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Thilafushi. Nelle Maldive la più grande isola di plastica

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Thilafushi, la discarica di Malè, si trova nelle Maldive, ovvero una delle mete turistiche più gettonate al mondo. Il mare turchese e le spiagge bianche attirano circa un milione di turisti ogni anno. Ma queste acque sono davvero così limpide e incontaminate?

Thilafushi, un atollo di 7 chilometri di rifiuti 

Esattamente a 7 chilometri dalla capitale, è stata creata una discarica artificiale dove vengono portati i rifiuti che vengono prodotti dai turisti che visitano queste isole dell’Oceano Indiano. Si tratta della più grande isola di plastica al mondo: un atollo di circa 7 chilometri dove ogni giorno vengono bruciati rifiuti a cielo aperto, 24 ore su 24.

La discarica Thilafushi è stata creata intorno agli anni ’90, quando il boom di visitatori ed il conseguente incremento del consumo di plastica, ha portato l’isola a dover gestire troppi rifiuti.

Il Governo fece scavare dei profondi pozzi nella sabbia dove gettare i rifiuti per poi ricoprirli la stessa sabbia. Così fino a riempirli: strati alternati di spazzatura e sabbia.

Inizialmente, venivano portati esclusivamente i rifiuti prodotti all’interno degli alberghi di lusso; in un secondo momento a questi sono andati aggiungendosi  anche i rifiuti degli abitanti di Malè e di tutti gli altri alberghi dell’arcipelago.

Ogni turista produce intorno ai 3,5 km di immondizia al giorno, ovvero circa il doppio di quanti ne produce un autoctono.

Ogni giorno 400 tonnellate di spazzatura vengono raccolte e portate a Thilafushi, dove poi vengono incenerite.

L’insostenibilità della discarica di Malè

Due sono le ragioni principali a rendere l’isola non sostenibile:

  • ambientale: non solo per l’enorme quantità di rifiuti prodotti, ma anche per il modo in cui vengono trattati, ovvero attraverso l’incenerimento; questo sistema rilascia minuscole particelle inquinanti di particolato delle quali non si conosce l’effetto sull’uomo. Inoltre, i rifiuti accumulati rilasciano sostanze velenose nell’acqua, che finiscono nei nostri mari e sulle nostre terre.
  • sociale: sull’isola lavorano centinaia di immigrati senza alcun tipo di tutela. Ogni giorno entrano in contatto con materiali di ogni tipo e ne respirano i fumi: amianto, mercurio, batterie esauste, piombo, scarti medici e molto altro.

La discarica di Malè oggi

Nel 2011 il Governo ha deciso di chiudere la discarica, ma cosa rimane oggi di Thilafushi? Sull’atollo restano tutti i rifiuti abbandonati negli anni, tutti quelli che vengono abusivamente portati ancora oggi e anche tutti quei rifiuti che vengono gettati in mare e successivamente trascinati lì dalle correnti.

Oggi Thilafushi è un altopiano di circa 15 metri di plastica, spazzatura medica, industriale e di privati, rifiuti elettronici e lampade al neon solo per citarne alcuni.

La soluzione migliore sarebbe quella di spingere il Governo ad avviare un sistema di raccolta differenziata che permetta di riciclare i rifiutima ancora nulla di concreto è stato fatto per risolvere la situazione.

Per il momento la discarica di Malè rimane così, abbandonata a se stessa.

 

 

 

 

 

 

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