“L’olio di palma è un olio utile e sicuro ed è più sostenibile di molti altri oli vegetali”. Lo sostiene l’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile in un incontro organizzato a Roma dal presidente Giuseppe Allocca il quale, dati alla mano, smonta punto dopo punto tutti i presunti luoghi comuni circa l’olio più odiato dai consumatori.
La sua produzione, spiega Allocca, “impiega meno terreni, meno acqua, meno fertilizzanti e meno pesticidi che nella produzione di altri oli vegetali ed inoltre – aggiunge – è completamente errato pensare che esso contribuisca all’eccessivo consumo di grassi saturi che assumiamo giornalmente: l’80% dei grassi saturi sulla nostra tavola infatti, arriva da altri alimenti”.
Olio di Palma sostenibile: parliamone
No, certamente non sarà facile difendere una posizione a cui tutti guardano con timore: la tutela di un prodotto la cui immagine è oramai consunta e alla quale si guarda con sospetto e diffidenza, promette di diventare una vera e propria battaglia. E’ per questo che l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile è determinata a far sentire la sua voce attraverso l’incontro di Roma con la stampa, tanto da rendersi disponibile a rispondere ai molti dubbi e a chiarire alcuni luoghi comuni sull’argomento.
Mediato dal presidente dell’associazione Allocca, l’incontro è stato approfondito in relazione all’impatto ambientale da Carlo Alberto Pratesi, professore di Economia e gestione delle imprese presso il dipartimento di studi aziendali dell’Università Roma Tre e, sul tema inerente salute e nutrizione, da Giorgio Donegani, esperto di educazione alimentare e divulgatore scientifico.
E’ vero che l’olio di palma è il principale responsabile della deforestazione mondiale? Fa male alla salute? Che peso ha su tutto questo il profitto? Sono queste in sintesi le domande che hanno caratterizzato l’incontro.
“Sull’olio di palma ci sono molti pregiudizi da sfatare, come anche sul fatto che non sia possibile produrlo in modo sostenibile. Invece – si difende Allocca – l’olio di palma certificato sostenibile esiste, ed è prodotto rispettando l’ambiente, preservando il territorio dalla deforestazione e nel pieno rispetto delle popolazioni locali”.
Alla luce di queste affermazioni non sarà comunque facile restituire dignità ad un prodotto che, negli ultimi anni ha fatto parlare di sé solo in termini negativi, ma ci conforta sapere, ad esempio, che tutte le aziende aderenti all’Unione adoperano olio di palma 100% certificato RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) e puntano, per il 2020, ad adottare criteri di certificazione ancor più stringenti rispetto a quelli attuali.
Olio di Palma e deforestazione
Quando si parla di olio di palma, il tema della deforestazione e della conseguente distruzione di interi habitat naturali, ampiamente descritta dalle terribili immagini che girano in rete, salta agli occhi in maniera devastante, creando, ne è certa l’associazione, una percezione del problema spesso lontana dalla realtà: Malesia e Indonesia sono, senza dubbio, i due più grandi produttori di palma, eppure, secondo i dati FAO (Global Forest Resources Assessment 2015) in Malesia, negli ultimi 25 anni, non c’è stata praticamente perdita di foresta vergine, nonostante l’incremento delle coltivazioni sul territorio. Inoltre l’impatto negativo degli anni Novanta è stato pienamente compensato e bilanciato dagli sforzi di riforestazione fatti nell’ultimo decennio. In Indonesia, invece, la foresta equatoriale che è andata persa ammonta a circa 27 milioni di ettari, meno della metà di quanto accaduto, nello stesso arco di tempo, in Brasile e Argentina, 2 dei principali paesi esportatori di olio di soia.
Guardando però oltre le responsabilità particolari, lo sfruttamento dell’ambiente e la mancata sostenibilità diventano per l’Unione dei veri mostri da combattere attraverso una definizione chiara e dettagliata dell’olio che, quindi, deve avere origini conosciute e tracciabili e deve essere prodotto nel rispetto degli ecosistemi ad alto valore di conservazione, utilizzando pratiche agricole rispettose delle foreste. L’Unione Italiana per l’olio di palma sostenibile quindi si impegna a verificarne la provenienza dell’olio dalle piantagioni di aree sottoposte ad incendi volontari (poi riconvertite) e la protezione dei diritti dei lavoratori, delle popolazioni e delle comunità locali.
L’olio di palma che i membri dell’Unione si sono impegnati ad acquistare quindi, deve possedere tutte queste caratteristiche, soprattutto perché, nonostante sia per ora al centro di una feroce demonizzazione, resta ancora l’olio vegetale più utilizzato al mondo (il 35% circa del totale), perché dotato di alcune caratteristiche che lo rendono unico tra gli oli vegetali, ingrediente irrinunciabile per l’industria alimentare.
A questo ptoposito, nel corso del dibattito, Carlo Alberto Pratesi ha spiegato che il 40% della sua produzione è riconducibile a piccolissime realtà agricole che, con questa attività, sono riuscite a creare una economia locale attiva e che, quindi, dovrebbero essere aiutate a produrre in maniera sostenibile, tutelando l’ambiente, la bio-diversità e i diritti dei lavoratori. “La via della sostenibilità è quella che bisognerebbe seguire tanto per l’olio di palma quanto per altre realtà produttive – ha concluso Pratesi – ci auguriamo che tutte le produzioni agricole, e in particolare quelle legate agli olii vegetali (girasole, soia, mais ecc.) intraprendano un percorso simile in tema di sostenibilità” .
Olio di palma, la salute prima di tutto
Il tema dei rischi legati alla salute ha avuto, nel corso dell’incontro, una rilevanza di primo piano.
Secondo l’Unione, l’allarme che esorta ad escludere l’olio di palma dalla dieta quotidiana per via delle sue componenti eccessive di grassi saturi, è del tutto immotivato. Nel corso dell’incontro, Giorgio Donegani ha ampliamente affrontato il tema della salute ed ha chiarito: “Innanzi tutto i grassi saturi sono essenziali per un corretto funzionamento dell’organismo ma, come ogni ingrediente alimentare, siamo sempre tenuti a non esagerare nell’assunzione”.
La comunità scientifica è concorde nell’affermare che, all’interno di una dieta bilanciata, l’olio di palma non presenta rischi per la salute e pertanto non c’è motivo di sconsigliarne il consumo, purché non sia eccessivo.
Durante il dibattito, Donegani ha spiegato che l’olio di palma non ha alcuna caratteristica che lo possa rendere meno consigliabile di un qualunque altro ingrediente che apporta grassi saturi ad una dieta, purché ovviamente bilanciata. Nello specifico, l’acido palmitico – il principale grasso saturo dell’olio di palma – è stato riconosciuto come assolutamente neutrale nei confronti del metabolismo del colesterolo.
“Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari – ha sottolineato Donegani – molti studi scientifici eseguiti sia sugli animali che sull’uomo, mostrano chiaramente che l’olio di palma non comporta affatto un innalzamento del colesterolo cattivo nel sangue”.
A conclusione delle tesi ampiamente dimostrate dall’attività dell’Unione, l’olio di palma, se consumato nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e, più in generale, non presenta rischi per la salute.