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Soundscape ecology, l’ecologia dei suoni

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ecologia dei suoni

Biofonia. Geofonia. Antrofonia. Parole a noi sconosciute. Eppure non dovrebbero esserlo. Secondo l’ecologista Bryan Pijanowski e i suoi colleghi dell’Università di Purdue, esse e il significato che racchiudono ci circondano mattina, pomeriggio e sera: scopriamo la soundscape ecology.

I suoni della natura

Il “canto” serale delle rane; Il gorgoglio dei ruscelli, il dirompere delle onde e il fischio del vento. Aerei, treni e automobili.

La Biofonia è la musica creata dagli organismi viventi, quali rane e uccelli; la Geofonia è la composizione di suoni non-biologici, come per esempio quella creata dal vento, la pioggia e i tuoni; l’Antrofonia, invece, si riferisce a quei rumori creati prevalentemente da esseri umani. Insieme, queste tre realtà vanno a formare una ricca cacofonia — un mix di suoni prodotti dall’ambiente e dalla gente — un background spesso ignorato dalla maggior parte degli esseri umani.

Ecologia dei suoni

“Un’altra parola per descriverlo è ‘soundscape‘”, ribadisce Pijanowski, un “paesaggio sonoro”. Insieme ai suoi colleghi, Pijanowski inaugura la nascita di una soundscape ecology, un’ecologia dei suoni, la quale s’incentra nella “musica della natura” con l’obiettivo d’identificare, attraverso i suoni, le caratteristiche ambientali di un paesaggio. Ma non solo: secondo Pijanowski, questa peculiare branca dell’ecologia avrebbe la capacità di riconnettere le persone con la musica della loro terra.
Prendiamo ad esempio il canto prodotto dal ‘canarino in miniera’. “Un determinato suono può ricoprire il ruolo di primo e più importante indicatore di cambiamenti nei modelli climatici o negli agenti atmosferici, o di presenza d’inquinamento”, afferma Pijanowski.

I cori degli uccelli all’alba e al tramonto, per esempio, sono caratteristici di un determinato luogo. Se l’intensità o la melodia di questi cambia “c’è sicuramente qualcosa dietro.” Gli ecologisti hanno largamente ignorato i modi in cui il suono può aiutare a determinare ciò che accade all’interno di un determinato ecosistema. Almeno fino ad oggi. La National Science Fondation (NSF) ha recentemente stanziato un finanziamento per la creazione del progetto Dynamics of Coupled Natural and Human Systems (CNH), il quale, diretto da Pijanowski ed i suoi colleghi, entrerà a far parte della campagna per la Scienza, Ingegneria ed Educazione per la Sostenibilità (Science, Engineering and Education for Sustainability – SEES) promossa dal NSF.

Questo progetto ha l’obiettivo di fornire una migliore comprensione dei processi naturali e del comportamento umano (oltre a studiare il legame che esiste tra i due)  attraverso lo studio dei paesaggi sonori. Partecipano al CNH anche i professionisti dei vari dipartimenti che compongono il NSF, quali quelli di Scienze Biologiche (SBE), Geo-scienze (GEO), e Scienze sociali, Comportamentali ed Economiche (SBE). Secondo Tom Baerwald, direttore del programma CNH all’interno del dipartimento SBE, il “CNH evidenzia la necessità per gli scienziati provenienti da diversi settori […] di acquisire una consapevolezza sempre maggiore della maniera in cui gli esseri umani interagiscono con la natura che li circonda.

