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Gli antichi e i moderni orologi erotici

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orologi erotici

Sono definiti orologi erotici quelli che sul quadrante, sul fondello o all’interno dell’orologio stesso riportano immagini o meccanismi che mostrano o mimano scene erotiche. Sono meccanismi molto particolari, a volte dei veri gioielli, spesso “pezzi unici” o realizzati in pochissimi esemplari, che da anni interessano i collezionisti e i proprietari delle case d’asta. Il termine “antico” legato agli orologi è invece riferito a movimenti più vecchi di sessanta anni.

La storia degli orologi eroticiorologio antico erotico

Da quando sono stati realizzati i primi orologi da tasca, gli stessi artigiani hanno prodotto, per una clientela “particolare”, i primi orologi con automi; da allora, su richiesta di ricchi committenti, sono stati introdotti movimenti e immagini che mimavano atti sessuali o mostravano (nascoste in doppi fondelli) scene piccanti. Questi primi oggetti, quasi sempre realizzati in metalli preziosi, erano “regali” alle amanti. Erano donne di mondo o tenutarie di bordelli che li possedevano, al punto che per un certo periodo gli orologi erotici sono stati chiamati gli “orologi delle donne”. Non c’è un esemplare che possa indicare una data di nascita del fenomeno: anni fa, in un catalogo di un’importante asta internazionale, venne esposto un esemplare riconducibile alla prima metà del 1700; tuttavia, proprio per quello che vi dicevo, è probabile che ce ne siano stati di più antichi. Alla fine del 1800 e fino agli anni ’70 del 1900, la “pruderie” della Chiesa Cattolica nell’Europa del sud e dei “Cristiani della chiesa riformata” nelle nazioni del centro nord, ha promosso un nuovo artigianato. Partendo da modelli di orologi esistenti, questi “artisti” li trasformavano in orologi erotici, spesso solo in materiale pornografico che comunque in Spagna e in Italia aveva un fiorente mercato.

Il restauro degli orologi erotici

Il mio incontro con gli orologi erotici inizia nel 2015, quando mi hanno consegnato, per restaurarlo e ripararlo, un orologio da tasca erotico. Mancavano dei pezzi: il vetro e il pene mobile, ma anche il meccanismo era bloccato. Il pezzo era particolare, e proveniva dalla collezione di una bellissima amica (proprietaria di una orologeria storica romana), mi sono offerto di restaurarglielo gratuitamente a patto che poi lei lo indossasse nel suo negozio come pendente. L’amica, giovane e spiritosa, accettò di buon grado e così incominciò la mia avventura in quel mondo. Ho sempre iniziato un restauro con uno studio storico e filologico. Di solito parto dall’oggetto ma, già con le prime ricerche, ho scoperto che, in questo caso, non era la marca dell’orologio a contare, ma il sistema di scappamento. L’artigiano che aveva prodotto quell’oggetto ne aveva realizzati tanti altri, ogni orologio era un pezzo unico, individuato come tale dalla scena rappresentata sul quadrante, l’unica costante era la posizione dell’ancora dello scappamento, non la marca del modello. L’orologio risulta modificato da un orologiaio italiano, secondo una casa d’aste tedesca, ma da un tedesco secondo un famoso blogger italiano del settore. La cassa del movimento di partenza è stata prodotta per un famoso argentiere inglese (Dennison) che dal 1820 firmava con “ald” le sue creazioni. Nel nostro caso la lettera dataria D, inserita in uno scudetto graffato alla base, indica come anno di produzione il 1954. La cassa è fatta in lega d’argento, ma non titolata e quindi con una percentuale d’argento inferiore a quella stabilita come minimo di legge, che nell’Inghilterra dal 1930 è fissata in 900 millesimi.

Personalmente, considerando la morale pubblica e la situazione sociale nell’Italia del 1954, credo che l’artigiano fosse di origine italiana: è evidente la morbosità da “guardone” ispirata dalla repressione sessuale e dalla censura cattolica di quegli anni ed espressa nella rappresentazione visiva (sul quadrante) di una scena da “Decamerone”. Il movimento è di origine svizzera, ma ha la caratteristica dei prodotti per il mercato inglese: tutte le ruote, escluso lo scappamento, sono inserite in un unico ponte. Come ho anticipato, all’orologio mancavano alcune parti che ho ricostruito in base alla mia ricerca filologica sui pezzi realizzati negli stessi anni dallo stesso autore.

