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Green jobs: il futuro del mondo del lavoro

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Per poter parlare di green jobs bisogna prima introdurre il concetto di economia verde, di cui questa particolare categoria di lavoro fa parte.

L’economia verde è una nuova branca dell’economia che si occupa della produzione di merci e servizi che rispettino il pianeta; si tratta quindi di un superamento del vecchio paradigma a favore di un utilizzo cosciente e rispettoso delle risorse naturali.

Le definizioni più chiare di green economy vengono date da tre differenti organismi:

  • Commissione Europea, la quale ha affermato che la green economy è “un’economia che genera crescita, crea lavoro e sradica la povertà investendo e salvaguardando le risorse del capitale naturale da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta”.
  • OCSE, che utilizza il concetto di crescita verde per parlare di una crescita economica che sia in grado di ridurre le emissioni di gas serra e inquinamento, ridurre la produzione di rifiuti e che abbia come obiettivo principale quello di preservare le risorse naturali.
  • UNEP, che vede nell’economia verde un paradigma economico attraverso il quale le risorse naturali vengano utilizzate in maniera efficiente, che produca equità e inclusione sociale, che riduca i rischi ambientali.

Questo tipo di economia ha avuto una crescita incredibile tra gli anni 1998-2007, periodo in cui i lavoratori in questo campo sono aumentati del triplo rispetto a quelli delle normali industrie.

Cosa si intende per green jobs?

Il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha definito green jobs quelle occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale. Queste includono attività che aiutano a tutelare e proteggere gli ecosistemi e la biodiversità; a ridurre il consumo di energia, risorse e acqua tramite il ricorso a strategie ad alta efficienza; a minimizzare o evitare la creazione di qualsiasi forma di spreco o inquinamento.

Sono considerati green jobs tutti quei lavori che hanno come fine ultimo quello di contribuire al mantenimento e alla preservazione ambientale e che, di conseguenza, operino nel rispetto del Pianeta evitando di danneggiarlo.

Quindi, possiamo dire che la caratteristica determinante sia quella del rispetto e della tutela ambientale.

Secondo l’UNEP, altra peculiarità dei green jobs è quella di essere dei lavori “buoni”, in quanto si tratta di lavori che rispettano i diritti del lavoratore; per esempio, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, i salari, il diritto a organizzarsi in movimenti, ecc.

Ma quali sono le tipologie di lavoro in questo campo?

Le posizioni dei green jobs non si limitano unicamente al campo dell’agricoltura, delle costruzioni, della manutenzione e della produzione, ma riguardano anche numerosi altri campi quali quello scientifico, tecnico e amministrativo.

Le posizioni lavorative dei green jobs sono infinite, si passa dal chimico ambientale al progettista verde, dall’organizzatore di eventi sostenibili all’eco-chef, dall’eco-avvocato al bioingegnere, dall’ecoturismo al settore del fotovoltaico e quello dei rifiuti, e molti altri ancora.

Green jobs in dati

Negli ultimi dieci anni il settore dei green jobs è andato sempre più espandendosi, lo dimostrano i dati: secondo il rapporto GreenItaly 2012 in Europa le industrie verdi hanno contribuito alla produzione di ben 3,4 milioni di posti di lavoro, dati nettamente superiori a quelli prodotti dalle normali industrie. Tra il 2004 e il 2008, i nuovi posti di lavoro creati sarebbero stati quasi 600.000 nel settore dell’acqua e in quello dei rifiuti.

Nel 2010, L’UNEP e l’ILO (International Labour Organization), entrambe agenzie dell’ONU, avevano stimato che solo in Occidente sarebbero stati creati 4 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore dei green jobs.

Nel 2011, Greenpeace ha affermato che questa nuova tipologia di lavoro avrebbe portato alla formazione di 2,3 milioni di posti di lavoro a livello mondiale e prevedeva che questi posti sarebbero aumentati entro il 2030 fino ad arrivare a sette milioni, a condizione che i paesi di tutto il mondo fossero riusciti a stanziare finanziamenti concreti nel settore delle rinnovabili.

Dati più recenti dimostrano che le pratiche ambientali che sono state adottate fino al giorno d’oggi hanno comportato un aumento di circa il 20% dei posti di lavoro, percentuale che potrebbe crescere fino al 30% entro il 2030.

La Commissione europea prevede un aumento di 20 milioni di posti di lavoro entro il 2020.

