Anche le tartarughe hanno i loro francobolli, e sono molti gli amatori che li cercano e li collezionano. Negli anni ho potuto verificare che soprattutto i piccoli Stati finanziano in parte le proprie attività emettendo serie di francobolli e monete con immagini di flora e fauna. Naturalmente queste emissioni sono rivolte specialmente ai collezionisti, che sono disposti a spendere per possedere e mantenere questi piccoli tesori quasi sempre emessi in numero limitato, come potrete scoprire nell’articolo “Le tartarughe sulle monete: tutto ebbe inizio nell’isola di Egina”. Ecco la ragione per cui nella collezione di mia moglie Ornella, di cui ho già parlato in “Anche Buddha è stato una tartaruga”, non potevano mancare i francobolli.
Esistono dei francobolli italiani sulle tartarughe?
Nel mondo, a partire dalla metà del XIX secolo, sono state prodotte centinaia di francobolli che rappresentano tartarughe, specialmente testuggini. Se amate sia i francobolli che le tartarughe e magari siete contrariati dal fatto che non ci siano francobolli italiani sulle “vostre amate” (fatta eccezione per un francobollo da 170 lire con una tartaruga marina emesso nel 1978), prendetevela con i responsabili: in Italia esiste una Consulta per la filatelia presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Se siete interessati, potrete trovare nella pagina della consulta, cosa fare per proporre l’emissione di un francobollo o di una serie di francobolli, ma vi accorgerete presto di sbattere la testa contro un muro.
Per i miei lettori non addetti ai lavori, ma più attenti al lato estetico, ecco una vera curiosità: da diversi anni nelle esposizioni internazionali di filatelia vengono offerti spazi ad artisti, pittori, incisori, fotografi che presentano i loro capolavori diventati francobolli, magari autografandoli. A fine novembre 2017, l’amico Giuseppe Mazza, un grande fotografo e scrittore naturalista, autore della maggior parte delle immagini di piante ed animali presenti nelle enciclopedie di mezza Europa, ha gestito un tavolo a “MoacoPhil 2017”, dove ha autografato le serie di francobolli realizzati dalle sue foto: l’immagine che vi mostro me l’ha inviata proprio lui.
La collezione di mia moglie Ornella
Ma torniamo alla collezione di mia moglie Ornella: sono più di un centinaio gli esemplari collezionati ma per semplicità, e per non annoiarvi troppo, ne mostrerò solo qualche decina. Intanto devo dire che le immagini sono bellissime, naturalmente per chi ne ama il soggetto! Si tratta quasi sempre di creazioni realizzate da veri artisti, ma vorrei farvi notare che non sono solo le immagini ad interessare i collezionisti: anche se chi raccoglie francobolli dedicati ad un animale non è condizionato dalle regole dei filatelici, ugualmente sono diverse le tipologie con cui vengono presentate (e quindi collezionate) le stampe raccolte
I buoni affari e i falsi della filatelia naturalistica
Le prime emissioni sono di solito incollate su buste espressamente dedicate all’avvenimento, con un annullo speciale, un timbro realizzato proprio per l’evento e poi distrutto. Queste buste sono quasi sempre proposte su iniziativa di Associazioni protezionistiche, nazionali o internazionali. Sono buste assimilabili alle foto-ricordo del secolo scorso e hanno un valore sentimentale che fa tornare alla memoria, di chi era presente all’iniziativa, gli avvenimenti di quella particolare giornata (un congresso, un’esposizione o altro). Ho personalmente visto buste personalizzate, arricchite dalle firme dei compagni di viaggio o degli amici, o addirittura dei personaggi famosi incontrati. Chi le acquista e le personalizza lo fa per regalarle agli amici più cari o per conservarle gelosamente. Alcune organizzazioni le usano come mezzo di finanziamento, è il caso delle buste che vi mostro (Foto 1, Foto 2), realizzate su proposta del WWF, che ancora oggi le distribuisce attraverso le sue sezioni nazionali. Consiglio ai lettori di non cercare di investire con finalità speculative nella filatelia naturalistica: è estremamente difficile distinguere i “buoni affari” tra l’enorme quantità di falsi; ricordo che in Italia il dottor Luigi Raybaudi Massilia, l’ideatore della speculazione sul famoso “Gronchi rosa”, ha dato una lezione al grande pubblico che ha fatto perdere agli avidi speculatori diversi milioni di lire.
