggiante della Bulgaria abbastanza vicina al Danubio e alla frontiera con la Romania, zona che da secoli ha vocazione agricola. È evidente che in questo caso è la zona che ha preso il nome dello strumento e quindi l’informazione è inutile dal punto di vista storico. Se poi cercate “palamarka” direttamente in internet troverete, tra le prime cose, un mio scritto del 2010 e molte mie foto: era un articolo di orologeria pubblicato su “Orologi dal mondo”, in cui parlavo della necessità di conoscere i nomi usati per indicare i pezzi che compongono un orologio. In quell’articolo “palamarka” era usato come esempio di vocabolo strano.
Un indizio importante sull’origine del nome dello strumento è venuto dal suo uso e dalla sua forma, in aggiunta alla storia dell’agricoltura cerealicola della zona di provenienza, molto vicina alla Romania. È importante sapere che la Bulgaria è una nazione che nei secoli ha assorbito la cultura greca, persiana, romana, slava, ottomana e sappiamo che la cultura romana era di tipo pratico! I “miles” romani erano dei costruttori di strade, di ponti, ma anche dei coltivatori: oltre a conquistare i terreni volevano che fossero produttivi e quindi li coltivavano. Columella nella sua “Arte dell’agricoltura” libro primo (circa 60 d.C.), sosteneva:
” … che non si considerava tanto colpevole la oltracotanza di chi ambiva a possedere vaste regioni, quanto piuttosto l’abbandono, del tutto inaudito, in cui … per la smania di possedere terre … (i romani) lasciavano le campagne che il nemico aveva reso deserte con la sua fuga …”.
Columella si rifà alla notizia (riportata un secolo prima dallo storico Tito Livio) di una condanna esemplare che era stata comminata al tribuno della plebe Gaio Licinio Stolone, il quale, nel 367 a.C., aveva fatto approvare una legge che limitava a 500 iugeri (125 ettari) per famiglia il possesso terriero; ma nel 357 a.C. (solo dieci anni dopo) venne condannato per aver superato di 100 iugeri la quantità di terra che possedeva, grazie ad un sotterfugio in cui aveva coinvolto anche il figlio (usato come prestanome). No comment.
I coltivatori romani proteggevano la mano, dove non tenevano la falce (falx) che usavano per la mietitura, con una specie di guanto formato da una tavola (a forma di pala rovesciata), legata al braccio con una fascia. Questo guanto prolungava la mano che così poteva raccogliere covoni di spighe più grandi da tagliare con un solo colpo. È ormai certo che furono i romani ad esportare in Romania e poi nell’odierna Bulgaria questo metodo. Con il tempo il manico della pala venne realizzato ad uncino, fino ad arrivare alla versione “moderna”, realizzata con una tavoletta un poco più spessa in cui venivano praticati dei buchi a misura nei quali infilare le tre dita (medio, anulare, mignolo, Foto 1). Ogni palamarka aveva un segno che la distingueva dalle altre dei vari componenti della famiglia (Foto 2), in questo modo poteva essere subito trovata da chi avrebbe dovuto usarla. Versione “moderna” si fa per dire! Infatti la produzione e l’uso della palamarka bulgara sono terminati negli anni Trenta, con l’avvento della mietitura meccanica e poi della mietitrebbiatrice, ancora oggi usata in campagna. I miei amici, raccogliendo le vecchie palamarke ormai tarlate, rotte e segnate dall’uso (Foto 3) hanno potuto verificare, soprattutto dalle dimensione dei fori delle dita, che a mietere erano i bambini o le donne.
Quindi, per quanto ho detto, “pala” è sicuramente la derivazione e il nome della pala rovesciata usata dai romani, la parte “marka” ha diverse possibili origini. Una potrebbe essere che, essendo strumenti personali, erano contrassegnati (marcati) per essere facilmente riconosciuti, ma potrebbero esserci anche altre ragioni. Per mostrarne l’uso, ho modificato un disegno che più di dieci anni fa mi aveva mandato, assieme ad una decina di vecchie palamarke, Petar Todorov, un antiquario bulgaro specializzato in oggetti ottocenteschi (Foto 4): questo disegno riuscirà sicuramente a spiegarne la funzione più di mille parole. Voglio chiudere riportando la definizione (in stile dizionario) che avevo dato nel 2010.
Palamarka: la definizione
Palamarka: è una specie di guanto di legno (caratteristico della Bulgaria) indossato dalle ragazze in campagna quando raccolgono le spighe in covoni. In pratica sono robuste prolunghe per le dita. Se con queste informazioni non riuscirete a stupire gli amici consolatevi pensando alla soddisfazione di rispondere: “Sì!” nella rubrica “Lo sapevate?” della Settimana Enigmistica.