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Gatti di Roma: il lato felino della Capitale

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gatti a Roma

Se la conoscenza è un viaggio e il viaggio deve essere il più reale e completo possibile, parlando di arte, di storia e di Roma non si può evitare di raccontare qualcosa sui gatti di Roma che, fieri di essere rapportati a quei leoni del Colosseo che per anni hanno popolato il grande schermo e le sue ricostruzioni di plastica, si lasciano ammirare proprio tra i monumenti, quasi diventandone parte.

I gatti di Roma nelle colonie storiche

Pare che i ruderi siano il luogo preferito di questi gatti dall’aspetto patrizio anche quando hanno drammatici trascorsi plebei: vuoi per gli spazi verdi in cui sono protetti, vuoi per la distanza dal traffico, i Fori e i parchi archeologici sono il loro regno. Così è normale, per il visitatore attento e taciturno, notare come i gruppi di turisti passino dal sospirare “Oh, ma che bella colonna!” a “Oh, ma che bel micio!”. La colonia felina di Largo Argentina è famosa addirittura in tutto il mondo, vuoi per il numero dei gatti, vuoi per la loro sfacciata presenza scenica. Prima che venisse organizzata in colonia, l’area era comunque percorsa spesso dall’intensa, romanissima Anna Magnani, che abitava di lì e che era, guarda caso, anche lei gattara. Non da meno è la colonia che sorge nei pressi della piramide di Caio Cestio. La storia fa il suo corso: non puoi pensare di riservarti una sepoltura del genere senza avere in zona anche quelle piccole, pelose divinità egizie che sono i gatti! I felini ospiti di queste località suggestive chiedono solo rispetto e amore. In cambio le trasformano in un quadro meta temporale, animando i resti archeologici con la loro presenza elegante, attraente ma sempre discreta. I volontari, infatti, sono attenti alla cura e alla salute dei questi teneri ospiti e non c’è impatto sul decoro delle aree. Questi gatti, spesso randagi, vengono sterilizzati e curati. Aiutarli con donazioni, adozioni a distanza o un po’ di volontariato è un bel modo per vivere la città e lasciare un pezzo di cuore nel posto delle proprie vacanze.

I gatti, la trippa, i proverbi

Il legame tra i gatti e la città di Roma è talmente profondo da essere fonte di un proverbio conosciuto a livello nazionale: non c’è trippa per gatti. La derattizzazione degli archivi capitolini, nei primi del Novecento, era certamente ecologica: nella zona era ospitata una colonia felina che avrebbe dovuto tenere i topi lontani dalle sale piene di vecchi documenti. Ma anche i burocrati del municipio si ammorbidivano davanti alla leggiadria dei mici romani, tanto da inserire nel bilancio comunale una quota per le frattaglie necessarie a sfamarli. “E allora, perché affaticarsi a cacciare i topi?” avranno pensato, a pancia piena, i gatti. Barcamenandosi tra la negligenza felina e il bilancio in rosso, l’allora sindaco Ernesto Nathan fece quadrare il cerchio depennando le frattaglie dalle spese pubbliche e dichiarando che non c’era più… trippa per gatti. Che facciano il loro lavoro di predatori, questi mici! Ma quanto tempo ci sarà voluto, prima che la trippa arrivasse loro sotto banco e i topi riprendessero a scorrazzare liberamente? I gatti sono davvero il tallone d’Achille della città.

Gatti romani e media moderni

Pensiamo anche all’irresistibile adattamento italiano del protagonista del lungometraggio Disney “Gli Aristogatti”, datato 1970: Thomas O’Malley diventa il sarcastico Romeo er mejo der Colosseo. Indimenticabili le scene in cui scherza sulla petulanza e l’ingenuità delle due oche inglesi, Adelina e Guendalina Blabla. Un lungometraggio da riscoprire con gli occhi del gattaro adulto, per apprezzare ancora di più l’abilità delle matite che hanno prestato la loro opera nell’animare il romano Romeo, la parigina Duchessa e i suoi tre figlioli. Per quanto umanizzati e stilizzati, mantengono movimenti squisitamente felini.
Non trascuriamo infine il mondo social: gli hashtag di Instagram, #gattidiroma e #romancats trasformano la foto di un tenero micio di colonia in un acchiappalike in grado di competere con le foto dei divi contemporanei. E, diciamoci la verità, un gatto di strada ha sempre un passato davvero combattuto e merita rispetto e ammirazione, con buona pace della rockstar.

 

Foto di copertina e interne all’articolo: Sonia Morganti

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