La Xylella sta flagellando gli ulivi pugliesi da anni. Non è una novità, eppure si cercano ancora soluzioni. Una possibilità è stata persino individuata nell’utilizzo di insetti alloctoni, ossia non appartenenti al nostro ecosistema, per combattere quelli che fungono da vettore di contagio. Una soluzione non esente da rischi. Approfondiamo meglio la questione.
Xylella fastidiosa: identikit di un killer passivo
Per prima cosa, bisogna capire cos’è la Xylella e come agisce. La Xylella fastidiosa è un batterio trasmesso alle piante da insetti vettori e il vettore per elezione è il Philaenus spumarius, noto come “sputacchina”. Succhiando la linfa da alberi infetti, la “sputacchina” trasporta il batterio da una pianta all’altra, contagiando quelle sane. Il batterio della Xylella, una volta introdotto nell’albero, si riproduce nei vasi linfatici creando una sorta di gel che blocca il flusso della linfa e causa quindi il disseccamento rapido dell’olivo o altre patologie che colpiscono viti e agrumi. Data la difficoltà di individuare l’inizio dell’infezione, non è possibile curare le piante infette e per contenere il contagio è necessario estirparle e seguire alla lettera le regole di contenimento e prevenzione dell’epidemia dettate dalla Regione Puglia, presenti sul portale dedicato all’emergenza Xylella. Il contagio di Xylella fu riscontrato proprio in Puglia nel 2013 e in seguito focolai furono segnalati in Spagna, Francia e Germania. Nel 2015 l’EFSA (European Food Safety Authority) aveva classificato il fenomeno come in valutazione di rischio fitosanitario, dal 2018 la Xylella fastidiosa è classificata ufficialmente come organismo nocivo.
Lotta biologica alla Xylella fastidiosa: lo Zelus Renardii ci salverà dagli insetti vettori?
In cerca di soluzioni per risolvere l’emergenza, si è valutata anche la lotta biologica, ossia l’introduzione mirata sul territorio di specie di insetti antagoniste a quelle che sono i più frequenti vettori della Xylella, “sputacchina” in testa. In questo senso, d’altronde, ci sono precedenti positivi, come l’introduzione del Torymus sinensis, un imenottero, usato contro il Drycosmus kuriphilus o vespa del castagno, di cui si nutre come parassita quando è allo stadio larvale. Contro i vettori della Xylella si era pensato di utilizzare lo Zelus Renardii e uno studio portato avanti dall’Università di Foggia se ne stava interessando. Lo Zelus è un insetto vorace e aggressivo proprio verso il Philaenus spumarius, principale veicolo di trasmissione della Xylella. Ma c’è un ma. Lo Zelus Renardii è una specie aliena, ossia senza antagonisti naturali in territorio europeo. È inoltre una specie invasiva, facile all’adattamento nei climi temperati e rapidissima nella riproduzione. Il rischio è che la medicina sia peggiore del male, andando a scardinare i delicati equilibri della biodiversità locale. Lo studio è iniziato nel biennio 2016-2017, ma non si trovano informazioni sugli esiti. Forse lo Zelus Renardii non sarà l’amico ideale degli ulivi pugliesi, ma la lotta biologica è una delle possibilità a cui si deve guardare.