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Ecologia, economia, ideologia e buon senso

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ecologia

Permettetemi due parole su alcuni fenomeni che dovrebbero essere correlati tra loro, ma che non sempre lo sono. Ormai tutti riconoscono i collegamenti tra ecologia ed economia, e quindi anche con l’ideologia che di solito sottende il modello economico. Purtroppo osservando i risultati ottenuti nella gestione dell’ambiente è ugualmente evidente la mancanza del “buon senso”, spesso sopraffatto, in chi dovrebbe governarlo dagli ideologismi.

Anni fa rimasi molto colpito da una storiella che mi raccontarono alcuni amici in Bangladesh: loro mi dissero che, durante una delle tante alluvioni, un religioso si trovò intrappolato su un albero semi sommerso, al centro di un fiume di acqua fangosa e con violente correnti.  Lui che non sapeva nuotare, pregava a gran voce il suo Dio; dopo qualche ora gli si avvicinò una grande barca con altri uomini fuggiti dalla furia delle acque che gli chiesero se volesse un aiuto. Il religioso, che era un grande fedele, rispose che si affidava completamente a Dio. La barca si allontanò e il religioso riprese a pregare; dopo qualche tempo passò un elicottero che lanciò una scaletta, il poveretto rifiutò l’aiuto urlando: “Se Dio vorrà sarò salvo”. L’elicottero se ne andò; dopo qualche tempo passò di lì un motoscafo, come era già successo offrì il suo aiuto al religioso, ma lui tornò a ripetere che aveva fede totale in Dio e si rimise a pregare. L’albero dopo poco cadde e il religioso affogò. Arrivato alla presenza del suo Dio il religioso si prostrò e gli chiese: “Dio mio, dove ti ho offeso? Perché non mi hai salvato?”; Dio lo guardò e poi rispose: “Ti ho mandato una barca, un elicottero, un motoscafo, che altro potevo fare, pretendevi forse che mandassi una schiera di walî a salvarti? Oppure pretendevi che venissi a salvarti di persona? Questo è un peccato gravissimo, hai scambiato il tuo Dio per un tuo servitore, meriti di marcire nel peggiore degli inferni”.

Ecologia e ideologismo

Fui molto contento e tranquillizzato dalla storiella che mostrava quanto i miei amici fossero tolleranti e soprattutto pragmatici. Mi sono ricordato di questo racconto e ve l’ho riproposto come metafora per parlarvi d’altro: di ecologia (non solo ambientale) e di ideologismo (che per chi non lo sapesse è la predominanza dell’ideologia sull’osservazione diretta della realtà). Lo stimolo l’ho ricevuto da due episodi che apparentemente non sembrano collegati: la situazione della raccolta, o meglio della mancata raccolta, dei rifiuti urbani a Roma, e la presentazione del libro di Rossano ErcoliniRifiuti zero”. Mi sono trovato a condividere (come potrebbe essere diversamente?) molte delle affermazioni di Ercolini, ma anche a soffrire per le sue mancate risposte, o per le risposte “politiche” date a fronte di domande su fatti reali.

A differenza di Ercolini a me non piace cercare responsabilità nel lontano passato: è facile attribuire ad altri le nostre incapacità, basta risalire sufficientemente indietro nel tempo per trovare qualcuno che avrebbe potuto fare scelte diverse. Come dicevo, preferisco chi propone soluzioni (o essere io stesso a proporle) piuttosto che cercare probabili responsabilità dell’attuale situazione ambientale.

A mio parere esistono vari livelli di ecologismo e di ecologia, ed in questo condivido il pensiero di Ercolini: un conto è l’intervento sul buco provocato dall’ozono nella ionosfera, un altro livello è la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti urbani, certo ci sono dei collegamenti, ma i problemi sono diversi. Questo ci costringe ad affrontarli su diversi piani, sempre che si voglia realmente risolvere qualcosa.

La Cina inquina producendo manufatti a basso costo e sviluppando le sue tecnologie; gli Stati Uniti inquinano ridando centralità all’uso del carbone come energia, la Germania continua ad estrarre e a bruciare la lignite, che  è  il combustibile più inquinante, e a sostenere le industrie dell’auto; le industrie meccaniche continuano a condizionare le scelte politiche a favore del trasporto individuale; l’industria bellica assorbe miliardi che potrebbero invece essere usati per cambiare la situazione dei milioni di poveri da cui dobbiamo proteggerci. È probabile che i responsabili diretti di queste situazioni le giustifichino o addirittura le trovino appaganti. “E allora?” avete il diritto di chiedermi, “cosa ci possiamo fare?”.

