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Annaffiare le Peonie, i consigli di Luciano Zambianchi

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peonie rosa
 Centro Botanico Mouta viale
Gruppo in visita al centro botanico

Desidero porre un punto fermo (non contestabile) sulle innaffiature delle piante in vaso, oggi se ne sentono di tutti i colori e spesso anche affermazioni corrette non sono corredate dalle giuste spiegazioni: il nove aprile sono andato a visitare il più importante vivaio d’Europa per le Peonie, durante il giro guidato ho ascoltato l’accompagnatrice spiegare che le Peonie, specialmente quelle arboree coltivate in vaso, hanno bisogno di essere innaffiate solo quando il pane di terra è asciutto. L’affermazione è più che corretta, a questo punto una delle persone del gruppo, che successivamente ho scoperto essere un’allieva del gruppo di studio organizzato dal Servizio Giardini del Comune di Roma ha chiesto alla guida: <Voi che intervallo ponete tra una innaffiatura e l’altra?>. Devo dire che con molta ritrosia la nostra guida ha incominciato a spiegare che l’intervallo dipendeva dall’andamento delle condizioni meteorologiche ed anche dal tipo di esposizione, alla fine incalzata allo stremo dalla stessa signora, la guida ha risposto che da loro l’intervallo medio era di circa quindici giorni. Il vivaio in questione si trova a Vitorchiano (tra Orte e Viterbo) e coltiva circa 10.000 esemplari di piante di Peonie alcune delle quali hanno oltre mezzo secolo di vita, molte delle Peonie sono di origine tibetana, ma di fatto si possono vedere specie di Peonie botaniche e ibridi naturali, provenienti da tutto il mondo. La risposta della nostra accompagnatrice era sicuramente corretta, era la domanda ad essere sbagliata; la situazione mi ha ricordato una storiella che usavo nei miei corsi per illustrare i “problemi di comunicazione”. La storiella è questa: su due piccoli altopiani, uno di fronte all’altro e vicini al punto da essere a tiro di voce, due contadini (Tino e Gaetano) hanno costruito le loro casette e vivono tranquillamente del poco che coltivano facendosi compagnia e scambiandosi consigli. Un giorno Tino si mette a gridare:

«Gaetà, Gaetà»

e Gaetano risponde: «Dimme Tino»

T: «Me se è ammalato l’asino»

G: «Pure lu mio»

T: «E che je hai dato?»

G: «La trementina»

T: «E ‘ndo je l’hai messa?»

G: «Ner fieno».

E qui finisce la prima parte della comunicazione, ma la cosa continua il giorno dopo:

T: «Gaetà, Gaetà»

G: «Dimme Tino»

T: «M’è morto l’asino»

G: «Pure lu mio».

Da ciò si dovrebbe capire che l’obiettivo non è di sapere quando a Vitorchiano danno l’acqua alle Peonie (anche se loro non le fanno certo morire) ma scoprire quando voi, sul vostro terrazzo o nel vostro giardino, dovrete annaffiare le piante non soltanto di Peonia, ma anche le piante grasse e tutte quelle che temono il ristagno dell’acqua. In realtà, come diceva un mio vecchio insegnante, il momento giusto è quando rimangono solo 1 o 2 micron d’acqua sulla “cuffia” in punta all’accrescimento delle radici. Se si aspetta troppo può accadere che i capillizzi radicali si secchino e che la pianta debba (per nutrirsi) sprecare tempo ed energie a riformarli. Ho promesso un inattaccabile metodo scientifico per scoprire quando annaffiare le piante in vaso dei nostri terrazzi e dei nostri balconi e così inizierò con una prima regola che vale sempre:

SE AVETE DELLE PIANTE CHE COLTIVATE DA ANNI CON SUCCESSO SUL VOSTRO TERRAZZO (O BALCONE) POTETE INTERROMPERE LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO E PASSARE AL PROSSIMO, UN METODO CHE FUNZIONA NON SI CAMBIA MAI !!!

Se invece avete qualche problema, pur rispettando le istruzioni che il vivaista vi ha messo per iscritto, o che avete trovato stampate sulla confezione delle piante quando le avete acquistate, oppure se siete dei curiosi, seguitemi nel mio complicatissimo metodo. Vi offro la certezza che al massimo dovrete ripetere la procedura un paio di volte e poi mai più, almeno fino a che continuerete a coltivare le piante nello stesso posto.

