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Dino Buzzati, un breve profilo culturale

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Dino Buzzati
Lo scrittore veneto Dino Buzzati

“Rammento l’ultima nostra passeggiata, a Cortina. Era già malatissimo, ma non voleva dirlo. Preferiva far finta di credere a ciò che dicevano i medici, i quali parlavano come certi personaggi dei suoi racconti, per sfumate allusioni, che volendo infondere fiducia in ciò che dicevano, mettevano i brividi nelle ossa per ciò che tacevano…”. Così il grande giornalista Indro Montanelli ricorda Dino Buzzati nell’introduzione di Il reggimento parte all’alba, libro pubblicato postumo nel 1985 da Frassinelli. La notorietà dello scrittore bellunese è in gran parte dovuta al romanzo Il Deserto dei Tartari ma è anche conosciuto per la sua vasta produzione intellettuale che comprende cinque romanzi, varie opere teatrali e radiofoniche e numerosi libri di racconti e poesie.

Primi lavori di Buzzati

Dino Buzzati nasce a San Pellegrino (Belluno) il 16 ottobre del 1906. Frequenta il liceo Parini di Milano e si laurea in Giurisprudenza con una tesi su La natura giuridica del Concordato. Durante gli studi in Legge, viene assunto dal Corriere della Sera iniziando come correttore di bozze e diventando, in seguito, inviato speciale e redattore. Comincia anche la sua attività di romanziere con Bàrnabo delle montagne (1933) e Il segreto del bosco vecchio (1935), dove, nel solco dello stile del realismo tradizionale, inizia a maneggiare il surrealismo, il simbolismo e il gusto per l’assurdo tipico della scrittura di Buzzati. Nel 1939 è inviato speciale in Etiopia per Il Corriere della Sera dove scrive il suo romanzo più famoso, Il Deserto dei Tartari (1940). Nel libro, Buzzati narra le vicende del tenente Drogo e delle truppe di una guarnigione a un posto di frontiera militare, sospesi nell’eterna attesa per un nemico che sembra non arrivare mai. Nel 1942 pubblica la raccolta di racconti I sette messaggeri mentre nel 1945 da alle stampe la favola per bambini La famosa invasione degli orsi in Sicilia e Il libro delle pipe.

Buzzati
La copertina di Il Deserto dei Tartari (Oscar Mondadori)

Buzzati e la seconda guerra mondiale

Durante gli anni della seconda guerra mondiale, Buzzati è in Africa, come giornalista al seguito della Regia Marina. Successivamente alla conclusione del secondo conflitto mondiale, Dino Buzzati scrive diversi racconti, specie per il teatro, il più importante dei quali è senza dubbio Un caso clinico (1953), una storia dal sapore tipicamente kafkiano in cui medici specialisti e macchinari moderni riescono a distruggere un uomo assolutamente sano. Una nuova raccolta di racconti vedrà la luce nel 1958 con il titolo Sessanta racconti, libro con il quale Dino Buzzati vince il prestigioso Premio Strega e dove compaiono anche il già citato I sette messaggeri (1942) e Paura alla Scala (1949). È un periodo particolarmente fecondo per lo scrittore veneto che riuscirà a scrivere anche altri racconti molto famosi come Il mantello (1960), dramma surreale di un soldato caduto in guerra a cui la Morte concederà un’ultima visita alla famiglia e L’uomo che andrà in America (1962). In questi anni prende corpo la visione della narrativa di Buzzati incentrata particolarmente sul concetto di “surreale”, un pensiero che nasce dal singolare rapporto con la realtà da parte dell’autore bellunese. Buzzati non la nega ma non vi aderisce, ne resta distaccato pur essendo attento a cogliere non tanto il dato visibile quanto piuttosto ciò che scorre sotto le apparenze e dietro i comportamenti dell’uomo. In tale maniera, il surreale diventa il cumulo delle paure, delle angosce e delle inquietudini del’uomo, stati d’animo che diventano successivamente racconto letterario.

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Francobollo commemorativo di Dino Buzzati

Gli ultimi anni di Dino Buzzati

Nel 1960 Buzzati pubblica Il grande ritratto, considerato dalla critica come il primo romanzo fantascientifico italiano e dove fanno capolinea tutta una serie di tematiche legate alla femminilità e alla scoperta della dimensione della donna, quasi ad aprire la strada alla sua successiva e ultima pubblicazione (1963) dal titolo Un amore. Questo libro ha un sapore vagamente autobiografico in quanto nel 1966, ormai in tarda età, Dino Buzzati sposa Almeria Antoniazzi. Parallelamente alla carriera di giornalista e di scrittore, Buzzati coltiva anche l’attività di pittore partecipando a diverse mostre e ricevendo numerosi premi a testimonianza della versatilità del suo talento artistico. Con Poema a fumetti (1969), dove Buzzati mescola stile pittorico con elementi caratteristici del fumetto, vincerà l’anno successivo il premio Paese Sera. Dino Buzzati muore il 28 gennaio 1972 a causa di un tumore al pancreas.

Foto di copertina tratta dal sito www.trentotoday.it

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