Obiettivi del progetto

I risultati che si otterranno da questo progetto aiuteranno i singoli individui ad affrontare in modo sempre più efficace i problemi legati all’ambiente”. Sarah Rith, direttore del programma CNH in GEO, aggiunge: “riunendo ricercatori provenienti da una vasta gamma di campi accademici, si andranno ad accumulare diverse intuizioni, le quali rifletteranno sul modo in cui noi, il nostro ambiente, e le risorse naturali alle quali facciamo affidamento agiscono come un solo sistema interconnesso”. Alan Tessier, direttore del programma CNH in BIO, ribadisce inoltre che il progetto CNH affronterà le difficili tematiche riguardanti la “gestione dei ‘servizi ecosistemici’ da parte di una società e dell’adattamento di questa ai cambiamenti climatici.” Nel lontano 1962, nel suo libro ‘primavera silenziosa’, la scrittrice Rachel Carson congiunse i suoni della natura con la qualità ambientale. “In sempre in più vaste aree degli Stati Uniti”, scrisse, “la primavera arriva senza farsi notare […]. Le mattine sono stranamente silenziose laddove una volta erano invece piene del canto degli uccelli.” Le osservazioni della Carson si sono rivelate giuste: quella che all’inizio era una semplice osservazione del suono – o della sua assenza – ha portato al divieto del DDT, l’insetticida responsabile della rovinosa caduta nel numero delle aquile di mare dalla testa bianca e di altri rapaci.

“Lo studio dei paesaggi sonori è quindi in grado di fornire informazioni preziose su paesaggi anche molto diversi,” affermano Pijanowski e due dei suoi più stretti collaboratori — Bernie Krause di Wild Sanctuary, Inc. (California), e Almo Farina dell’Università di Urbino (Italia). Nel corso degli anni, Pijanowski ha mappato i paesaggi sonori delle zone umide e dei campi agricoli di Tippecanoe County (Indiana); alcuni riportano il gorgoglio dei corsi d’acqua e il sibilo del vento Chaparral d’alta quota del Sequoia National Park (California); altri, il canto degli uccelli residenti nelle foreste d’Italia e in Costa Rica. L’ecosistema che circonda la Stazione Biologica La Selva in Costa Rica, ad esempio, è patria di più di 5.000 specie di piante, 500 specie di uccelli, tre dozzine di rane e anfibi e centinaia di specie di insetti. Tutti questi animali – tra cui le Poison Dart Frogs e le scimmie urlatrici – formano la Biofonia della Selva*.

“Anche la Geofonia è un forte componente: i venti che si muovono attraverso gli alberi, i fiumi impetuosi, e le intense piogge tropicali, riempiono gli ‘spazi acustici,'” dice Pijanowski. Questi “spazi acustici” sono altrettanto “rumorosi” nei boschi di faggio del Parco Nazionale dell’Appennino in Italia. In questa zona, Pijanowski e gli altri scienziati realizzano quotidianamente registrazioni di tre ore, dalle 6 alle 9 del mattino. I dati raccolti vengono poi utilizzati per costruire “soundtopes” – mappe acustiche tridimensionali del paesaggio — le quali mostrano i cambiamenti quotidiani stagionali che avvengono in questi boschi. “Inizialmente, si pensava che le mappe si sarebbero mostrate simili”, dice Pijanowski. “ma non era questo il caso.”  Le registrazioni come quelle fatte nel Parco Nazionale dell’Appennino saranno considerate un domani come “fossili acustici”, specifica Pijanowski, “che preserveranno l’unica prova degli ecosistemi attuali, i quali potrebbero svanire in futuro”.

I “soundscapes”, secondo lo scienziato rappresentano l’ecologia dei suoni, il patrimonio che noi possediamo di biodiversità acustica e biologica del nostro pianeta. “I suoni naturali rappresentano il legame uditivo con il nostro ambiente, un legame di cui abbiamo bisogno” ribadisce Pijanowski. Quasi 50 anni fa, Rachel Carson ha evidenziato la minaccia per la fauna selvatica – e per noi stessi – rappresentata dai pesticidi. Mezzo secolo più tardi, si è dimostrato “l’impatto negativo che la razza umana ha sugli ecosistemi del pianeta” guardando al “il silenzio non-intenzionale di organismi causato dalle sempre-più-crescenti attività umane”, dice Pijanowski. Attraverso “l’ecologia dei suoni“, egli spera di registrare e studiare la musica del nostro pianeta fino a che si è in tempo – fino a quando non si spegneranno il canto delle rane, l’infrangersi delle onde e il fischio del vento.

*Selva= in Spagnolo – giungla.

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