La mia risposta, non ideologica, è agire su diversi livelli: politico-sociali, culturali, economici e naturalmente individuali. Iniziare subito ad operare, in modo pragmatico, ricalcando le esperienze positive fatte nel nostro Paese, con le migliori tecnologie esistenti (senza aspettare tecnologie future) e contemporaneamente operando per far crescere la consapevolezza individuale, educando i giovani a produrre meno rifiuti. Tendere alla perfezione è contrario all’agire! Non serve accusare popoli che vogliono ripercorrere la nostra crescita economica, anche se è risultata malata. Possiamo invece investire per realizzare ed esportare nuovi modelli sostenibili.

Ricordo una barzelletta che mi raccontò in dialetto parmense un alcolista, la riporto in italiano per farvi capire il punto di vista degli “altri”. Due ubriaconi trovano per strada una bottiglia di vino chiusa, decidono di berne metà a testa. Il primo la apre e ne beve metà, poi si rivolge all’altro dicendogli: “Brrr! è troppo forte, dobbiamo allungarlo”, l’altro gli risponde: “Prima di allungarlo fammi fare Brrr! anche a me”. In dialetto la storiella ha una forza diversa ma il senso si capisce.   

Rossano Ercolini: “Rifiuti zero”

copertina ercolini rifiuti zero, ecologia

Tornando ad Ercolini, l’intervistatore gli ha fatto notare che “Rifiuti zero” è comunque utopistico, come dichiarare che si è per zero povertà o zero guerre; la risposta dell’uomo che ha ricevuto l’equivalente del premio Nobel per l’ecologia è stata che, comunque, quello era l’obiettivo a cui puntare. In pratica una risposta ideologica! Chi vuole raggiungere celermente un obiettivo “deve” rispettare alcune regole, come confermano gli psicologi comportamentismi nel loro modello di “Obiettivo ben formulato”. Secondo loro occorre che l’obiettivo sia esprimibile, e quindi espresso, in termini sensoriali e positivi; che sia credibile per chi se lo pone (ossia che l’obiettivo sia raggiungibile secondo l’esperienza del soggetto); che sia ecologico (internamente ed esternamente), ossia che, una volta raggiunto, faccia stare bene chi lo ha ottenuto, ma anche tutto il suo ambiente; che sia verificabile una volta raggiunto. In pratica la possibilità di raggiungere un obiettivo è condizionata dal modo in cui lo formuliamo. Orientato verso “rifiuti zero”, Rossano Ercolini alla domanda su cosa fare ora, per i rifiuti urbani di Roma, ha iniziato a parlare dei miliardi spesi dai governi precedenti per realizzare termovalorizzatori, mai finiti, che a loro volta inquinano e bruciano la “ricchezza” che è contenuta negli scarti, che sono la nostra principale risorsa di materie prime. Secondo Ercolini quei soldi investiti nella cultura del riciclo in Italia sarebbero stati sufficienti a realizzare un paradiso terrestre. Sempre Ercolini ha spiegato che solo partendo dal basso, dalla sensibilità dell’individuo, si può puntare a zero rifiuti, recuperando la ricchezza presente nei rifiuti. Incalzato dal conduttore che gli chiedeva una soluzione al problema reale: “Come posso recuperare i materiali dalla lavatrice che mi si è rotta?”, Ercolini ha risposto che a Bologna c’è un centro che recupera il 90% dei materiali contenuti negli elettrodomestici rotti o ormai desueti. Insomma se vi si rompe un asciugacapelli basta spedirlo a Bologna! Nel frattempo, per non usare termovalorizzatori o un’industria del recupero su modello emiliano o veneto, che divida il compostabile dagli scarti ricchi di elementi rari e riutilizzabili, spediamo i nostri scarti a termovalorizzatori remoti (sperando che non avvelenino la nostra aria che è “lontana” dall’atmosfera tedesca).

Questa è la prova che il meglio è sicuramente nemico del buono, e ci sono poche possibilità che la situazione romana migliori se si continua a lavorare sull’emergenza, se non si incominciano a realizzare piattaforme di economia circolare con il recupero della ricchezza nei rifiuti, ma anche con lo smaltimento oggi possibile dei residui (compostaggio e inceneritori che potrebbero fornire parte dell’energia usata dalle piattaforme), premiando i cittadini virtuosi e scoraggiando gli inquinatori. L’alternativa è continuare a spendere milioni per spedire i nostri rifiuti all’estero.  Se volete documentarvi di persona, il libro presentato è “Rifiuti zero” di Rossano Ercolini e l’intervista di cui parlo la ha realizzata Corrado Augias, nel suo programma su RAI3 “Quante storie” e quindi la registrazione è disponibile in rete . Vogliamo incominciare ad usare il buon senso e finalmente migliorare concretamente la qualità della vita anche dei romani? Possiamo farlo smettendo di usare ideologismi per risolvere i problemi correnti e riservare all’ideologia l’aspetto che più le compete: preparare il futuro ed indirizzare l’economia verso un modello ecologico sostenibile, un nuovo modello di sviluppo per una riduzione reale dei rifiuti; non possiamo continuare a spedire la nostra immondizia nel cassonetto del vicino o a nasconderla sotto il tappeto!

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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