Secondo l’UNEP, i green jobs modificheranno il mondo del lavoro in quattro modi:

  • creando nuovi posti di lavoro;
  • sostituendo alcuni lavori attualmente esistenti (per esempio, quelli dovuti al passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili);
  • eliminando per sempre alcune tipologie di lavoro (come ad esempio nel caso in cui gli imballaggi venissero proibiti);
  • trasformando lavori esistenti in nuove tipologie di occupazione.

Green jobs in Italia

L’Isfol (Istituto per la formazione dei lavoratori) ha riscontrato che, negli ultimi quattordici anni, il numero di posti di lavoro verdi è aumentato del 41%:  mentre nel 1993 erano soltanto 263.900, nel 2006 sono arrivati a ben 372.000.

Secondo GreenItaly 2016, il rapporto annuale effettuato da Union Camere e Fondazione Symbola che si occupa di analizzare gli sviluppi della green economy in Italia, le aziende che fanno investimenti green sono più competitive all’estero; infatti, mentre solo il 10,9% delle imprese che non fanno investimenti ecosostenibili esporta all’estero, sono ben il 18,7% le aziende eco che esportano. In particolare, nel settore manifatturiero sono il 46% delle imprese eco a esportare, mentre sono solo il 27,7% le imprese non verdi che esportano.

Lo stesso vale per quanto riguarda la redditività: il 25,9% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha avuto un incremento del proprio fatturato nel 2015, al contrario di quelle che non hanno fatto investimenti in sostenibilità, le quali hanno avuto un aumento di reddito solo nel 16,8% dei casi.

I dati positivi riguardano anche il campo delle innovazioni: il 22,2% delle ecoindustrie ha introdotto innovazioni di prodotto nel 2015, mentre per quanto riguarda le industrie tradizionali la percentuale di innovazione è solo dell’11,4%.

Il settore green che in Italia ha i risultati migliori sembra essere quello dell’agricoltura biologica.

Infatti, l’Italia è al primo posto in Europa per la produzione bio, settore in grande espansione e con 47.663 operatori.

Secondo l’Organic Service, il valore del mercato biologico italiano si aggira intorno ai 3,5 miliardi di euro e ha circa 130 mila posti di lavoro, secondo le stime delll’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica).

Sempre rispetto al tema dell’agricoltura biologica, l’Indice di Green Economy ha riscontrato che le regioni che hanno una produzione migliore sono quelle meridionali, in particolare Basilicata, Calabria, Sicilia, Lazio, Toscana e Puglia.

Invece, per quanto riguarda il settore della produzione energetica da fonti idriche sono le regioni settentrionali a distinguersi; in particolare, ai primi posti ci sono: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Dai dati rilevati è stato possibile riscontrare che non ci sono particolari distinzioni tra nord e sud, ma quelle che possono essere considerate le regioni più green in Italia sono il Trentino Alto Adige, la Toscana, la Basilicata, la Calabria, la Valle d’Aosta e il Veneto.

Anche per quel che riguarda l’occupazione i dati sono positivi, soprattutto rispetto all’occupazione giovanile, infatti le aziende che hanno effettuato investimenti green sono responsabili del 42% delle assunzioni degli under 30; inoltre, le assunzioni per i green jobs sono per il 52% assunzioni a tempo indeterminato.

GreenItaly 2016 ha rilevato che, nel corso del 2016, le imprese che hanno effettuato investimenti green avevano previsto di assumere più di 330 mila dipendenti; fattore non di poca rilevanza in un momento economico come quello che stiamo vivendo.

L’importanza di un cambiamento

La crescita dell’economia verde e quindi dei green jobs si rivela oggi più che mai come una soluzione concreta per la lotta al cambiamento climatico.

La crisi che caratterizza le società contemporanee è duplice: economica ed ecologica.

Le soluzioni praticabili sono molteplici, ma quella che potrebbe riuscire a risolvere entrambe le crisi allo stesso tempo è quella dei green jobs per due ragioni:

  • poiché implicherebbe un cambiamento radicale dei metodi di produzione e quindi di consumo, andando a incidere positivamente sulla questione ambientale riducendo inquinamento, spreco e sovrasfruttamento delle risorse naturali;
  • poiché modificherebbe il mondo del lavoro aumentando la proposta di occupazione e creando la possibilità per nuove figure professionali di entrare nel mercato.

Affinché tutto ciò avvenga è necessario che i governi si impegnino a stabilire norme specifiche riguardo l’uso delle risorse e aumentando gli investimenti sia per quel che riguarda la formazione professionale che per quanto riguarda il settore delle rinnovabili.

I green jobs non sono soltanto un modo per raggiungere un’economia sostenibile, ma anche un mezzo per arrivare ad avere una società più giusta.

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