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    Orso bruno marsicano, popolazione, conservazione e tutela

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    Orso bruno marsicano
    Foto© Antonio Monaco – Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio

    In poche righe ho cercato di sintetizzare, in maniera divulgativa, lo stato di conservazione del più affascinante e imponente predatore tra gli animali dell’Italia Centrale: l’orso bruno marsicano. Ho voluto accennare anche allo strumento messo in campo per la sua conservazione, il PATOM (acronimo che sta per: piano di azione nazionale per la tutela dell’orso bruno marsicano), con la speranza  di far comprendere a chi ama l’ambiente e la natura, che la sopravvivenza dell’orso marsicano passa anche per la presa di coscienza delle responsabilità che ognuno di noi ha e di quello che ognuno di noi potrà fare. 

    L’orso bruno marsicano

    L’orso bruno marsicano è una sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi (ed europei) e rappresenta una entità esclusiva dell’Italia centrale: è ormai largamente accettato infatti che, nonostante l’affinità genetica con le popolazioni della specie distribuite nell’Europa del sud, si tratti a tutti gli effetti di una sottospecie, come attestato da recenti studi di morfometria cranica. Presente oggi solo nell’Appennino centrale, il suo epicentro distributivo è decisamente all’interno del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e nelle aree appenniniche limitrofe, con una piccola popolazione che ha subito negli ultimi 400 – 600 anni un considerevole restringimento del proprio areale (area di distribuzione) e un prolungato periodo di isolamento, che ne ha determinato una significativa differenziazione genetica, morfologica e comportamentale rispetto alle popolazioni di orso dell’arco alpino e del resto d’Europa.

    Regime di tutela 

    Anche in virtù del suo status tassonomico ed evolutivo tale specie è fortemente tutelata da direttive internazionali, mondiali europee e da normative nazionali.

    Stato di conservazione

    Le recenti stime di popolazione prodotte rivelano una popolazione estremamente ridotta di circa 50 individui nell’areale centrale di presenza, a densità biologicamente apprezzabili e tendenze numeriche pressoché stabili. Gli studi condotti rivelano che ogni anno si riproducono in media circa 4 femmine, con una produzione che va da 3 a 11 cuccioli per anno e, considerando le dimensioni della popolazione, non si potrebbero attendere valori maggiori.

    Trend di popolazione 

    L’alto livello di produttività non attesta necessariamente uno stato di conservazione ottimale per la popolazione, considerando che nell’orso la mortalità nei cuccioli al primo e al secondo anno di vita è particolarmente elevata e che inoltre vi è una elevata mortalità anche per gli adulti, tanto che ancora oggi non si può documentare quindi una significativa ripresa demografica della popolazione. Tutto ciò lascia quindi inalterati i rischi di estinzione, di varia natura, a cui sono esposte le popolazioni composte da pochi individui, nonostante nell’area centrale di distribuzione la popolazione sia presente con un alto livello di densità (e nonostante l’alto livello di produttività mostrato, dato che la mortalità rimane comunque troppo elevata). Conseguentemente anche le aree di presenza appaiono pressoché stabili con presenza perlopiù occasionale nelle aree periferiche.

    Criticità di conservazione e mortalità dell’orso bruno marsicano 

    Foto© Antonio Monaco – Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio

    Ancora oggi la mortalità dovuta ad attività antropiche (accidentali o illegali) rimane presente, a fronte degli sforzi di contrasto a tale minaccia messi in campo nei passati decenni e tale mortalità indotta dall’uomo rappresenta indubbiamente la principale minaccia alla sopravvivenza della specie. Dal 1970 al 2016 sono state rinvenute 118 carcasse di orso in tutta l’area centro appenninica e se si analizzano in dettaglio le cause di mortalità note nel periodo compreso tra il 2000 e il 2016, più del 70 % è riconducibile a casi di bracconaggio o a cause accidentali collegate all’uomo. In particolare si riportano casi di:

    • uccisione con arma da fuoco o avvelenamento
    • cause sanitarie
    • incidenti stradali

    a cui va aggiunto un tasso di morte per cause naturali, tra cui l’infanticidio o la predazione intraspecifica.

