Tra i tanti primati che le città si contendono, il più semplice e più pericoloso da raggiungere è quello relativo all’inquinamento atmosferico. Collocazione geografica, traffico, attività umane sono i tre fattori che trasformano alcuni centri abitati in vere camere a gas, con effetti letali sulla popolazione. Si stima che, per via dell’inquinamento atmosferico, nel 2020 perderanno la vita ben 7 milioni di persone.
Il non invidiabile primato di Gurugram, la città più inquinata del mondo.
Letteralmente edificata dalle multinazionali che ospita e da società private, con un tessuto urbano lacerato tra quartieri ultramoderni e slum, Gurugram ottiene il triste primato di città più inquinata al mondo. Nessuna pianificazione urbanistica, tante industrie, Nuova Delhi – di cui è una delle città satellite – a due passi. Gurugram riflette le contraddizioni dell’India: le società private costruiscono immensi blocchi abitativi ma l’energia elettrica non basta. E allora? Interi complessi residenziali si appoggiano a generatori diesel sempre accesi. Autostrade e fabbriche si edificano e cambiano a ritmo vertiginoso – alzando polvere e smog – e intanto, a due passi, i contadini bruciano e concimano i campi. La cappa di veleni che grava sulla città è pari a tre volte la soglia tollerabile, secondo i parametri dell’Epa, Agenzia americana Protezione Ambiente, e ben 17 volte peggiore seguendo invece gli standard dell’Agenzia mondiale per la Sanità. Nel 2018 solo tre sono stati i giorni in cui l’aria è risultata pulita. Così, gli abitanti quella che viene chiamata Millennium City soffocano per l’asma e altre patologie respiratorie. È una zona micidiale, quella. La stessa Nuova Delhi il mese scorso ha dovuto attendere un forte vento per poter vedere il sole: tale e tanta era la coltre di polveri sottili, da oscurare il cielo. Figuriamoci, quindi, le sorti dei polmoni.
India e Cina: maglia nera per l’inquinamento atmosferico
Le nazioni protagoniste del nuovo boom economico e demografico sono quelle che, a livello di qualità dell’aria, sono più carenti. Ospitando le manifatture di tutto il mondo, vivono in un certo senso le stesse condizioni delle città europee durante la prima rivoluzione industriale, con tutto il drammatico portato sanitario, ecologico e sociale. Perché, lo ripetiamo, la preoccupazione ambientale non è un vezzo da benestanti. Chi paga il prezzo più alto, sono sempre coloro che hanno meno risorse. In Cina, l’inquinamento uccide quattro volte più di quanto lo facciano Aids, tubercolosi e malaria insieme. Eppure, dallo studio apparso su The Lancet due anni fa, la situazione è sottilmente migliorata, ma resta comunque drammatica.
La situazione nel nostro continente
Nella top cento delle città più inquinate del mondo, c’è la vicina Lukavac, in Bosnia Erzegovina. Una città giovane e vivace, come quelle della zona, che però deve parte del suo indotto alla Lukavac Soda, parte del gruppo turco Şişecam Chemicals, che produce soda e cromo. Ma lì hanno sede anche ArcelorMittal Zenica – un nome che conosciamo bene: nel 2017 la sua quota di inquinamento in Bosnia è scesa solo per via del calo nella produzione di acciaio – e la centrale termoelettrica della vicina Tuzla, finanziata proprio dalla Cina e criticata dall’UE. Il karma non è gentile nemmeno per i delocalizzatori: tutto quel che mandi via dalla porta, prima o poi rientra dalla finestra. Che sia attraverso l’aria tossica, i prodotti contaminati o i finanziamenti.
L’inquinamento atmosferico delle città italiane: il caso di Brescia
E in Italia? L’aria peggiore si respira nella pianura padana e dintorni, per un mix di scarsa ventilazione, traffico, fabbriche, riscaldamento domestico. Basta leggere il dossier di Legambiente Mal’aria 2019 per capire come la situazione sia delicata e sia imperativo trovare un punto di equilibrio tra sviluppo economico-industriale e benessere della popolazione. Il fio che paga la pianura padana risale ad alcuni decenni fa. Oggi c’è molta più attenzione e normative stringenti. Se, con realismo, si può ammettere che non sempre vengono e verranno rispettate, al netto di questo dato di fatto è presenta una maggiore sensibilità per la salute delle persone e dell’ambiente di cui fanno parte. Ma le infrastrutture e diversi meccanismi produttivi non facili da scardinare risalgono agli anni del boom e, solo oggi, per l’effetto accumulo e con l’aumento della popolazione, chiedono il prezzo di uno scontrino battuto decenni fa. D’altronde, se Brescia è ancora in testa alla classifica delle città dall’aria più inquinata d’Italia, c’è da sottolineare comunque l’inquinamento in sé sia in costante calo negli ultimi quindici anni. Luci e ombre: c’è tanto da fare perché il progresso sia amico per tutti e non un truffatore per molti.
l problema rigurda le auto ma il vero problema che si scatena ogni inverno sono i riscaldamenti, gli scaldacqua a gas e le cucine soprattutto bisognerebbe incentivare il cappotto termico,il riscaldamento a pompa di calore i pannelli solari termici ed il riscaldamento sotto il pavimento.
Francesco
[…] metri cubi di aria all’ora. Al suo interno, campi di elettricità statica attraggono le polveri inquinanti e rimandano all’esterno aria più pulita del 75% di quella […]