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A Roma una nuova ordinanza sui sacchetti per la raccolta differenziata

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Colored garbage bags

Voglio pubblicizzare ai lettori romani l’ordinanza della sindaca di Roma sui sacchetti per la raccolta differenziata in strada e “porta a porta”. Ho letto che è già stato multato il primo romano che si è permesso di gettare nel giusto cassonetto della differenziata i suoi rifiuti, ma in un sacco nero. Vedi l’ordinanza, che ha in oggetto:

Ordinanza contingibile e urgente, ex art.50, comma 5, decreto legislativo 18, agosto 2000, n. 267 (TUEL), misure atte a contenere la situazione di criticità nella gestione dei rifiuti urbani.

Titolo che dovrebbe essere a misura dei “cittadini” e non il solito vecchio burocratese! 

Vi invito a leggere attentamente l’ordinanza che trovate a questo link e che sembrerebbe promossa dalla “Direzione Rifiuti Risanamenti e Inquinamenti”, con l’approvazione del “Dipartimento Tutela Ambientale”, per scaricare le responsabilità di una cattiva gestione sui cittadini di Roma e dei paesi vicini, dimenticando che i cittadini ben sanno che il pesce “puzza dalla testa”.

Penso a mia zia e al suo imbarazzo

Altro che migliorare il servizio ai cittadini, come è ben espresso negli intenti della “ORDINANZA”! Penso agli anziani che devono camminare per chilometri con, ben in vista nel sacco di rifiuti, i pannoloni usati: il mio consiglio è di usare un carrellino specifico per portare l’immondizia ai cassonetti, così la privacy è garantita e il carrellino può anche essere usato come bastone da trekking, viste le distanze che dobbiamo percorrere per trovare un cassonetto non stracolmo. È anche il definitivo addio al riutilizzo delle “shopper bags”: chi riutilizza è multato!

I cassonetti fanno schifo, l’immondizia è ammucchiata sui marciapiedi perché la raccolta è insufficiente, ma ora va meglio: i sacchi sono trasparenti!

Abito a Roma e, mio malgrado, ormai faccio parte della terza età, così come tanti altri ogni due o tre giorni devo percorrere almeno un chilometro per trovare un cassonetto dove poter lasciare i miei rifiuti differenziati.

Vivo nel quinto municipio dove non c’è la raccolta “porta a porta” che era stata annunciata, due assessori fa. Dalla ordinanza emerge che per far crescere la raccolta differenziata a Roma occorre agire contro la maleducazione dei cittadini e fermare l’invasione della spazzatura extra-comune. Spazzatura sempre imputabile a cittadini pigri o addirittura ostili contro l’attuale Amministrazione, cittadini che piuttosto che appoggiare gli sforzi della Sindaca preferiscono vivere immersi nella spazzatura. La vera responsabile dei disservizi nella raccolta e smaltimento dei rifiuti a Roma è, secondo la Sindaca, la maleducazione dei cittadini. Io cerco di fare del mio meglio, ma ieri ho saputo per caso che dal cinque agosto anche io sarei sanzionabile: ho acquistato al centro commerciale due rotoli di sacchetti neri per l’immondizia e li sto usando. Non ho però capito se li posso usare per raccogliere e smaltire la carta, l’ordinanza parla solo di alcune tipologie di rifiuti. In internet ho letto che in realtà l’ordinanza è ispirata da una analoga in vigore nel comune di Milano, che però offre un diverso servizio di raccolta per i propri cittadini. Chi ha utilizzato l’esempio di Milano deve sapere che quasi mai basta copiare una parte per ottenere il tutto, a meno che non si parli di infiniti. Infatti il numero degli interi positivi è sicuramente equivalente al numero dei numeri pari positivi. 

Per non criticare soltanto

È vero che è più facile criticare le idee degli altri che proporne di proprie. Per non essere il solito criticone, suggerisco di impiegare le scarse risorse per controllare la gestione del materiale riciclabile di chi ne produce di più. Ad esempio gli imballaggi dei prodotti inviati dai grossisti fornitori ai negozi medio grandi, gli scarti dei ristoranti, gli scarti dei mille verdurai di Roma che confluiscono nell’indifferenziata, proprio nei cassonetti adibiti all’uso della cittadinanza. Tra l’altro, gli scarti dei verdurai sono preziosi e facili da compostare, per realizzare degli ottimi terricci: anni fa comprai un “composter” dall’AMA e da allora ho ridotto la mia produzione di scarti umidi, ma io ho un grande terrazzo e posso gestirlo, in un normale appartamento è impossibile tenerne uno. Certo non è pensabile realizzare un unico maxi centro di compostaggio urbano senza scatenare le ire degli abitanti delle abitazioni limitrofe, ma quattro o cinque piccoli centri di compostaggio, magari confinanti con isole ecologiche periferiche, potrebbero diventare dei punti per trasformare in risorse e soldi la spazzatura più puzzolente.

