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I cinque falsi miti su Roma antica

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falsi miti su Roma antica

Con il suo innegabile fascino, l’antica Roma è stata oggetto di amore e odio, di rielaborazioni e appropriazioni da parte di artisti, filosofi, politici. Questo ha creato innumerevoli falsi miti su Roma antica: spesso svuotata del suo significato originario, la capitale del mondo è diventata una confezione sfavillante per menzogne di impatto scenico sul grande e sul piccolo schermo, ma quantomai lontane dalla Roma che era. Più che altro, vicina a ciò che siamo noi. Vediamo i cinque fasi miti su Roma antica che sono tutt’oggi i più diffusi.

I falsi miti su Roma antica e i suoi personaggi

  • Nerone incendiò Roma per dare la colpa ai cristiani. E mentre Roma era in fiamme, cantava.

No, no, no. Nerone fu sicuramente un imperatore estroso, esibizionista e amante dell’arte, ma né più e né meno di tanti altri. Furoma antica però accentratore nella gestione del potere, poco incline a far sentire il Senato importante e chi ci tramandò la sua immagine furono sempre storici di parte senatoria. Non uno stinco di santo, chiaro, ma nemmeno un piromane canterino. Gli incendi nell’antica Roma erano frequentissimi: le insulae erano costruite a più piani, con abbondanza di legno in un modo dove l’unica fonte di calore, per conforto fisico, luce e cucina, era il fuoco. Tant’è che Roma aveva anche un eccezionale e organizzatissimo corpo di pompieri. Dopo il grande incendio di Roma, Nerone colse l’occasione per una drastica e sana riorganizzazione urbanistica, culminata con la costruzione della Domus Aurea. Quanto ai cristiani, il nostro artista-imperatore non avrebbe avuto nessun interesse in essi, se più di qualcuno non avesse esultato interpretando quell’incendio come punizione divina. Roma era tollerante verso tutti i culti, ma ci teneva al rispetto di alcune regole di convivenza insindacabili. Quando un culto non le accettava, veniva considerato un problema. L’Impero pullulava di piccoli gruppi legati a religioni orientali, di cui Roma non si curava. Il cristianesimo mostrò subito un’organizzazione onnicomprensiva della vita degli adepti che, per alcune delle sue caratteristiche, si staccava dal modus vivendi romano. Le punizioni ci furono, ma non le spettacolari e truculente persecuzioni da cinema. Certamente non si tennero nel Colosseo, che all’epoca ancora non esisteva. Se avete creduto a queste cose e Nerone vi minaccia con un accendino, sappiate che ve la siete cercata.

  • Bruto era figlio di Cesare

No, no, no. Tra i cinque falsi miti su Roma antica che vi andrò a riportare, questo è il più sciocco. Pare davvero che Cesare, morendo, gli abbia detto “anche tu, figlio” come voi lo direste al bambino del piano di sotto che vi suona il citofono la domenica mattina. Non per questo condividete legami familiari. È vero che Cesare, per usare una frase da cronaca nera,  “conosceva il suo assassino” e gli era legato anche considerando che Servilia, madre di Bruto, era stata a lungo sua amante. Ma Bruto aveva una quindicina d’anni in meno della sua vittima. Ora, che il giovane Caio Giulio fosse sessualmente vivace pare cosa nota, ma non esageriamo…

Falsi miti sulla vita e il pensiero romano

  • Pollice alto, pollice verso

pollice versoNon confondiamo l’antica Roma con Facebook. Il pollice in alto simboleggiava la spada sguainata, il pollice chiuso nel pugno invece indicava clemenza. Ricordiamocelo la prossima volta che mettiamo un like con eccessiva disinvoltura: considerando tutti i falsi miti su Roma antica, da questo possiamo trarre una piccola e metaforica lezione.

  • Crapuloni e pervertiti

È probabile che i produttori hollywoodiani ritraggano se stessi al party in cui hanno stabilito il budget per il prossimo sandalone, più che gli antichi romani. Nella vita quotidiana, i romani erano sobri e parchi a tavola. Quando Petronio dipinge Trimalcione al banchetto, sta mostrando con toni critici un personaggio grottesco e negativo. Chiaramente durante le festività si mangiava molto di più e l’alimentazione romana, grazie al dominio sul Mediterraneo, era completa e varia, ma siamo ancora nell’epoca della scarsità e questo condiziona fortemente la cultura gastronomica romana. È vero che i Romani consumavano alcuni cibi molto diversi dai nostri, che suonano esotici, come ad esempio i porcospini. Ma è anche vero che, ad esempio, quanto alle carni prediligevano la selvaggina ai bovini –  indispensabili per trainare l’aratro – e al pollame, tenuto in considerazione per le uova. Mangiavano molte verdure, formaggi ovini e caprini e tantissimi legumi. Un’alimentazione sana, povera di zuccheri  semplici (avendo a disposizione solo il miele, i loro dolci erano estremamente delicati, composti da farina, formaggio e frutta secca), fatto che fornì loro una dentatura ancora oggi invidiabile. Tra i falsi miti su Roma antica, questo sarà il più duro a morire.

  • I romani erano razzisti. Anzi no, erano coloratissimi.

Tra i cinque falsi miti su Roma antica, questo è il più spinoso eppure il più facilmente risolvibile con un po’ di buon senso. I Romani non erano razzisti in senso moderno, ossia il colore della pelle non era tra loro metri di giudizio. Il buon civis romanus si distingueva per la condotta, non per il fototipo. I Romani, saldi nelle loro convinzioni profonde, erano aperti a nuove culture e ne assorbivano il meglio, così come la cultura Romana ha forgiato un continente e, opinione personale, se l’avesse fatto ancora più a lungo sarebbe stato meglio. Detto questo, da qui a popolare l’esercito romano di legionari watussi ce ne passa! C’erano numerosi romani di origine nordafricana o mediorientale, per ovvi motivi: erano zone parte dei suoi domini, con le quali c’era stata una lunga compenetrazione culturale e commerciale. Erano Roma. Potevano esserci Romani di altre zone e forse il piccolo Sempronio si sarebbe stupito vedendoli, ma non per una questione ideologica. Semplicemente perché a livello statistico rappresentavano l’eccezione e non la regola. Stacchiamoci dalla nostra realtà e caliamoci nel mondo di cui stiamo parlando: nell’antichità si viaggiava molto, ma con tempi lunghissimi e grandi rischi. La forza di Roma era nella tolleranza fino a un punto chiaramente demarcato, passato il quale scattava la severità. La Roma matura da questo punto di vista è stata un modello di equilibrio e pragmatismo. Gli -ismi teneteli per la vostra vita: a Roma non c’era proprio spazio per certi cavilli.

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