Francobolli e tartarughe: le emissioni dei piccoli Stati
Oltre alle serie normalmente emesse, alcuni Paesi utilizzano i francobolli per pubblicizzare delle mete turistiche, una regione, un parco o un’attrazione. Quasi sempre queste stampe hanno un valore artistico e solo marginalmente contengono il “vero” francobollo. Nel caso di francobolli usati come souvenir, dedicati ad argomenti naturalistici, spesso li potrete trovare in vendita negli uffici e nelle librerie poste all’ingresso dei parchi. Nella foto 3 mostro due serie di francobolli di questo tipo emessi dal piccolo stato insulare del centro Africa, San Tomè e Principe, che con i sui 200.000 abitanti è in pratica un grande parco naturale.
Alcune curiosità e stranezze
La foto 4 è particolare e rappresenta una emissione della Thailandia: graficamente la serie filatelica è stata inscritta in un’immagine di Heosemys spinosa, una specie di tartaruga indonesiana molto curiosa di cui ancora non conosciamo tutto; fino a qualche anno fa si credeva che le spine del suo carapace servissero per aiutare gli individui della specie ad aggrapparsi alle rocce nelle tane per non farsi catturare dai predatori, oggi sembra che invece siano utilizzate nell’accoppiamento e nella deposizione delle uova. Nella stessa immagine potrete ammirare una serie del Benin e una del Burundi. Nell’ultima foto (foto 5) c’è una busta con l’annullo (prima giornata) emesso il 22 maggio 2009 dalle poste argentine, in occasione di una manifestazione in favore degli animali in via di estinzione; nella stessa foto ho ripreso anche una serie che rappresenta una curiosità geografica: è emessa dalla Repubblica di Abcasia, un territorio caucasico rivendicato dalla Georgia. Un’altra curiosità su questa serie è la presenza nell’emissione della Chelus fimbriata (la Mata mata), una delle tartarughe più strane e ancora in parte sconosciute ai più. Gli esemplari di questa specie (amazzonica) raggiungono il mezzo metro di lunghezza e sono dotati di un collo lunghissimo (fino a venticinque centimetri) e di una proboscide con delle narici sulla punta. Collo e proboscide fanno da boccaglio a quest’animale che, immobile in agguato sul fondo di una pozza può prendere aria dalla superficie, inoltre ancora non si conosce la funzione di parte degli strani organi ai lati del muso della
Mata mata.
Emissioni filateliche naturalistiche italiane
Un ultimo pensiero lo voglio personalmente dedicare alle emissioni filateliche naturalistiche italiane, anch’io sono tra gli “arrabbiati” di cui parlavo all’inizio! Considerando il numero spropositato presente al mondo di amatori di tartarughe, ma anche di piante, pesci e altro, sarebbe un vero affare realizzare una serie sulle specie di tartarughe terrestri che vivono in Italia: Testudo hermanni hermanni, T. hermanni boettgeri, T. marginata, T. graeca graeca, T, graeca ibera. A queste si potrebbe aggiungere l’Emis orbicularis, la tartaruga palustre italiana, e magari la Caretta caretta che è la più comune tartaruga marina che viene a nidificare sulle coste italiane.
Anche se posso sembrarvi un po’ troppo nazionalista, e soprattutto venale, vi garantisco che una serie del genere sarebbe un ottimo affare per le poste, e una fonte di orgoglio per gli amatori italiani.