    Areale attuale e capacità di espansione 

    A proposito delle capacità di dispersione e di colonizzazione di nuovi territori, negli ultimi anni è stato raccolto un numero crescente di segnalazioni di orsi, per lo più maschi, anche al di fuori dell’area centrale di presenza della specie. Tuttavia, esistono numerosi fattori che rendono questo processo apparentemente lento ed incerto e tra questi in primis

    • le ridotte capacità di dispersione degli orsi
    • la tendenza delle femmine ad essere molto legate al proprio territorio e a quello materno (filopatria), e la mancanza di orse di fuori del range principale mina ogni tendenza di orsi maschi di ampliare l’areale della popolazione
    • i ripetuti casi di mortalità per cause antropiche riportati negli anni al di fuori delle aree protette, identificano tale aspetto come uno tra i fattori che maggiormente potrebbero limitare l’espansione di questa popolazione

    Non si riesce quindi ancora ad attestare con certezza una espansione numerica e dell’area di presenza stabile, sia per cause intrinseche, legate quindi alle caratteristiche della specie, sia per cause ambientali e di interazione negativa con l’uomo.

    Azioni strategiche prioritarie

    Dato lo stato critico in cui si trova la popolazione, la sua conservazione deve passare attraverso l’individuazione di soluzioni efficaci e condivise, in coordinamento territoriale e politico che superi l’attuale frammentazione amministrativa. Tutto ciò deve essere mirato a:

    • favorire l’espansione numerica e geografica, riducendo le attuali cause di mortalità di origine antropica
    • ridurre e/o controllare i fattori di disturbo su questa popolazione
    • ridurre i livelli di conflitto con l’uomo e le sue attività

    È necessario infatti che il numero di individui che nascono ogni anno compensi o sia superiore al numero di individui che muoiono e risulta quindi necessario intervenire per ridurre significativamente gli attuali livelli di mortalità di origine antropica, che sono in grado di incidere in modo determinante sulla demografia della popolazione dell‘orso bruno marsicano. D’altro canto, appare anche necessario realizzare campagne di comunicazione e sensibilizzazione, attraverso un processo partecipativo da parte delle comunità locali nella soluzione dei conflitti, al fine di incrementare il livello di sensibilità e tolleranza per questa specie.

    Il futuro dell’orso bruno marsicano nelle aree periferiche 

    Nel lungo termine la conservazione della specie si gioca soprattutto nelle aree esterne all’area di distribuzione attuale, dove esistono aree ad elevata idoneità ambientale, connesse tra di loro da corridoi ecologici, dove possano insediarsi nuovi nuclei riproduttivi. L’orso bruno marsicano è una specie che ha bisogno di territori molto ampi e per la sua sopravvivenza risulta quindi fondamentale favorirne l’espansione e il conseguente insediamento stabile in nuovi territori, attraverso due fattori:

    • mantenimento della funzionalità dei corridoi naturali verso altre aree idonee
    • rimozione delle fonti di disturbo e dei fattori di mortalità di natura antropica

    PATOM, protocolli e azioni di conservazione 

    Vari strumenti amministrativi, oltre quelli normativi già esistenti, sono stati messi a punto nel corso degli ultimi anni per dare attuazione alle azioni previste dal PATOM – Piano di Azione per la Tutela dell’Orso bruno Marsicano, in un contesto amministrativo come quello italiano complesso e frammentato, dove le competenze istituzionali e territoriali sono  suddivise, sovrapposte e trasversali e considerando che lo stesso Piano di Azione è niente più che uno strumento di riferimento, di indirizzo e coordinamento, che non ha un valore cogente nell’impianto normativo italiano.

    Nell’ambito dell’attuazione del PATOM l’impegno del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, negli ultimi quattro anni, si è concretizzato soprattutto nel favorire la collaborazione fra le Amministrazioni coinvolte, nel fornire strumenti di supporto per tale processo. Inoltre, per rafforzare e coordinare l’impegno di tutti i soggetti competenti è stata promossa e coordinata negli ultimi anni la sottoscrizione e l’implementazione di due diversi Protocolli di intesa per l’attuazione del piano di azione stesso che, pur fra varie difficoltà, hanno in effetti rafforzato la sinergia di tutte le Amministrazioni coinvolte.

    Nell’ambito di tali Protocolli di intesa sono state costituite:

    • l’Autorità di Gestione del Piano di azione – AdG PATOM
    • il Tavolo Tecnico del PATOM – TTP

    Da rimarcare la differenza esistente tra il livello di indirizzo e coordinamento dell’AdG PATOM e i soggetti istituzionali con competenze territoriali e gestionali.

    Qui sotto un’l’immagine esplicativa

    PATOM orso bruno marsicano

     

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