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Lo Yoga contro il cambiamento climatico

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Yoga contro il cambiamento climatico

Lo Yoga potrebbe essere una risposta al cambiamento climatico: questo è quanto sostiene il primo ministro indiano. L’India è il secondo Paese più popoloso al mondo, il quarto più grande emettitore di gas serra dopo la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione europea. La sua rapidissima crescita economica potrebbe avere un impatto devastante sul clima mondiale, soprattutto in mancanza di strategie a lungo termine.

Il rispetto per la natura, parte integrante della spiritualità

Il suo nuovo primo ministro indiano, Narendra Modi, ha però recentemente rivelato, in un suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che l’India sta pensando ad un piano mirato e piuttosto sorprendente, per la lotta al cambiamento climatico partendo anche dallo yoga. Ecco quanto ha detto: “Siamo perfettamente in grado di raggiungere un ottimo livello di sviluppo, di prosperità e benessere senza necessariamente imbarcarci nel consumo sconsiderato. Naturalmente ciò non significa che la nostra economia ne soffrirà, ma piuttosto che assumerà un carattere diverso”. “Il rispetto per la natura in India è parte integrante della nostra spiritualità. La natura per noi è sacra…”.

Lo yoga parte integrante della sostenibilità

Modi ha però affrontato un argomento piuttosto inconsueto per l’economia. Lo yoga come parte integrante della sostenibilità: “lo yoga è un dono inestimabile della nostra antica tradizione. Esso incarna l’unità di mente e corpo; pensiero e azione; moderazione e appagamento; armonia tra uomo e natura; un approccio olistico alla salute e al benessere. Lo yoga può farci scoprire il senso di unità con noi stessi, con il mondo e con la natura. Cambiando il nostro stile di vita e la creazione di una coscienza, esso può aiutarci ad affrontare il cambiamento climatico. Stiamo lavorando per istituire una Giornata Internazionale di Yoga“.

Se anche voi siete alla ricerca di unità di mente e corpo o se siete soltanto preoccupati di come le emissioni di gas a effetto serra provenienti da attività industriali stanno surriscaldando il pianeta, il primo ministro Modi può darvi dei consigli.

Nessuna apertura ad un possibile accordo sul taglio alle emissioni 

Purtroppo però, il resto dei suoi commenti sul cambiamento climatico sono stati molto meno incoraggianti: Modi ha sottolineato che i suoi cittadini hanno prima di tutto bisogni materiali che non possono essere ignorati. Praticamente la stessa dichiarazione che hanno rilasciato gli altri capi di Stati in via di sviluppo. Egli ha posto la riduzione della povertà al primo posto tra gli obiettivi di sviluppo possibili, come ad esempio la sostenibilità, senza riconoscere che il cambiamento climatico aggraverebbe comunque la povertà.
Gli 1,3 miliardi di nuovi consumatori di elettricità, quattrocento milioni dei quali in India, potrebbero diventare molto pericolosi per le emissioni se tutti dovessero attingere da fonti sporche. Modi si è guardato bene dal proporre un limite alle emissioni dell’India. Quando al suo ministro dell’ambiente è stato chiesto un taglio alle emissioni, il ministro ha risposto: ” Quali tagli?”

Necessario un cambiamento degli stili di vita

D’altronde Gli Stati Uniti e l’Europa non avevano quest’obbligo quando erano sulla strada dell’industrializzazione, in più le emissioni dei soli Stati Uniti sono nove volte maggiori di quelle dell’India e sono tuttora ancorate a fonti energetiche non rinnovabili. Non possiamo, altresì, dimenticare che la crescita esponenziale delle emissioni si tradurrebbe in un peggioramento del cambiamento climatico mondiale e nell’innalzamento del livello dei mari…anche per l’India, la quale, a sua volta, sperimenterà disastri con conseguenti perdite di colture, danni materiali, migrazioni e morte.

Modi ha detto solo poche parole in merito all’ apertura verso un possibile accordo – “Abbiamo certamente bisogno di cambiare il nostro stile di vita” – e sta comunque cercando di dare una grande spinta all’uso delle energie rinnovabili nel suo paese, prima tra tutte quella solare.
Non ci resta che sperare nella sua cooperazione ai negoziati delle Nazioni Unite a Parigi il prossimo anno, un incontro essenziale per raggiungere un accordo climatico.

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