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Librerie Galla, una storia dal sapore vicentino

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Alberto Galla editore

Il viaggio all’interno del mondo dell’editoria non conosce sosta e fa tappa nella stupenda città veneta di Vicenza, sede di una delle più importanti tradizioni culturali del nostro Paese: le librerie Galla. Per conoscere meglio le origini di questi storici punti vendita e per approfondire il discorso sulle problematiche del mondo dei libri abbiamo intervistato Alberto Galla, proprietario di questo gruppo di librerie e Presidente dell’Associazione librai italiani.

Galla, una tradizione di Vicenza

Alberto, benvenuto sulle nostre pagine elettroniche. Partiamo proprio dalle Librerie Galla intese come tradizione culturale di Vicenza. Si tratta di una storia lunga più di un secolo. Ecco, vogliamo risalire alle radici della fondazione della prima libreria Galla e cosa pensi che rappresenti per te, da un punto di vista sociale, il marchio Galla per la città di Vicenza?

Galla è una realtà che risale al XIX secolo quando il mio bisnonno Giovanni era un semplice commesso in una libreria e che, successivamente, riuscì ad aprire un suo negozio. Successivamente  il suo vecchio datore di lavoro, rimasto senza successore, gli cedette l’attività e così, nel 1880, nacque la libreria Galla di Vicenza.

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Il fondatore Giovanni Galla

Dobbiamo sempre tenere conto che l’Italia della fine dell’800 aveva il 70% della popolazione analfabeta e quindi gestire una libreria, con un bacino di lettori così ristretto, non era certo un’impresa agevole. Tutto questo s’intreccia con i legami politici e sociali con la città di Vicenza. Giovanni Galla ebbe ruoli amministrativi sul territorio divenendo consigliere comunale con il Sindaco Zileri e fu anche editore pubblicando libri di carattere politico del Senatore Fedele Lampertico, esponente del cattolicesimo liberale, scritti dove si tenevano in debito conto le esigenze dei lavoratori e quelle dell’impresa. Agli inizi del ‘900, i miei antenati virarono su filoni più strettamente religiosi almeno fino al Concilio Vaticano II mentre, per arrivare a tempi più vicini a noi, mio padre Mariano rinnovò completamente l’azienda negli anni ’80 liquidando i quaranta soci della precedente società, trasferendo la libreria in piazza Castello e costituendo la Galla 1880. Nel 1981 iniziò il mio impegno in libreria e ne presi definitivamente le redini alcuni anni dopo. Nel corso degli ultimi vent’anni, molte cose son successe.

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La libreria Galla in una foto dei primi anni del ‘900

Nel 1996 ho aperto un bookshop tecnico-professionale con testi d’informatica, libri per concorsi e chiosco internet proprio agli albori del fenomeno web mentre nel 2001 è stato il turno della libreria per ragazzi. Nel 2013, in seguito all’accordo societario con il gruppo Libraccio, questi due punti vendita sono stati riunificati in un nuovo grande spazio che oggi è il Galla+Libraccio. Per chiudere il discorso sulle attività della Galla, non posso non menzionare la Cartoleria, attiva fin dall’inizio come reparto della libreria, ma che ha assunto una sua autonomia di negozio specializzato nel 1985 e che nel 1997 si è trasferita in una nuova e prestigiosa collocazione in pieno centro città, acquisendo così la sua definitiva identità di punto vendita di carta da lettera artigianale, penne stilografiche di pregio e pelletteria di qualità mentre, nel 2010, attiguo alla libreria “storica” è arrivato lo spazio Galla Caffè, che è diventato presto un punto di ritrovo per gli studenti, per le persone che lavorano nei paraggi e per gli avventori della libreria. Com’è facilmente comprensibile, la libreria Galla è sempre stata un punto di riferimento in città e il nostro nome è indissolubilmente legato a Vicenza.

Entriamo più nell’attualità chiedendoti come sono organizzate le librerie Galla. Vista l’abbondante (e spesso superflua) produzione editoriale, come vi orientate nella scelta dei titoli e nella qualità dei libri tra i vostri scaffali?

Abbiamo sempre sposato una precisa politica nelle librerie Galla, una linea volta ad avere un grande assortimento di libri di narrativa, saggistica, manualistica, fumetti, turismo e altro ancora. Cerchiamo di non operare una selezione “drammatica” di marchi e titoli tentando di offrire uno spazio a tutti, dalle grandi major fino alle piccolissime realtà di nicchia.

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Il reparto letteratura della libreria Galla

Prestiamo molta attenzione a editori di qualità come Sellerio, Iperborea e Marcos y Marcos, solo per fare alcuni nomi e d’altro canto, vista la nostra lunga storia, possiamo dire di averli visti nascere un po’ tutti quanti. Mi preme sottolineare, poi, che i librai presenti nei nostri negozi sono altamente professionali e specializzati, in grado di rispondere a qualsiasi richiesta da parte della clientela. Non è un caso che il reparto di saggistica di Galla viene considerato di grande qualità e che costituisca il nostro fiore all’occhiello.

Sei docente in varie scuole librai. Per Alberto Galla, la formazione è sempre al centro?

