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I papiri di Ercolano e una biblioteca sfogliata a metà

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papiri di Ercolano

Correva l’anno 1750 e, per puro caso, all’ombra del Vesuvio, scavando un pozzo qualcuno trovò un immenso vano vuoto. Si era finiti nelle stanze di una villa seppellita dal fango eruttivo ai tempi della terribile eruzione del 79 d.C. Immaginiamo i primi curiosi esploratori, probabilmente guidati più da avidità di tesori che dalla sete di sapere, vagare per quelle stanze in cerca di oro e urtare invece con il piede qualcosa che rotola. Sembra un tozzo di legno, forse una torcia. Ne accendono uno, forse due, poi qualcuno si accorge che quegli oggetti sono altro: erano appena stati ritrovati i papiri di Ercolano.

I papiri di Ercolano: tesoro di biblioteca

Le biblioteche private, più o meno dal II secolo a.C., divennero uno status symbol indispensabile per i romani di un certo rango. Esempi non ce ne sono giunti: il tempo è inclemente con ciò che è delicato, che ammuffisce, marcisce e va copiato a mano. Comunque, già dall’epoca di Augusto le biblioteche private vennero soppiantate in importanza da quelle pubbliche, pur continuando a esistere come luoghi di piacere, cultura e mecenatismo. I papiri di Ercolano risalgono al periodo che va dalla metà del I secolo a.C. all’eruzione del Vesuvio, che spezzò per sempre la vita di quella ridente cittadina costiera. I danni fatti dal Vesuvio furono diversi rispetto a quelli occorsi a Pompei: le due città ebbero lo stesso assassino, ma una fine diversa. Ciò che accadde a Ercolano permise ai papiri conservati nella biblioteca privata presente in una villa di carbonizzarsi e, in una certa maniera, di giungere fino a noi.

Il luogo dei papiri di Ercolano

Tra armadi di legno incassati in nicchie murarie, statue e tavoli, piccoli busti di bronzo a segnalare gli autori delle opere riposte sui vari scaffali, intorno al 50 a.C. la biblioteca era un cenacolo culturale riunito intorno a Filodemo di Gadara, filosofo epicureo, che insegnò tra gli altri a Tito Lucrezio Caro, autore del De rerum natura. Un orientamento di pensiero che continuò anche nel periodo seguente, visto che ospiti della biblioteca furono anche poeti del calibro di Virgilio e Orazio. Gli anni passano, la biblioteca resta. Qualche mese prima della grande eruzione del Vesuvio, la costa è scossa da un terremoto e quando il vulcano si libera del suo travestimento da pacifico monte, molte ville d’ozio sono ancora a soqquadro per i lavori in corso. Forse i papiri della biblioteca erano già in alcune casse per metterli al riparo dalla polvere, forse all’ inizio dell’eruzione qualche studioso cerca di portarli in salvo. Dei papiri rotolano a terra in questo tentativo di fuga, alla fine anche le casse sono abbandonate. Forse queste eroiche e anonime vite finirono quel giorno, ma il sarcofago di fango bollente che ricoprì la villa salvò tuttavia i papiri di Ercolano.

La difficile lettura dei papiri

Per anni si tentò di leggere i papiri srotolandoli. Padre Piaggio, gesuita e latinista, inventò una macchina che porta il suo nome per aprire lentamente i papiri di Ercolano, con l’aiuto di un filo d seta e della gravità. Ma danni ne venivano sempre causati. Leggerli, poi, era un’impresa: l’inchiostro carbonizzato ha un tono di nero relativamente diverso da quello del papiro, quindi la decodificazione avveniva controluce, con pazienza, lettera per lettera, interpretando una grafia lontanissima dalla nostra, parole in un’altra lingua, spesso danneggiate dal tempo e dalle manipolazioni. Finché, solo di recente, il lavoro non hanno iniziato a farlo le macchine da tomografia, le tac insomma. Ma cosa contengono i papiri di Ercolano? In massima parte, sono giunti fino a noi testi di filosofia epicurea, scritti in greco. Sappiamo infatti che le biblioteche a Roma erano usualmente divise in due sezioni, una in greco e una in latino. E qui si apre una questione interessante, perché sono stati trovati anche frammenti di papiro contenenti brani in latino e provenienti da opere che non sono giunte fino a noi. Dove si nascondono i papiri di Ercolano che erano nella sezione latina? Erano depositati da un’altra parte della villa, ancora sepolta o inespolorata? Sono stati caricati in barca e, salvati dal fuoco del Vesuvio, sono periti nel vortice del tempo? È una domanda per ora senza risposta, ma che accende i sogni mostruosamente proibiti di qualsiasi amante della letteratura.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia
La foto della ricostruzione della biblioteca è uno scatto della mostra di Madrid nel 2014
La foto del rotolo è tratta da Younger

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