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Strage di delfini nel Tirreno: 40 carcasse tra Toscana e Liguria

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delfini morti

Ci fanno sognare per la loro leggiadria e la spiccata intelligenza, ma i delfini sono mammiferi marini in forte sofferenza nel Mediterraneo, mare geograficamente chiuso e quindi caratterizzato da un equilibrio ecologico molto delicato. Quest’anno già 40 carcasse di delfini sono state trovate spiaggiate tra Toscana e Liguria. Vediamo cosa sta accadendo.

Moria di delfini e l’impegno degli istituti di zooprofilassi

Intanto, le vittime di questa moria appartengono principalmente alla specie Stenella Striata o Stenella coeruleoalba. Si tratta di un tipo di delfino che popola il Mare Nostrum con circa 250.000 esemplari. È una creatura socievole e giocosa: è facile avvistare branchi di Stenella che si profondono in acrobazie sulla scia delle navi. Questo delfino, che ha un’aspettativa di vita di circa 40 anni, pare essere stato colpito da un’intensa epidemia di morbillivirus. Fortunatamente, la barriera di specie ha limitato e limita i danni, ma dai laboratori zooprofilattici giungono altre notizie più inquietanti.

Epidemie di morbillivirus e non solo dietro alle morie di delfini

Intanto, considerando anche la stagione invernale, sul versante tirrenico si contano oltre sessanta delfini spiaggiati, escludendo ovviamente quelli le cui carcasse non raggiugono la riva e di cui, quindi, non si può tenere traccia. I delfini sono risultati positivi al morbillivirus, alcuni avevano anche infezioni parassitarie in corso e altri lo stomaco vuoto, segno di una profonda debolezza, tale da non consentire al cetaceo di nutrirsi. Non è certo la prima epidemia: si ricordano quelle, particolarmente gravi, che colpirono i delfini nel 2013 e, andando a ritroso, nel 2008 e nel 1991-1992. Il morbillivirus che colpisce i cetacei è parente del virus che causa il cimurro nel cane, nelle foche e la peste bovina. Le epidemie sono un fenomeno tutto sommato naturale per la fauna selvatica. Ma gli spiaggiamenti singoli e diffusi, nonché le condizioni dei corpi, fanno ritenere che gli esemplari di Stenella colpiti dalla malattia fossero immunodepressi. Insomma, il morbillivirus è  solo la causa ultima di queste morti.

Inquinanti organici persistenti e immunodepressione nei delfini

Gli esemplari spiaggiati e successivamente esaminati risultano essere contaminati da policlorobifenili e i composti aromatici policiclici, che provocano un abbassamento delle difese immunitarie degli animali, rendendoli quindi più vulnerabili a parassitosi e infezioni. Sebbene l’uso e la commercializzazione di queste sostanze sia bandito da molti anni, esse sono ancora presenti nel mare per via della lentezza nello smaltimento, per le sacche di contrabbando, le deroghe e le mancate adesioni ai trattati. Di contro, gli organismi viventi assimilano questi composti chimici in maniera molto rapida. D’altronde, come si suol dire, il mare non dimentica mai nulla e ci rende tutto ciò che gli diamo. Tossine incluse. Si ricorda che l’Italia non ha aderito alla Convezione di Stoccolma del 2001, che mette al bando gli inquinanti organici persistenti o Pop e di cui i regolamenti UE continuano a preoccuparsi. Ma, proprio per il lungo tempo di degrado delle sostanze, basta un abuso per vanificare gli sforzi collettivi. Il Centro interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche ambientali dell’Università degli Studi di Pavia mette a disposizione un banca dati degli spiaggiamenti, divisa per anni e consultabile dal suo sito. Nella sua homepage ribadisce che la presenza di carcasse spiaggiate deve essere segnalata alla Capitaneria di Porto di zona o al numero 1530. In questa maniera sarà possibile un monitoraggio della situazione e un pronto intervento, per capire a fondo cosa stia accadendo alle magnifiche e preziose creature che giocano vicino alle nostre barche e rispondono al nome, di per sé poetico, di Stenella coeruleoalba.

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