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    Domande, risposte e luoghi comuni in tema di…api

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    api nell'alveare

    Le api sono insetti utilissimi ed affascinanti che hanno incuriosito le generazioni passate che in esse hanno visto doni divini, attributi celesti ed altro. Grazie alle conferenze e agli incontri organizzati al CUFA (Carabinieri Forestali) dagli amici della FAI, Federazione Apicoltori Italiani, ora ho conosciuto l’importanza e le principali caratteristiche di questi animali e ho il piacere di condividerle con i miei lettori. C’è una frase attribuita ad Albert Einstein dagli apicoltori olandesi:

    “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

    Purtroppo nel “sentire” comune, specialmente degli abitanti delle città, le api, le vespe e i calabroni sono accomunati e ugualmente combattuti. Con queste poche righe vorrei far capire che l’ambiente tutto, ed in particolare le api, vanno protette e rispettate, anche per non rischiare l’estinzione in quattro anni. Il miglior metodo che conosco per aumentare il rispetto per una specie è diffonderne la conoscenza: negli umani è ancora forte l’istinto di sopprimere ciò che non si conosce! Per riuscire nel mio scopo, proverò a rispondere alle domande che più frequentemente mi hanno fatto su quest’argomento.

    Quanti sono gli alveari all’interno del G.R.A di Roma?

    Questa è la prima domanda che gli amici mi fanno, dopo aver letto il mio articolo sulle “Api in città” .

    Quasi nessuno è in grado di comprendere la “dimensione” del fenomeno. Quando posso, cerco di informarmi sull’impressione che il mio interlocutore ha, quasi sempre la risposta è compresa tra qualche decina o qualche centinaia di apiari. Di solito si associano gli alveari alla campagna, alla vita bucolica, ai campi pieni di fiori. Pensate allo stupore degli ascoltatori quando li informo che all’interno del GRA ci sono (secondo i dati forniti dalla FAI) almeno 5000 alveari. Chi ha un alveare con delle api ha l’obbligo legale di denunciarlo alle autorità, obbligo previsto dalla Legge 154/2016, con cui sono state introdotte anche sanzioni per chiunque contravvenga all’obbligo di denuncia. Purtroppo non tutti hanno già denunciato il possesso degli sciami e quindi il numero fornito dalla FAI, anche se può sembrare eccessivo, è sicuramente minore della realtà.

    Quanto vivono le api ?

    Quanto vivono le api è una domanda che di solito segue la scoperta che, nel periodo estivo, l’ape regina può deporre fino a 3000 uova al giorno, e nasconde una certa preoccupazione. In questo caso posso tranquillizzare gli interlocutori: non tutte le api vivono per lo stesso tempo e, più specificamente, la durata della vita media delle api operaie è diversa da quella dei fuchi o dell’ape regina. Questa durata dipende da diversi fattori esterni, ad esempio dipende dalla stagione, quindi dalla temperatura e dall’umidità. È anche diversa a seconda della posizione degli alveari ed è dipendente dall’attività e dall’operosità delle api. La posizione degli alveari incide in funzione della distanza che le operaie devono percorrere in ogni viaggio per trovare dei fiori da bottinare. D’estate le api operaie hanno una vita media di quasi quaranta giorni, d’inverno il periodo può arrivare fino a quasi sei mesi. Quando sentono di essere sul punto di morire le operaie si allontanano dall’alveare per non inquinarlo con i loro corpi. La regina invece vive al massimo fino a cinque anni, questo fa comprendere, al di là della fatica dovuta all’attività sicuramente frenetica nell’alveare, l’importanza dell’alimentazione. L’aspettativa di vita di un’ape regina è un’informazione che è confermata anche dal codice dei colori che gli apicoltori usano per segnare l’anno di nascita della regina, i colori sono solo cinque. Ho scoperto che esistono diverse associazioni legate al mondo delle api, ed anche diversi blog che trattano l’argomento. Non stupitevi quindi se vi segnalo che anche all’interno di questi luoghi super specializzati girano notizie false. In particolare ho potuto leggere di regine di sei anni.

    Tutte le api sono attive allo stesso modo ?

    No, neppure tutte le api operaie bottinatrici lavorano allo stesso modo: è stato verificato che alcune operaie compiono fino a dieci uscite al giorno per raccogliere polline, nettare ed acqua, altre operaie escono solo tre volte. Sembra, ma di questo non c’è una certezza assoluta, che le operaie operose siano in grado di sollecitare le operaie pigre. Oltre alla pigrizia c’è la specializzazione, si è potuto osservare la predisposizione di alcune operaie a raccogliere solo nettare o solo polline. Soltanto il 20% delle operaie in piena attività raccoglie sia il nettare che il polline. L’operosità delle operaie dipende anche dall’attività all’interno dell’alveare. Quando la vecchia regina decide di lasciare l’alveare per creare una nuova comunità, le giovani operaie fedeli, che ancora non hanno lasciato l’alveare, continuano a svolgere le attività interne, come la difesa dell’alveare, la pulizia, il condizionamento termico, l’allevamento delle larve; le operaie bottinatrici diventano pigre nell’attività di raccolta e si trasformano in esploratrici che cercano nelle vicinanze dell’attuale alveare la migliore posizione per permettere al nuovo sciame di svilupparsi e crescere.

    L’importante attività dei fuchi

    I fuchi non lavorano, hanno solo la funzione di fecondare la regina, non hanno gli strumenti per raccogliere il polline (e non è una scusa), anche la ligula è corta e non possono succhiare il nettare, ma solo assorbire il miele dei favi, per il polline anche loro devono essere nutriti dalle operaie. Non avendo iI pungiglione, ma un condotto spermatico, non possono neppure difendere l’alveare; durante l’accoppiamento l’apparato sessuale del fuco si stacca dal corpo e l’animale muore. Il condotto spermatico e parte dell’apparato riproduttivo spesso rimangono attaccati all’addome della regina, alla fine del volo nuziale saranno le operaie a toglierli.

    L’ape regina

    Anche la vita della regina è predestinata già dal suo sviluppo nella cella reale, quando esce dalla sua cella speciale (che è più grande delle altre) la prima cosa che fa è cercare eventuali rivali: altre giovani regine che potrebbero concorrere con lei, se ci sono le combatte e cerca di ucciderle. Poi, cinque giorni dopo la nascita, esce dall’alveare per il suo volo nuziale. Tornata all’alveare incomincia a deporre uova e, da allora, verrà accudita e servita dalle operaie. Che la regina sia il centro dell’alveare non c’è nessun dubbio, però è importante sapere che oltre che obbedire alle esigenze della regina, le api operaie obbediscono ad una specie di “intelligenza collettiva” per prendere le decisioni più importanti, a volte anche contro la regina quando non è più in grado di svolgere il suo lavoro. Non sempre la regina ha un buon carattere o si dedica interamente alla deposizione, quando la regina non fa il suo lavoro le operaie la sopprimono soffocandola con una specie di raggomitolamento su di lei. Questo succede anche quando un apicoltore introduce una nuova regina che non viene accettata o più spesso quando un insetto intruso, ad esempio un calabrone, entra nell’alveare.

    Quando ho iniziato, con lo spirito del naturalista, a scrivere le risposte alle domande sulle api ero convinto di potermela cavare con un articolo, mi scuso per la mia presunzione, ma in cambio della vostra pazienza vi invito ad aggiungere anche le vostre domande sulle api, prometto che risponderò a tutti.

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    Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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