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Radicali liberi? Provate l’antica ricetta cinese a base di aglio

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Una antica ricetta cinese offre la certezza di ridurre drasticamente i radicali liberi responsabili dei danni cellulari e riconosciuti come i maggiori colpevoli nell’invecchiamento delle cellule, ma anche di molte neoplasie. La bellezza di questa ricetta sta nella sua semplicità e nell’autorevolezza della sua provenienza. Gli ingredienti sono: 300 grammi di aglio fresco e 250 grammi di alcool da dolci.

L’antefatto

Sabato 16 dicembre il professor Luigi Campanella del dipartimento di Chimica dell’Università “la Sapienza” di Roma (autore di sei volumi e di oltre 500 pubblicazioni scientifiche), scienziato internazionalmente riconosciuto, ha tenuto nei locali della Società Romana di Scienze Naturali (SRSN) la Lectio Magistralis su “Applicazione dei biosensori nella ricerca e nei controlli”. Durante la lezione il professore, in modo chiaro e comprensibile a tutti, ha spiegato come sono fatti e a cosa servono i biosensori, ma anche i possibili sviluppi. Da biochimico ha mostrato i grafici relativi ai lavori di ricerca in alcuni settori particolarmente interessanti, la ricerca ambientale, ma anche la diagnostica medica. Il professore (che tra i cento alti incarichi è anche il garante per la chimica per il CNR) ha spiegato l’attività biochimica dei radicali liberi e i metodi di monitoraggio che ne derivano, fornendo indicazioni precise sui possibili interventi terapeutici, sia attraverso gli alimenti che le medicine.

Aglio e cavoli contro i radicali libericavoli contro i radicali liberi

I grafici presentati ci hanno mostrato come aglio fresco e cavoli (cotti preferibilmente a vapore) riescano a ridurre al 30% la presenza dei radicali liberi. Cavoli e broccoli sono da tempo noti per le capacità antiossidanti, alcuni piatti della cultura contadina italiana li privilegiano, e i contadini la sapevano lunga. Attenzione all’aglio, che dovrà essere fresco, non quello liofilizzato o ridotto in pillole: le alte temperature di lavorazione ne riducono moltissimo l’efficacia. Il professore ci ha parlato delle nuove mode sull’aglio in pillole o liofilizzato, usato specialmente negli USA, ma anche in Russia, mettendoci in guardia contro l’uso delle pillole all’aglio, specialmente contro quelle glassate o al miele; poi ha raccontato una storia che ha affascinato i presenti e che è terminata con la ricetta e la modalità di impiego che vi riporterò.

 

La storia

Nel 1980 il professore venne invitato in Cina per una serie di conferenze, lì ebbe occasione di incontrare i docenti di varie università e soprattutto di confrontare metodi e tecnologie. Per un paio di mesi si trovò a vivere gomito a gomito con i suoi colleghi cinesi, e ancora oggi ricorda le difficoltà di comunicazione (l’inglese parlato in Cina negli ambienti scientifici nel 1980 era veramente particolare!). Arrivato il momento dei saluti, un anziano docente gli si avvicinò e, sempre con difficoltà di linguaggio, lo ringraziò per le sue conferenze e lezioni e poi gli disse: “Lei professore ci ha regalato molto, anche noi vorremmo farle un regalo, ma come saprà in Cina i docenti universitari non sono molto ricchi e così mi sono permesso di prepararle un piccolo regalo che però dovrà aprire quando arriverà a casa” e gli consegnò una scatoletta grande come quelle che da noi contenevano i fiammiferi. Il professore ci ha raccontato che arrivato a Roma aprì la scatoletta e dentro, ripiegato più volte, ci trovò un biglietto in cui in un inglese approssimativo c’era scritto il titolo: “Antica cura cinese per rimanere giovani” seguito da formule e raccomandazioni. Campanella ha pubblicamente confessato che da allora, ogni cinque anni segue quelle indicazioni.