Per quei cittadini che non vogliono leggere tutto il burocratese dell’ordinanza riporto i due punti centrali.

LA SINDACA ORDINA:

  1. Il divieto, per tutti coloro che non sono residenti nel territorio di Roma Capitale, di conferire nel circuito di raccolta di Roma Capitale, rifiuti urbani prodotti nel territorio di altri Comuni.
  2. Il divieto di utilizzo di sacchi non trasparenti per il conferimento della frazione multimateriale leggero (Plastica e Metalli) e per la frazione indifferenziata/secco residuo.

Il tutto per i prossimi sei mesi, poi si vedrà!

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

7 Commenti

  1. Chiedo cortesemente, in caso di pubblicazione, di sostituire il mio precedente commento (da annullare) col presente, completato con la relativa documentazione. Grazie.

    “Pendolarismo” dei rifiuti; “zozzoni e furbetti”?

    Leggo:

    “C’è chi abita nei Comuni vicino Roma e porta i suoi rifiuti nella nostra città. E’ ora di dire basta. Vogliamo mettere la parola fine al cosiddetto “pendolarismo” dei rifiuti.

    Ho firmato un’ordinanza per far multare dagli agenti della Polizia locale di Roma Capitale i “turisti dei rifiuti”: degli zozzoni che, pur essendo residenti fuori città, gettano la spazzatura nei cassonetti delle strade di Roma.

    Per evitare che qualche furbetto conferisca in modo errato, abbiamo anche deciso di inserire l’obbligo di utilizzo di sacchetti trasparenti. Per tutti, cittadini privati e commercianti.

    Rispettare le regole significa rispettare la nostra città e inoltre aiuta gli operatori AMA nel loro lavoro. Chi ama Roma lo sa.”.

    Leggo anche, da un’ordinanza del 5 agosto 2019:

    “1. il divieto, per tutti coloro che non sono residenti nel territorio di Roma Capitale, di conferire nel circuito di raccolta di Roma Capitale, rifiuti urbani prodotti nel territorio di altri Comuni”.

    Mi chiedo: “zozzoni e furbetti” (non prendetevela con me, riporto solo quanto leggo) “anche prima”, o solo “dopo” la relativa ordinanza che ha imposto loro il divieto? E, se il divieto già esisteva, a che serve riproporlo?
    Ora finalmente sappiamo chi sono i veri responsabili dell’evidente degrado in cui versano le zone vicino ai cassonetti di Roma!
    A parte questa “rivelazione dei veri responsabili del problema dei rifiuti di Roma” mi si permetta, per fare satira, se concesso, una domanda: se un non residente in visita a Roma col proprio cane, cane che ha mangiato al mattino nel “suo” comune di appartenenza che non sia Roma, mentre il suo proprietario è in visita a Roma gli scappa la cacca e la fa e il proprietario, correttamente, la raccoglie con l’apposita bustina in plastica (trasparente?), il proprietario è multabile se getta la bustina con la cacca del cane originata e proveniente da altro comune nell’indifferenziata di Roma, non suo comune di residenza? Sarebbe multabile anche se la lasciasse per terra; dovrebbe proseguire la sua gita a Roma tenendosi in tasca la bustina con la cacca del cane per riportarla nel suo comune di residenza? E, se la visita si protraesse per giorni, non potendo? gettare le feci nel circuito raccolta rifiuti di Roma Capitale, non sarebbe poi multabile per possibile rischio sanitario, dall’Ufficio di igiene? Oppure può gettare la suddetta cacca nel circuito rifiuti di Roma Capitale, nel non riciclabile, anche se generata e proveniente da altro comune?

  2. Ciao.
    In tutto questo come la mettiamo con i turisti mordi e fuggi? Che, purtroppo sono un vero problema, un mio amico venne a trovarmi a Roma nell’anno del Giubileo in occasione dell’arrivo di un milione di ragazzi da tutto il mondo.
    I “Pipiziani”, come li chiamava lui evidenziando solo un piccolo problema, erano accampati ovunque. Il Biondo Tevere era diventato il Giallo Tevere.

    PENSA QUANTE MULTE, TANTI SOLDI PER FARE UN RADDOPPIO DELLA TELEFERICA.

    • Io penso che, se vogliono l’Europa unita, sia “strano” voler fare i Comuni disuniti: se chi proviene da altri Comuni getta i rifiuti a Roma, chi da Roma si reca in altre città farà altrettanto: il conto si pareggia.Viva l’unità d’Italia.

