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È la Toscana la prima regione italiana a dichiarare lo stato di emergenza climatica

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emergenza climatica

La Toscana sarà la prima regione italiana a dichiarare lo stato di emergenza climatica grazie alla proposta di Tommaso Fattori, capogruppo di Sì – Toscana a Sinistra. Nonostante la bocciatura al Senato della medesima proposta (scaturita dalla già avvenuta dichiarazione di emergenza climatica di Inghilterra, Scozia e Irlanda), la questione ambientale inizia a occupare, seppur sporadicamente, anche l’agenda politica di qualche realtà italiana.

Cosa significa dichiarare lo stato di emergenza climatica per la Regione Toscana?

Dichiarare lo stato di emergenza climatica comporta garantire impegni maggiori da parte della Regione Toscana e dei singoli comuni, in linea con le clausole sottoscritte anche dall’Italia durante gli Accordi di Parigi. Dichiarare lo stato di emergenza climatica significa aumentare la sensibilizzazione sulla situazione climatica attuale, è una presa di coscienza, significa prendere un impegno concreto, che, in alcuni casi, va in totale contrapposizione con le politiche portate avanti fino ad oggi come nel caso dell’aeroporto di Peretola, vale a dire quello di Firenze. Nel 2011, quello che fino a qualche mese prima era il progetto per realizzare un parco agricolo si è trasformato nel progetto per la costruzione della nuova pista dell’aeroporto di Peretola: questo per raddoppiare i voli verso Firenze, per incrementare ulteriormente il turismo nel capoluogo toscano: in questo modo, ogni otto minuti gli abitanti di Prato e Firenze avrebbero un aereo sulle loro teste, a poche centinaia di metri dal suolo. Tale proposta, sostenuta in primis dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è stata respinta dal Tar lo scorso 27 maggio, ma il Governatore Rossi ha aperto un ricorso appellandosi al Consiglio di Stato il giorno seguente, il 28 maggio.

La Toscana tra inceneritori e pesticidi

Oltre l’aeroporto di Pretola, la Toscana dovrebbe ripensare all’inceneritore di Fornaci di Barga in Valle del Serchio, provincia di Lucca, che brucerebbe pulper di cartiera, ovvero uno scarto della lavorazione della carta da macero composta per il 70% da plastiche, o all’inceneritore di fanghi di Prato, unico nel suo genere.

Pensiamo all’utilizzo smodato di pesticidi dannosi per la salute umana, in particolare nel senese, o pensiamo alle terribili condizioni in cui versa il Mar Tirreno, come recentemente segnalato da Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia, che ha navigato nella zona tra Isola d’Elba, Corsica e Capraia accompagnato per tutta la navigazione da quella che lui stesso ha definito “una vera e propria zuppa di plastica”.

Pensiamo a tutto questo e rendiamoci conto che dichiarare l’emergenza climatica a livello regionale non è che un primo piccolissimo passo verso un lontanissimo e piuttosto fioco barlume di speranza per un futuro leggermente migliore di questo nero presente. Dichiarare l’emergenza climatica significa investire denaro nella conversione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, significa dire no all’aeroporto di Peretola, all’inceneritore di Fornaci di Barga, alla terza corsia dell’A11. Significa ridurre completamente le emissioni di CO2 entro il 2030, adottare una politica plastic free, bandire pesticidi dannosi e fitofarmaci in agricoltura, estendere la raccolta differenziata su tutto il territorio regionale, chiudere discariche, promuovere l’economia circolare e la carbon tax per le industrie che non rispettano le normative, potenziare i controlli dell’Arpat sull’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo; significa adottare una politica di consumo zero del territorio.

Pertanto, la dichiarazione di emergenza climatica della Regione Toscana è un’iniziativa politica senza dubbio apprezzabile, che però senza azioni normative puntuali resta soltanto un’assunzione di impegno che può dilatarsi nel tempo. Sarà interessante vedere come questa importante dichiarazione modificherà le azioni politiche portate avanti dal Consiglio Regionale fino ad oggi, a partire dal già citato aeroporto di Peretola. Attendiamo fiduciosi novità.

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