Formula e posologia dell’antica ricetta cinese contro i radicali liberi

Sul biglietto c’era scritto che ogni cinque anni, per tre mesi doveva essere praticata una specie di depurazione dell’organismo, usando un particolare estratto alcolico di aglio e seguendo una particolare metodologia.

Come preparare la soluzione alcolica 

Pestare (in un mortaio) 300gr di aglio fresco mondato che poi verranno lasciati macerare in 250gr d’alcol da liquore per quindici giorni. Alla fine dei quindici giorni il liquido verrà filtrato e conservato in luogo fresco e buio, in una bottiglia ermeticamente chiusa.

Primo giorno:

  • Il primo giorno della cura si inizia assumendo una goccia della soluzione alcolica la mattina, una a pranzo ed una alla sera.

Secondo giorno:

  • Il secondo giorno 2 gocce tutte e tre le volte, e così aggiungendo ogni giorno una goccia, fino al trentesimo giorno quando si assumeranno 30, 30 e 30 gocce.

Trentunesimo giorno:

  • Il trentunesimo giorno si inizierà a scalare: 29 gocce al mattino, 29 a pranzo, 29 alla sera.

Si continuerà a diminuire il numero di gocce fino a 5, 5, 5 gocce al giorno.

Poi si tornerà ad aumentare fino a raggiungere ancora le 30, 30 e 30 gocce, poi si tornerà a diminuire, fino a 5 gocce. In circa 100 giorni dovremmo aver terminato l’estratto alcolico d’aglio e di conseguenza anche la purificazione (soprattutto renale).

Come potrete ben immaginare le domande sono state tantissime e il professore con pazienza ha risposto a tutte. Successivamente, nel Web, ho scoperto diverse indicazioni su antiche formule simili, ma i siti che le riportavano si basavano più su storie fantastiche che su solide basi scientifiche. Tra le altre cose, questi siti sono così pieni di errori da perdere completamente ogni credibilità. Personalmente ho chiesto al professore se ci fossero delle preferenze qualitative tra aglio italiano e gli altri.

In sintesi la risposta è stata che a prevalere è la freschezza del prodotto; sugli agli rossi o bianchi invece, non ha segnalato particolari differenze. Diversa è invece la differenza tra aglio fresco e aglio fermentato (aglio nero), quest’ultimo, oltre al colore nero ha alcuni svantaggi legati alla fermentazione, ma ha anche il vantaggio di contenere polifenoli e altre sostanze che hanno sempre capacità antiossidanti (chi vuol saperne di più sugli antiossidanti potrebbe rileggere l’articolo “Proprietà terapeutiche del tè, la chimica e la farmacologia”). Infine il professor Campanella ha spiegato che per noi occidentali la situazione è un poco diversa, rispetto a quella in cui vivono i cinesi. In Cina viene comunemente consumata da tutti una grande quantità di aglio fresco, da noi il consumo dell’aglio è più ridotto, e soprattutto orientato verso l’aglio liofilizzato, ciò è probabilmente un problema legato anche ai rapporti sociali: l’odore dell’aglio è forte e spesso non viene percepito da chi ne fa uso, mentre è intenso e fastidioso per chi non ne assume. Personalmente ho ricordato che proprio in quegli anni anch’io ero in Cina e dell’odore dell’aglio erano impregnati i vestiti (che allora erano quasi delle divise) di tutti i cinesi che incontravamo. Per i curiosi desiderosi di documentarsi sulla Cina nel 1980 (oggi completamente scomparsa) consiglio la lettura di un libro che mi ha fatto rivivere la mia esperienza di viaggiatore in Cina: Cesare Brandi, (1982), Diario cinese, Einaudi, Torino. In conclusione, considerando il livello scientifico del professor Luigi Campanella, vale la pena preparare e seguire l’antica ricetta cinese. Anche se non ci renderà immortali, sicuramente ci farà vivere meglio e per un po’ ci libererà dai radicali liberi.

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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