Tutti gli orologi dello stesso autore che ho potuto vedere, di cui vi mostro una selezione, sono realizzati con le stesse modifiche:

  • I rubini su cui lavorano i perni dell’ancora dello scappamento sono stati sostituiti con due bronzine.
  • L’asse dell’ancora è stato sostituto in modo da poter sostenere sul suo perno (allungato sul lato della platina) una lancetta dei piccoli secondi su cui è stato inserito il pene in movimento.
  • Al quadrante originale (privo di contrassegni) è stato sovrapposto un nuovo quadrante smaltato realizzato in lamina di rame.
  • La molla di carica è stata cambiata con una di forza maggiore (quasi 0,3 mm), necessaria per muovere il membro. Tuttavia, la molla più spessa per entrare nello stesso bariletto è più corta, a discapito della durata della carica.
  • In ogni esemplare l’organo genitale maschile è rappresentato con dimensioni spropositate, probabilmente simbolico, in particolare il glande rosso porpora è funzionale all’immediata individuazione della parte.

Nell’orologio con scappamento ad ancora, l’unico pezzo del meccanismo che compie un movimento non rotatorio, ma alternato (diverso dal bilanciere), è l’ancora e, come ho avuto già occasione di dire, è proprio al perno dell’ancora che l’artigiano collegava il pene che in questo modo ha un movimento di erezione (di circa 30 gradi).

Dopo aver sistemato la cassa e la lunetta, e inserito un

nuovo vetro e un nuovo pene, ho provveduto a disossidare ogni parte del movimento. Per i colleghi che volessero cimentarsi in lavori simili raccomando di fare attenzione al bilanciamento del pene e alla sua lunghezza: un peso e una lunghezza eccessivi influiscono negativamente sul movimento dell’ancorina rendendo critica la taratura del tempo.

Rimontato il tutto ho inserito la sfera mancante (quella dei minuti) e ho argentato entrambe le lancette, per renderle maggiormente visibili sullo sfondo scuro. Ho tenuto in funzione per tre giorni l’orologio prima di riconsegnarlo con un foglio di raccomandazioni da seguire per mantenere il movimento in buone condizioni.

Gli orologi erotici oggi

Oggi gli antichi orologi erotici, considerati alla stregua di oggetti artistici, scatenano nelle mostre la curiosità del grande pubblico e l’interesse dei collezionisti, disposti a spendere piccole fortune per averli. Tuttavia a Firenze, il 24 settembre 1993, il Questore Agostino Bevilacqua vietò l’ingresso ai minori di diciotto anni alla mostra di sessanta esemplari di orologi erotici a Palazzo Strozzi. Pochi mesi dopo anche la casa produttrice Blancpain presentò (sempre a Firenze) un nuovo modello esclusivo ricevendo ugualmente il divieto di esposizione per un pubblico di età inferiore ai 18 anni. Ma la presentazione era sicuramente riservata ad un pubblico adulto e danaroso: si trattava dell’ultimo modello nato della Blancpain: “Montre Erotique”, il primo orologio da polso a ripetizioni minuti con figure meccaniche erotiche. Anche altri marchi, come Ulysse Nardin, hanno prodotto in una serie limitatissima (18 pezzi in oro e 18 in platino) esemplari esclusivi, e quindi costosi, di orologi da polso con movimenti erotici. Voglio ricordare ai miei lettori che uno dei massimi collezionisti di questi orologi è stato il re Faruk d’Egitto, anche se non si conosce la sorte della sua collezione. Sempre nel 1993, la casa d’aste Sotheby’s ha venduto, per settantaquattromila sterline, un orologio erotico del diciannovesimo secolo (chiamato “il teatro”) che rappresentava in modo esplicito la scena d’amore tra un uomo e una donna su un palcoscenico: per la stessa cifra si sarebbe potuto acquistare un piccolo appartamento. Vi sembra poco?

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Dopo aver chiuso alcune delle mie vite precedenti, quella sindacale (da Presidente FIARC Confesercenti a Roma), quella politica (membro effettivo Commissione Centrale Ruoli presso il Ministero del Lavoro), quella da redattore e autore nel mondo della carta stampata (Acquari & Natura, L’acquario ideale, Le mie prime venti Aloe, Piante Grasse), quella da tecnologo nell’elettronica industriale, quella da segretario nazionale dell’Associazione Italiana Amatori delle piante Succulente (AIAS), quella da libraio (Einaudi) a San Lorenzo a Roma, quella di formatore e consulente (master PNL), finalmente da alcuni anni posso dedicarmi alle mie passioni: lo studio e il restauro di orologi antichi (con lavori citati anche in Wikipedia), l’allevamento e lo studio di tartarughe terrestri, la coltivazione di qualche centinaio di piante, la partecipazione alle attività di associazioni naturaliste scientifiche (ERPISA, bibliotecario SRSN), l’alfabetizzazione del WEB con la lotta alle bufale e alle “credenze” prive di ogni fondamento che imperversano in rete, oltre allo studio e alla diffusione della cultura ambientale. luciano@einaudiroma.it

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