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Cina e India responsabili dell’aumento del verde planetario

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Sorprese dal cielo. India e Cina, paesi spesso criticati per la scarsa attenzione all’ambiente, stanno rinverdendo. Perché allo sviluppo incontrollato fa da contraltare un’accresciuta coscienza ecologica, che si traduce in azioni positive, il cui impatto è oggetto di studi da parte dell’Università di Boston e della NASA.

La Cina e l’India fanno la Terra più verde

Questa tendenza fu individuata già a metà degli anni Novanta, grazie agli studi di Ranga Myneni e dei sui colleghi dell’Università di Boston. Ma per capire a cosa fosse dovuto questo imprevisto aumento delle aree verdi sono serviti due decenni di studi, resi possibili dalla NASA e da due satelliti speciali, detti Modis. Acronimo di Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer, i satelliti Modis raccolgono dati ad altissima risoluzione: le informazioni tratte analizzano la realtà della vegetazione terrestre, con una precisione fino a 500 metri.

Rimboschimento e coltivazioni: la nuova coscienza ecologica in Cina e in India

I risultati della ricerca sono apparsi a febbraio 2019 sulla rivista Nature Sustainability. Il 42% di questa “primavera planetaria” è dovuto a programmi di conservazione e riforestazione in Cina, mentre per l’India si tratta di rimboschimento massiccio ma anche di coltivazioni intensive a uso alimentare. Chiaramente, la permanenza dei risultati dipenderà da tanti fattori: l’erosione del suolo e le necessità di acqua possono mettere a rischio il suo primato verde. Certo è che l’interesse dello studio risiede anche nella misurazione scientifica del peso che le azioni umane “positive” possono avere sui cambiamenti climatici. I calcoli della scienza servono per aiutare le nazioni a prendere le decisioni migliori al momento opportuno.

I lati oscuri del “rinverdimento”. È davvero una buona notizia?
Nì. Rama Nemani, ricercatore presso l’Ames Research Center della NASA, spiega che, quando le persone si rendono concretamente conto dell’esistenza di un problema, tendono a risolverlo. Negli anni ’70 e ’80 la perdita di vegetazione in Cina e in India era drammatica, gli anni ’90 sono stati quelli della consapevolezza e oggi la situazione inizia a migliorare. «Gli esseri umani sono incredibilmente resilienti: questo è ciò che vediamo dal satellite» dice. Se la consapevolezza è il primo passo verso la salvezza, non si può dire che il rinverdimento lo sia a prescindere, specie perché coinvolge anche il permafrost siberiano. Quel particolare habitat, infatti, sta cambiando rapidamente per l’aumento delle temperature e la sua splendida fioritura nasconde delle serie criticità. Bolle di gas e colonie di batteri imprigionati nel ghiaccio che imbibe il terreno fin nelle sue profondità, possono costituire un pericolo. Inoltre, se per milioni di anni i ghiacci hanno cambiato la loro distribuzione, la lunghezza dei processi naturali ha permesso a flora e fauna di percorrere tre strade evolutive: adattamento, migrazione o evoluzione. Ora che i cambiamenti avvengono nell’arco di decenni, questo non è possibile. Non c’è tempo per evolversi, la migrazione non è esente da problemi. Resta l’estinzione. È un discorso delicato, perché della fauna facciamo parte anche noi.

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