fiore bianco di peonia
Fiore di Peonia

Il problema è scoprire ogni quanto tempo dare acqua alle piante in vaso sul vostro terrazzo, o in quel particolare punto del vostro giardino, in modo che il terreno si asciughi quanto basta tra una innaffiatura e l’altra; per avere la soluzione giusta occorre prendere in considerazione diverse variabili: l’esposizione dei vasi, la loro dimensione, la loro composizione (terracotta, plastica), la composizione del terriccio e la pressione usata per il rinvaso, la dimensione della pianta, il tipo di pianta (una Peonia, o una latifoglia in genere, disperderà nell’atmosfera più acqua di una pianta grassa), la piovosità media sul vostro balcone, la temperatura ambientale. Senza tutte queste informazioni non ci può essere una vera risposta scientifica, direte voi, ma sbagliereste, infatti imparando a ridurre alcune delle variabili, con degli accorgimenti che vi illustrerò, potrete usare un trucchetto per avere una vera risposta scientifica a questo complicatissimo problema. Se poi avete il pollice verde la cosa sarà addirittura divertente e vi farà invidiare dal vicinato perché potrete esibire le piante meglio coltivate e quindi i fiori più belli. Le variabili che potrete ridurre sono: il tipo e la dimensione dei vasi, ma anche la posizione dei vasi sul vostro terrazzo.Potrete raggruppare i vasi secondo le loro dimensioni, cercando comunque di non avere decine di dimensioni diverse, cosa facile da ottenere rinvasando ogni pianta dopo l’acquisto. Questa ultima operazione vi permetterà anche di uniformare il tipo di vaso e il tipo di terriccio nonché la pressione con cui esso viene rincalzato nel vaso; potrete anche appoggiare all’interno di un vaso di plastica (o di un vaso di terracotta) eventuali piante in vasi di terracotta (o di plastica) che non volete rinvasare. Come potete vedere abbiamo ridotto a costanti note un certo numero di variabili, ma ne restano altre che non dipendono direttamente da voi, ma dalla disposizione del vostro terrazzo e quindi dalla quantità di luce e calore solare, e più  in generale dalla meteorologia. Ecco il trucco che vi propongo: preparare un vaso campione. Al prossimo rinvaso, oltre al vaso con la pianta preparate un vaso senza pianta, ma della stessa forma e dimensione, con lo stesso drenaggio e con lo stesso terriccio, pressato allo stesso modo di come fate sempre.  Mettete il vaso campione vicino ai suoi simili ed innaffiate abbondantemente; il giorno dopo pesate il vaso campione su una bilancia precisa (basta la precisione di una bilancia da cucina), annotatevi il peso e rimettete il vaso al suo posto, lo stesso fate il giorno dopo e così di seguito. Il peso del vaso diminuirà lentamente, quando per due giorni di seguito avrà lo stesso peso vorrà dire che l’evaporazione è finita (naturalmente se nel frattempo non ci sono state piogge, ma di solito in questo caso il peso tende ad aumentare). Contate il numero dei giorni che sono serviti all’acqua del vaso campione per evaporare. Ora occorre introdurre una serie di correzioni: come dicevo le latifoglie assorbono più acqua e quindi per i vasi con piante di latifoglie dovrete sottrarre uno o due giorni a seconda della dimensione della pianta (piccola uno, grande due). Nel caso di piante grasse, specialmente per le cactacee globose (i cactus rotondi) sarà il caso di aggiungere un giorno al tempo in cui il vaso campione si è asciugato. La ragione è che con la loro dimensione i cactus impediscono in parte l’evaporazione. Questa misurazione va ripetuta almeno per due volte (primavera e estate) per ogni microclima (o esposizione) sul vostro terrazzo (per ogni raggruppamento di vasi). Se mi avete seguito fino a qui vi sarete accorti che poi non è una cosa così strana e che realmente non esiste un metodo più semplice di quello che vi ho raccontato e i risultati vi ripagheranno del lavoro fatto.

Naturalmente altro discorso si deve fare per le piante di sottobosco o di foresta pluviale, e per le orchidee. Se avrete pazienza cercherò di svelarvi altri trucchi e tecniche che i coltivatori super esperti tengono gelosamente nascosti, ma aspettatevi anche dei consigli su come risparmiare e non cadere nelle trappole di chi reclamizza prodotti magici per le piante. Se vi ho incuriosito sul vivaio di Vitorchiano vi consiglio di andare a visitarlo le fioriture delle Peonie sono concentrate nei mesi di aprile e maggio. Ricordo che nei quindici ettari del centro botanico potrete trovare la più importante collezione mondiale di Peonie cinesi, ma per godervi a pieno la visita vi consiglio di prenotarla sul sito del vivaio, avrete una magnifica assistenza. Vi saluto evitando la mia solita frase “Buone fioriture”, se andrete a Vitorchiano entro maggio capirete perché!

Il Centro Botanico Moutan si trova a Vitorchiano (Viterbo), in S.S. Ortana 46, Loc. Il Pallone.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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