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“Punto di Svolta” per un sistema ecologico del diritto privato

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Punto di Svolta Aboca edizioni

Aboca Edizioni porta in libreria “Punto di Svolta”, il saggio di Ugo Mattei e Alessandra Quarta che guarda al futuro e che si rivolge a due principali tipologie di lettori-attori: in primo luogo, i giuristi critici che abbiano sviluppato una soggettività ecologica e che avvertano l’urgenza di trasformazione dell’attuale sistema predatorio; in secondo luogo, i movimenti sociali e gli appartenenti alla società civile e politica che abbiano raggiunto anch’essi una soggettività ecologica e un’alfabetizzazione giuridica di base. Un libro che analizza e “rivisita” gli istituti giuridici fondamentali del diritto privato all’insegna di suggerimenti e sperimentazioni interpretative giuridiche volte alla tutela e sopravvivenza della natura e dei beni comuni, oggi fagocitati dalla politica estrattiva dominante dell’Antropocene.

“Oggi un pugno di multinazionali esercita il pieno controllo dei bisogni umani fondamentali, quali la produzione alimentare e la distribuzione idrica e delle risorse, la comunicazione, l’energia, i trasporti, il denaro e la finanza. I dati sono spaventosi. Nel 2015, secondo un attendibile studio indipendente effettuato dalla ONG Global Justice Now, delle 100 maggiori economie misurate in base al reddito, solo 31 sono Stati, mentre 69 sono multinazionali…”

“Punto di Svolta” denuncia dell’eco-analfabetismo generalizzato

Un risultato tragico per i beni comuni nel mondo, istituzioni il cui valore d’uso viene forgiato dalla diffusione del potere. Ecco allora che bisogna essere sempre più uniti per arrivare a un “Punto di Svolta”: diretto a istituzionalizzare un nuovo senso comune che guardi da vicino le varie “lotte della collettività”, come le lotte di resistenza contro lo sfruttamento spietato dei beni comuni mondiali da parte delle multinazionali miopi e tese a massimizzare ricchezza e potere, che sono in realtà il processo dal basso di creazione del diritto ecologico.

Oggi, più che mai, “il grave depauperamento delle nostre risorse naturali e culturali comuni rende imperativa la correzione dello squilibrio di potere tra settore privato, pubblico e dei beni comuni… occorre partire dalla base del pensiero ecologico, coltivare la diversità, la resilienza e reti sociali che permettano di cambiare il mondo dal basso”, poiché sebbene ispirata dall’intenzione di curare l’interesse comune, l’applicazione del diritto dall’alto si rivela assai difficile, visto che nell’era della globalizzazione il diritto pubblico è ostaggio di potenti interessi consolidati che accelerano la corsa verso il disastro finale dell’Antropocene estrattivo. Ci vuole allora un “Punto di Svolta”!

Un saggio che non è solo una denuncia dell’eco-analfabetismo generalizzato ma anche un luminare suggerimento di un’interpretazione contro-egemonica del diritto privato, a cominciare da quella del diritto di proprietà esistente – che è divenuto un’icona dell’individualismo e causa di molti dei nostri attuali problemi ambientali -, basata sul “ritorno” alla funzione sociale di proprietà privata (probabilmente dimenticata da molti seppur evocata a chiare lettere dalla nostra Carta Costituzionale nell’art. 42, comma 2) contro la rassegnazione di un ordine sociale che tollera disuguaglianze generate dall’accumulazione eccessiva.

Un libro volto a creare “una nuova generazione di compagni, alleati ad armi pari dei giuristi critici nella trasformazione dell’attuale capitalismo assassino in un mondo condiviso”, che offre spunti interessantissimi con l’auspicio che i giuristi possano (ri)elaborare una nozione di proprietà “inclusiva, relazionale e generativa”, nella cui struttura siano insiti i bisogni della comunità ecologica alla quale appartiene ogni proprietario, insieme a un numero di portatori di interesse non proprietari. Basti pensare, per esempio, al c.d. “diritto di vagare”, da far valere anche sulle terre private, regolamentato e tutelato in paesi come l’Inghilterra e la Svezia che potrebbe essere esteso per analogia da una comunità eco-alfabetizzata di interpreti del diritto quale contro-principio avente valore costituzionale.

Sotto la lente d’ingrandimento e con un’ottica contro-egemonica finalizzata alla creazione del benessere generale del tutto, si passano in rassegna inoltre, nel saggio, il diritto contrattuale e la tecnologia (dai “big data” alla c.d. “economia di piattaforma”) che non possono essere, oggi più che mai, estrapolati dal contesto sociale, politico ed economico in cui viviamo e che ancora una volta è identificabile con la comunità ecologica.

Ecco allora che il punto di svolta, come suggerito da Mattei e Quarta, potrebbe essere indirizzato verso la redazione, l’interpretazione e l’esecuzione (o non esecuzione) dei contratti (entità vivente!) nel rispetto e nella piena considerazione dell’impatto generale che gli stessi hanno sulla comunità ecologica. E per farlo “è necessario non solo reintrodurre ma anche ampliare l’idea di giustizia distributiva: dinanzi all’attuale emergenza ambientale, occorrono strumenti giuridici che ci permettano di difendere gli interessi della natura e di adottare rapidamente provvedimenti destinati a ridurre il riscaldamento globale…Questo percorso nel diritto contrattuale comporta il sovvertimento della dottrina della limitazione degli effetti del contratto alle parti contraenti (privity) che dovrà essere l’eccezione e non la regola”!

È proprio il caso di dirlo: un vero e proprio punto di svolta… verso la creazione di un sistema ecologico del diritto privato con l’obiettivo della trasformazione del capitale in beni comuni e il risultato dello sviluppo collettivo di una nuova soggettività eco-sensibile.

 

 

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