    • Pensa quante multe e quanti soldi entrerebbero al Comune se si multassero “tutte” le auto in divieto di sosta, in zona rimozione, sui marciapiedi, guidate da ubriachi a Lungotevere il Venerdì, sabato e domenica sera,magari anche ubriachi e a moltooo più di 50 chilometri orari!,quelle parcheggiate sui prati, quelle che viaggiano contromano, quelle parcheggiate vicino ai paletti paramarciapiede che costringono gli autobus contromano nella corsia opposta… ecc. ecc.
      Consiglio una visita a Roma, quartiere Flaminio e, soprattutto, se in occasione di eventi, al Villaggio Olimpico, fronte Auditorium e dintorni!

  3. Per rispondere in maniera sarcastica (non nei Tuoi confronti) al tuo giusto commento, devo dire che ciò che scrivi, e che è un comportamento disarmante dei turisti, si esaspererebbe se chi non abbia la residenza a Roma non potesse conferire i rifiuti nel circuito rifiuti di Roma Capitale…Dove dovrebbe gettarli? Nel “biondo Tevere”, per l’appunto? Il problema non è, per l’appunto, che uno non può gettare i rifiuti nel circuito rifiuti di Roma Capitale? E non viceversa, come tu dici accaduto durante il Giubileo! Anche se, i turisti, non gettano immondizia proveniente dai loro luoghi di partenza, ma, probabilmente, “originati” a Roma…: nei bed & breakfast ecc.

  4. “Acquari e natura”?
    La rivista che, nella “mia” vita precedente, quando, verso i 13 anni, dopo aver languito da quando avrò avuto sei o sette anni (anni ’50) davanti all’acquario della tabacchina di Corso Vittorio, amica e cliente di mia zia, sarta, cara zia che viveva in famiglia con me prima a Via dei Leutari e poi a Piazza della Cancelleria, ricevetti 3.500 lire da mamma e acquistai trepidante il mio primo acquario (la misura minima per mettere il riscaldatore; in quello da 2.500 lire ci potevo mettere solo i Danio e i Tanichtis, che resistevano in acqua meno calda) dal caro Borghi, anche cornettista jazz, a Via della Scrofa, consigliato dalla gentilissima moglie Helga che, sapendo che non potevo spendere tanto (all’epoca, in affitto, al centro storico non eravamo ancora stati “cacciati” dai ricchi e radical chick e, in quelle, allora, povere case ci abitavano persone di reddito medio e medio basso) mi regalava i pesci in cambio delle piante che crescevano abbondantemente nel mio minuscolo acquario.
    Che bei tempi e che bei ricordi! All’epoca era come un paesino, il centro storico, non la bolgia attuale di insegne in plastica colorata e di movida che avviliscono il ricordo della passata, tranquilla e solitaria serenità.
    Ho qui davanti a me il numero 1 di “A&N Acquari e natura”, Anno I numero 1, Settembre 1970, Lire 350, Direttore Responsabile G. Natale Borghi, e ho tutta la collezione fino al numero 10 del 1972, anno III, Lire 450: appena usciva correvo a comprarlo e lo leggevo dalla prima all’ultima riga… Poi si succedettero molte altre pubblicazioni e libri coi quali ho riempito grandissima parte della mia libreria, della mia mente, e dei miei ricordi.
    Quindi Lei ha collaborato alla prima rivista di acquariologia che lessi!
    Grazie, anche per il bel ricordo di un tempo molto più bello dell’attuale.
    Giuseppe.

  5. Rammento che, prima di aprire il negozio di acquari in Via della Scrofa, il negozio di Borghi (che dopo molti anni divenne di fossili e conchiglie) era situato qualche metro prima, in un vicoletto di cui non rammento il nome, che dava sempre su Via della Scrofa e da questa comunque visibile.
    Che bellezza tutti quegli acquari uguali, tanti di media grandezza, ordinatissimi e pulitissimi, con lo sfondo verniciato ognuno in un colore diverso, ognuno con una specie diversa, pieni di belle piante e quarzi, con un acqua tenuta limpidissima da un semplicissimo filtro azionato da un motorino a pompa: il filtro si chiamava “Brillant filter” un semplice tubo di plastica in cui l’aria proveniente dalla pompa attirava la sporcizia in un filtro di spugna grigia scanalata, color ardesia, a forma di cilindro; esisteva anche un modello più piccolo, leggermente diverso nella forma della spugna, non scanalata, liscia, se ben ricordo, stesso criterio, che forse si chiamava “Billy filter”, ma posso sbagliare.

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