La Fashion Revolution Week è iniziata il 23 aprile e si concluderà questa domenica 29 aprile 2018. Siamo abituati a sentir parlare della settimana della moda, ma di Fashion Revolution Week se ne parla poco e se ne sa forse anche meno.
Perché Fashion Revolution Week?
La Fashion Revolution Week è nata in Gran Bretagna per ricordare quel triste giorno del 2013 in cui crollò l’edificio Rana Plaza di Bangladesh dove lavoravano milioni di persone causando 1.138 morti e 2.500 feriti. Tutti lavoratori di cinque fabbriche di abbigliamento.
Il crollo del Rana Plaza è stato il quarto tra i più grandi disastri industriali della storia. Un evento che ha fatto tanto riflettere. Chi produce i nostri vestiti? In quali condizioni lavora? Che salario riceve?
Nella frenesia delle nostre vite siamo abituati a comprare vestiti sempre più spesso e, visto il rapido variare delle mode, siamo disposti a pagare sempre meno. La realtà è che la maggior parte delle persone che producono i nostri vestiti vivono in povertà, lavorano in condizioni poco sicure e poco salutari e spesso sono soggette ad abusi verbali e fisici.
Un tipo di moda quindi che sta danneggiando gravemente la salute di molte persone e anche dell’ambiente, per questo è necessario rivoluzionare questo sistema.
I punti cardine di una moda etica e sostenibile
Promuovere consapevolezza e informazione circa le responsabilità di ognuno di noi nei confronti del mondo della moda è la priorità della Fashion Revolution Week. Siamo noi a compiere le scelte d’acquisto e quindi sta a noi interrogare le aziende riguardo la provenienza degli abiti che decidiamo di indossare e soprattutto la qualità del lavoro delle persone che li hanno prodotti.
Una moda etica e sostenibile è una moda che si poggia su tre punti cardine:
- rispetto dei diritti umani
- tutela delle risorse ambientali
- filiera produttiva controllata e trasparente
Il consumatore con le sue scelte può influenzare tutto questo. Può chiedere ai produttori di tutelare i lavoratori dando loro la possibilità di lavorare in un posto sicuro, di dar loro un salario giusto. Allo stesso tempo la produzione deve avvenire nel rispetto della Terra, non deve esserci uno sfruttamento delle risorse né un inquinamento di esse.
Le aziende di moda devono operare un controllo costante e approfondito su tutti i passaggi della filiera produttiva, dal primo all’ultimo.
I dati della Fashion Revolution Week del 2017
I dati del 2017 forniti da fashionrevolution.org sono estremamente positivi: lo scorso anno i partecipanti al movimento sono aumentati vertiginosamente. Due milioni di persone da ogni parte del mondo hanno preso parte alla Fashion Revolution Week 2017.
Anche dal punto di vista dei media i risultati sono estremamente positivi e in crescita: l’aumento dei post con l’utilizzo dell’hashtag #whomademyclothes è stato pari al 250% rispetto al 2016. Milioni di influecer e volti noti hanno partecipato alla sponsorizzazione del movimento. Tutti dati che dimostrano quanto la consapevolezza rispetto a questi temi stia crescendo e quanto sia importante continuare in questa direzione.
Inoltre, in risposta al movimento c’è stata una crescita del 50% degli utenti che hanno risposto con l’hashtag #imadeyourclothes su Instagram. Questo ha permesso di aumentare la visibilità di tutte quelle aziende e quei produttori che seguono e credono in una certa etica del lavoro e di produzione.
Perché una rivoluzione della moda?
In società sempre più sviluppate e alla ricerca di progresso e innovazione è fondamentale puntare il dito contro tutte quelle realtà che distruggono il Pianeta e l’uomo stesso, sfruttandolo e danneggiandolo.
Abbiamo lottato per anni per conquistare numerosi diritti, tra i quali quello alla salute e al lavoro, ma non tutti abbiamo la fortuna di poterne realmente godere.
Le nostre azioni e le nostre scelte influenzano il mercato, siamo noi gli artefici del cambiamento e con il nostro approccio al consumo possiamo rivoluzionare il sistema vigente. Chiediamoci da dove arriva quello che compriamo e chi lo ha prodotto, in quale condizioni e a che prezzo.
Ricordiamoci che il prezzo di ciò che acquistiamo è dato da una serie di fattori: costo della materia prima e della lavorazione, energia utilizzata, lavoro richiesto, ecc.
Quando compriamo una maglietta non stiamo pagando solo un oggetto, ma anche tutto quello che c’è dietro, dalle risorse del Pianeta alle vite umane.
[…] verso ciò che ho sempre aspirato di raggiungere, di oltrepassare i limiti e gli stereotipi della moda sostenibile, provando che È POSSIBILE CREARE ED ESEGUIRE ABITI BELLI E LUSSUOSI NON FACENDO DEL MALE […]