Il tema della formazione professionale è sempre centrale. Come sappiamo, in Italia abbiamo due scuole per librai. Una è la Scuola della Fondazione Mauri, con una storia più che trentennale, e che ha come platea quei librai già in esercizio che necessitano di aggiornamenti professionali; l’altra è la scuola dell’ALI che ha istituito la SLI (Scuola librai italiani) e che ha nel suo Dna l’ambizione di formare nuove generazioni di librai e di fornire strumenti per dare la possibilità ai giovani di mettere su realtà proprie o di lavorare in catene o negozi già esistenti. Dopo aver fatto questa precisazione, non posso non registrare il fatto che, in questi anni, il mondo librario italiano ha assistito a una vera e propria mutazione genetica, dovuta alla mancanza di approfondimento e confronto al proprio interno. Le scuole per librai devono caratterizzarsi per essere delle scuole del fare e per aprire dei nuovi orizzonti. Diverse librerie italiane hanno sofferto di carenze gestionali e di concorrenza ma anche di aggiornamento e rinnovamento tant’è vero che si sta assistendo alla ripresa delle librerie indipendenti proprio ad opera di quei giovani che hanno colto gli stimoli del mercato formulando delle innovative proposte commerciali. Di nicchia, senza dubbio ma nella maggior parte dei casi redditizie.

Alberto, tu sei anche Presidente dell’ALI (Associazione librai italiani). Come vedi la situazione delle librerie in Italia e quale il tuo pensiero riguardo il periodo della grande recessione del settore cartaceo, anche se l’ultimo biennio sta incominciando a dare delle indicazioni di ripresa in termini di vendite?

Posso confermare che i dati riguardanti le vendite di libri in Italia stanno segnando una ripresa: più marcata nel 2015, un po’ più timida quest’anno. Visto l’andamento negativo degli ultimi anni, non sono mai troppe le cautele in merito. In generale, si conferma una situazione complessiva molto critica per quanto riguarda il nostro settore; un contesto che fa il paio con la perdurante crisi economica in atto in Italia e in Europa in generale. Certamente questi timidi segnali di ripresa sono incoraggianti seppur non rassicuranti del tutto in quanto i macroindicatori economici non registrano consistenti miglioramenti. Questa sensazione di incertezza incide molto sulle preferenze delle lettrici e dei lettori. Siamo ancora lontani dalla conclusione di questa crisi anche se la fine del tunnel è meno lontana rispetto a qualche tempo fa.

Recentemente, l’ALI s’è fatta promotrice di un’iniziativa presso il Governo di una proposta per una legge organica sul libro proprio come avviene negli altri Paesi UE. A che punto siamo arrivati?

L’idea di rivedere la Leggi Levi proviene dalle due associazioni di settore, ALI (Associazione Librai Italiani – Confcommercio imprese per l’Italia) e SIL (Sindacato Librai Italiani – Confesercenti) che hanno istituito un tavolo di concertazione tra tutti i retailers (sia indipendenti che di catena) e formalizzato una proposta di revisione dell’attuale legge.

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L’entrata del reparto scuola della libreria Galla

Sarà presentata il prossimo 6 ottobre in un incontro alla Camera dei Deputati, dove saranno illustrati i punti salienti tra i quali la riduzione dello sconto massimo al 5% e una più puntuale regolarizzazione delle campagne promozionali. Su questa proposta di modifica della Legge Levi abbiamo creato una solida base di consenso che la politica non potrà non tenere in debito conto. Ci tenevo, infine, ad aggiungere che vogliamo proporre anche la costituzione di una Consulta permanente dei mestieri del libro, che ricalca il modello tedesco dove librai ed editori sono nella stessa associazione e condividono le stesse problematiche.

Come vedi il mercato degli e-book e delle nuove tecnologie applicate alla lettura?

Lo vedo come un mercato aggiuntivo che ha, senza dubbio, delle funzionalità positive come il minor spazio occupato rispetto al cartaceo e la maggiore disponibilità di titoli all’interno di un dispositivo digitale. Tuttavia finché l’e-book sarà l’esatta trasposizione elettronica del formato tradizionale, le cose non cambieranno molto. Per registrare un deciso mutamento nel nostro modo di intendere il libro deve cambiare il modo di concepire la scrittura e le modalità di realizzazione di un volume. Quello che mi preme sottolineare è che non ci siano delle “guerre di religione” tra i due formati e che al centro ci sia sempre la libertà di scelta per un lettore. Per cui vedo una complementarietà dei due settori, non una contrapposizione apocalittica.

Poche settimane fa, è avvenuto un fatto clamoroso nel mondo editoriale: lo sdoppiamento del Salone del libro di Torino con un evento simile a Milano. Qual è il tuo pensiero in merito?

La mia posizione è molto pragmatica: dobbiamo essere sempre presenti in tutti i luoghi dove al centro c’è il libro. Non è detto comunque che, a dispetto del “trauma” a cui abbiamo assistito, non possa venir fuori un qualcosa di buono. Certamente saremmo stati tutti più felici se non ci fossero stati questi contrasti anche se, a volte, da uno strappo drammatico possono sorgere nuove possibilità e opportunità. Non nascondiamo che il Salone del libro di Torino, salvo rari episodi, non ha mai avuto particolari attenzioni per i librai, quando invece noi riteniamo che non si possa prescindere da un nostro contributo attivo non solo nell’organizzazione ma anche nella gestione delle varie manifestazioni di settore.

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