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Mercurio Loi: come ti racconto un’altra Roma

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Mercurio Loi

Ci sono molti modi di raccontare un luogo e uno dei miei preferiti è dare voce e corpo al posto, animando la sua storia tramite una narrazione che con essa si incrocia. Mercurio Loi è il protagonista di una serie a fumetti che porta il suo nome, edita da Bonelli e scritta da Alessandro Bilotta. Lo stile della narrazione, la regia, i disegni e il colore sono stati esaminati in tanti articoli facilmente reperibili sul web, io mi vorrei concentrare sul gustoso spaccato della storia italiana e romana che ci offre e di quanto possa offrire un racconto che nasce come intrattenimento di alta qualità.

Cenni storici all’epoca di Mercurio Loi

Siamo a Roma nel 1825. Il Papa è re e come tale si comporta. È il periodo del boia Mastro Titta e di Pasquino, che con la penna ne infilza più di tutte le spade dei gendarmi. È l’epoca in cui l’opinione e i libri sono peccato e reato e le libertà si possono assaporare solo nella segretezza delle sette, che dietro i loro nomi esotici riuniscono cercatori di giustizia o sapere. La storia di Mercurio Loi prende le mosse due settimane dopo un fatto realmente accaduto, ricordato da una lapide a Piazzale Flaminio. Lo stesso evento storico peraltro funge da chiusa a un famoso film di Luigi Magni, “Nell’anno del Signore”Targhini e Montanari sono due affiliati alla Carboneria che, dopo un processo sommario, sono condannati a morte e uccisi. L’evento è raccontato anche nelle memorie anonime attribuite nel titolo proprio a Mastro Titta, boia romano che fu esecutore materiale di questa e tante altre sentenze nel lunghissimo periodo in cui fu in servizio, dal 1806 al 1864. Tutti i tentativi per indurli al pentimento ed alla confessione riuscirono vani. — Non abbiamo conto da rendere a nessuno: il nostro Dio sta in fondo alla nostra coscienza — rispondevano invariabilmente. […] Quindi non si perdette altro tempo. Li legai solidamente ai polsi, perché avevano rifiutato di lasciarsi bendare, poi spinsi innanzi Angelo Targhini, che porse il capo sorridendo alla ghigliottina e in un secondo fu spedito. Leonida Montanari mi salutò beffardamente […] e come il Targhini lo spedii al Creatore.

La Storia, un film e un fumetto si incontrano

Nel film di Magni, la loro vicenda è vista dagli occhi di Cornacchia, ciabattino che si finge analfabeta per proteggere la sua identità segreta di Pasquino, impersonato da un Nino Manfredi amaro, lucido e sarcastico. Con l’esecuzione delle due condanne si chiude il film di Magni mentre la serie di Mercurio Loi inizia proprio dopo questo fatto storico, negli stessi luoghi dove Targhini e Montanari si riunivano con gli altri carbonari. Chi ha visto quel film, nel primo episodio del fumetto (apparso su Le Storie e poi diventato serie mensile) ne ritrova i luoghi e, in un certo senso, percepisce come familiare anche l’aspetto dei protagonisti, che ricordano vagamente quelli dell’opera di Magni. Mercurio è maturo, slanciato, scuro di capelli e molto elegante mentre il suo aiutante, Ottone, è più giovane, impulsivo, e ha un fatto di sangue alle spalle. Le similitudini, però, finiscono qui. Mercurio Loi è un professore con un talento particolare per risolvere misteri, Ottone è un giovane Carbonaro tormentato da un tragico errore compiuto di recente. Come duo, potrebbero ricordare Sherlock e Watson, se non fosse che Mercurio Loi è tutt’altro che razionale. Risolve i misteri seguendo fili fatti di memorie, intuizioni, visioni: ricorda, piuttosto, l’investigatore Adamsberg di Fred Vargas, detto “spalatore di nuvole” per la sua dote di giungere alla verità per vie traverse, illogiche e fumose.

Un’epoca e una città

Mercurio e Ottone affrontano criminali molto “romani”, come Il Contrappasso – che uccide facendo espiare il peccato delle vittime – o l’Infelice – che porta i segni della repressione francese – mentre si muovono tra ruderi e fantasmi dai nomi celebri, come quello di Beatrice Cenci. Non manca Pasquino, voce e patrimonio di tutta l’Italia, direi, e della sua “relazione complicata” con il potere, specie quando veste la porpora. Il palcoscenico di questi personaggi è una Roma dorata e polverosa, in bilico tra sacro e profano, tra Carnevale e Via Crucis, inchiodata a un presente asfittico rispetto a un passato troppo grande; una Roma fatta di vicoli e case che si affacciano sul Tevere ancora biondo e senza argini, testimoniatoci dalle foto dell’epoca appena successiva a quella del racconto. Ci sono delle chicche, come le prigioni di Castel Sant’Angelo – oggi, visitando il museo interno, si può rivedere la lunga storia di quel che fu il mausoleo di Adriano divenuto poi fortezza papale – o le “orecchie d’asino” del Pantheon: due campanili ai lati della perfetta cupola adrianea, che furono una scelta molto contestata di Bernini e furono rimossi a fine Ottocento.

Mercurio Loi e l’intrattenimento che racconta più di una storia

Come dicevo, l’opera di intrattenimento offre molto di più a chi vuole apprezzarne le sfumature. Pensiamoci: abbiamo un fatto storico accaduto in una città che di Storia trasuda, raccontato da una lapide e da alcuni luoghi e monumenti, di cui possiamo apprezzare non solo la bellezza ma anche l’evoluzione. Abbiamo un film che lo pone alla fine del proprio percorso narrativo. Abbiamo un fumetto che dà vita e movimento a un’epoca, facendone germogliare una storia indipendente e saporita. Non è uno splendido modo di raccontare la nostra Italia? Forse dovremmo riscoprire la bellezza e la vitalità del nostro Paese e delle sue memorie: non limitarci a contemplarle come cartoline, ma sporcarci di loro e con loro, alimentando con esse la nostra creatività. Sono certa che ci sono altri esempi, legati ad altri posti e ad altre epoche, e spero che nei commenti i lettori vorranno condividerli con noi.

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