Home Focus Non solo Ilva: le acciaierie di Terni, tra lavoro e veleni

Non solo Ilva: le acciaierie di Terni, tra lavoro e veleni

2209
0
ingresso acciaierie di terni

Quella delle acciaierie di Terni è una storia molto italiana – si racconta pensando alle nostre facce, alle nostre cene dopo una giornata di lavoro, alle nostre contraddizioni – eppure potrebbe essere narrata in qualsiasi parte del mondo. Le acciaierie vengono fondate nel 1884, con il nome squisitamente ottocentesco di Società degli altiforni, fonderie e acciaierie di Terni; da allora danno lavoro e, in qualche maniera, segnano anche l’identità del territorio. I riflettori dei media sono puntati sulla tragedia dell’Ilva di Taranto, ma spesso anche Terni ne richiama l’attenzione, con toni più sfumati – “umbri”, verrebbe da dire a chi conosce e ama quella zona – ma ugualmente drammatici.

Terni: l’aria, l‘acqua, la terra e l’acciaio

Terni sorge in una conca, caratteristica geografica che non favorisce certo il ricambio d’aria. Così, quanto a record di Pm10 e ozono nell’aria, dopo le città della pianura padana, vengono Frosinone, Genova, Avellino e Terni. Quando non le accomuna la conformazione del territorio, ci pensa il tipo di industrie presenti a farlo. Non sono solo i ciclici rapporti di Legambiente, dal nome di Mal’aria, a sottolinearlo, ma anche i periodici report dell’ISPRA sulla qualità dell’aria. Qualche anno fa, metalli pesanti sono stati trovati anche nelle uova di gallina e a farne le spese sono stati, prima di tutto, gli innocenti pennuti, abbattuti in massa perché contaminati. Le falde acquifere mostrano livelli critici di tossicità accumulata negli anni – la cosiddetta contaminazione “storica” – e non distante da quella che oggi si chiama AST, ossia Acciaierie Speciali Terni, oggi parte della ThyssenKrupp S.p.A., sorge una collina che ha ben poco di naturale: si tratta, infatti, dell’ex discarica di Villa Valle. Di per sé, in una discarica ci si getta un po’ di tutto. Per motivi di rapidità e risparmio, spesso ci si getta troppo, specie se ci sono fabbriche nelle vicinanze. È ciò che è accaduto a Terni. Se esistono procedure sofisticate di sanificazione e bonifica dei terreni, ce ne sono altre che dovrebbero essere evitate. Come lo scavo. Eppure è successo anche questo.

L’ex discarica di Villa Valle a Terni e il necessario impegno di AST Thyssen

Una tratta della Terni-Rieti infatti passa sotto la collinetta tossica, formando una galleria che si chiama Tescino. Dieci anni fa, durante i lavori di costruzione, un operaio di nome Alessandro Ridolfi rimase gravemente contaminato da infiltrazioni d’acqua contenenti una percentuale molto elevata di cromo esavalente. La sua testimonianza si può ascoltare qui sotto e vale la pena di sentirla tutta, perché è un modello di equilibrio, dolore e saggezza che evidentemente ai piani alti latita sempre.

Galleria dei veleni: «Io contaminato vi racconto il mio calvario»

La galleria Tescino è stata ulteriormente impermeabilizzata, ma i veleni – il già citato cromo, ma anche il manganese – rimangono. Il comune di Terni ha pubblicato uno studio che riporta in dettaglio le contaminazioni nelle località di Valle e di Papignano. Oggi AST/Thyssen corre ai ripari con più piani di riciclo, recupero, monitoraggio ambientale e compensazione dell’inevitabile impatto con strategie di arricchimento del verde. Il recupero dell’ex discarica di Villa Valle è tra i suoi progetti. Terminata la messa in sicurezza dell’area attraverso tecniche di capping – ossia la posa di uno strato che isola i rifiuti dall’ambiente esterno – e strutturato un sistema di monitoraggio delle falde acquifere limitrofe, inizierà la riqualificazione della collina, con rimboschimento, allestimento di area mountain bike e area artisti. Questa pratica, che potrebbe lasciare perplessi, è molto diffusa nel nord Europa.

Tra lavoro e tutela ambientale, il futuro di Terni

“A Terni l’acciaieria dà tanto lavoro. Se le cose son fatte a regola d’arte e alla luce del sole, non c’è nessun problema. Purtroppo sono convinto che quando avvengono certi incidenti, qualcheduno non ha fatto quel che doveva fare” dice il Ridolfi nell’intervista del 2014. Parole, ripetiamo, sagge e tutt’oggi valide. I ternani hanno più volte lottato per tenere in vita le loro acciaierie. Ogni volta che è cambiato il padrone o le esigenze produttive, il taglio dei posti di lavoro è stato una ferita profonda al territorio. Perché il lavoro è vita. Oggi, però, l’imperativo è che sia vita sana. Impossibile che sia davvero “ecologica”, ma si può e si deve mirare al massimo contenimento dell’impatto ambientale. La ricerca scientifica e la tecnologia che ne è frutto sono valori amici del lavoro stesso e dell’ambiente.

LASCIA UN COMMENTO

Lascia un commento!
Inserisci qui il tuo nome